Nient’altro che bambini
Bambini, nient’altro che bambini. Armati di lame, ferocia e incoscienza ma disarmati di tutto il resto, delle essenze stesse dell’essere, appunto, bambini.
All’indomani del tremendo omicidio del povero Christopher Thomas Luciani, ci siamo svegliati tutti come genitori (o potenziali tali) modello, nell’avvilente e costante liturgia dell’estraneità ai fatti che accadono in altri mondi, mica nei nostri; eventi che macerano nelle tinozze stracolme di contesti familiari estranei, differenti, lontani, ma la realtà è che da quelle tinozze ci abbeveriamo quotidianamente e poi le rabbocchiamo tenendole sempre allo stesso livello.
Una società iperconnessa non ha nessun diritto di sentirsi assolta dai fatti che coinvolgono quegli attori che senza scuse dovremmo proteggere e curare. Abbiamo smesso di proteggere e curare i minori, sostituendo l’attenzione per l’emotività col paternalismo e l’offerta di opportunità con l’elogio della sofferenza sociale come patente per l’autonomia e il merito.
Il mondo adulto è un distributore automatico di stereotipi anticipati sempre dall’incipit “Ai miei tempi…”: una maledetta fallacia utile solo alla rimozione delle proprie private sciagure, ingiustizie vissute ed indifferenza subita.
Siamo tutti di fronte ad uno specchio in cui invece di guardare noi stessi ci concentriamo sullo spazio intorno, alla ricerca di dettagli a cui addossare la colpa del fatto che non ci piacciamo poi così tanto.
Indaghiamo l’altro con perverso voyerismo cercandone il buio e riempendo l’altrui vuoto con le nostre euristiche, frutto di esperienze imperfette, come per tutti, ma che portiamo come amari esempi dell’ineluttabile invece di analizzarne le meschinità che le hanno prodotte e che potevano essere evitate.
Se non accettiamo il fatto di non aver visto curare i nostri sentimenti, le nostre debolezze e paure e non ci prodighiamo perché questo non avvenga anche ai nostri figli, allora anche noi adulti siamo nient’altro che bambini. Disarmati. Armati.