“Promuovere l’agricoltura tradizionale, quella industriale crea esclusione”
«La crisi alimentare mondiale – conclude Aloysius John, segretario generale di Caritas internationalis - ha bisogno di essere affrontata in modo diverso, superando il presupposto secondo il quale la scienza e la tecnologia possono offrire soluzioni ad ogni problema e adottando scelte politiche, stili di vita e spiritualità che sfidino il paradigma tecnocratico predominante!"

Ieri è intervenuta anche Caritas internationalis al pre-vertice sui sistemi alimentari delle Nazioni Unite in corso a Roma. Un’occasione nella quale l’organismo pastorale ha esortato i decisori politici a «includere i diritti dei poveri in tutte le discussioni e ad assicurare una significativa partecipazione dei produttori e dei consumatori locali, in particolare delle donne, nella definizione e nell’attuazione delle politiche a livello locale».
Ciò premesso, Caritas internationalis ha subito rivolo un monito alle autorità presenti: «La sicurezza alimentare – afferma – non potrà essere garantita e i sistemi alimentari non potranno essere trasformati, unicamente promuovendo l’agricoltura industriale, che a lungo andare contribuirà soltanto a creare un maggior numero di persone escluse dalla catena di distribuzione. Inoltre, ciò genererà anche maggiori ingiustizie nell’accesso al cibo».
Per la Caritas sia questo pre-vertice che il vertice sui sistemi alimentari, che si terrà a settembre a New York, «non devono rappresentare delle occasioni mancate per assicurare una trasformazione duratura dei sistemi alimentari, che è tanto più necessaria ora che la pandemia di Covid-19 ha accelerato e aggravato le preesistenti disuguaglianze nell’accesso al cibo».
Sulla base della sua esperienza con le comunità più povere, Caritas ha poi chiesto che vengano promosse «l’agricoltura tradizionale comunitaria, l’agroecologia, la revisione delle catene di approvvigionamento a favore di mercati locali e si favorisca un consumo alimentare responsabile. Vi è un urgente bisogno di promuovere un’agricoltura e una produzione alimentare che incrementino i metodi ecologici e sostenibili e di incoraggiare le attività agricole rurali attraverso degli incentivi per i contadini».

E nell’ambito dell’agricoltura tradizionale, l’organismo pastorale ha chiesto anche il riconoscimento del ruolo primario rivestito dalle donne: «Fanno parte del settore agricolo – sottolinea Aloysius John, segretario generale di Caritas internationalis – e sono responsabili del 60-80% della produzione alimentare nei Paesi in via di sviluppo. Tuttavia sono anche coloro che incontrano maggiori difficoltà e sfide a causa della mancanza di accesso ai diritti sulla terra, al credito, alle risorse di produzione e al capitale di avviamento».
Inoltre, coerentemente con gli insegnamenti della Laudato si’, le organizzazioni Caritas hanno messo in discussione le soluzioni tecnocratiche a problemi come il cambiamento climatico, il degrado ambientale e lo spreco alimentare: «La crisi alimentare mondiale – conclude John – ha bisogno di essere affrontata in modo diverso, superando il presupposto secondo il quale la scienza e la tecnologia possono offrire soluzioni ad ogni problema e adottando scelte politiche, stili di vita e spiritualità che sfidino il paradigma tecnocratico predominante».