Pax Christi: “L’Italia smetta di vendere armi a regimi e Paesi in guerra”
"Nel 2016 - denuncia don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi - le esportazioni italiane di armamenti hanno registrato un fatturato di 14,6 miliardi di euro, con un aumento dell’85,7% rispetto ai 7,9 miliardi del 2015"

«Dobbiamo rompere il muro di indifferenza e chiedere che l’Italia smetta di vendere armi a regimi e Paesi in guerra; che il nostro Paese aderisca, anche se in ritardo, al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari, firmato il 7 luglio all’Onu da 122 Stati».
È quanto scrive don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi Italia, in un editoriale pubblicato sull’ultimo numero di Famiglia Cristiana a 100 anni dalla lettera di Papa Benedetto XV, nella quale definiva la Prima Guerra mondiale una “inutile strage”: «Questa definizione di guerra – osserva don Sacco – non ha preso piede nel mondo ecclesiale e tanto meno in quello politico. La guerra ci scandalizza sempre meno. Anzi, spesso viene definita “umanitaria”, “operazione di pace”, a volte la si definisce ancora “giusta”».
Il coordinatore nazionale di Pax Chirsti Italia, ha poi ricordato come l’Italia prevede una spesa militare per il 2017 di circa 23 miliardi di euro, 64 milioni al giorno, più di 40 mila al minuto: «Pochi giorni fa – aggiunge – sono iniziati i lavori per la nuova portaelicotteri di Trieste, che sarà pronta nel 2022 con la modica spesa di 1 miliardo e 100 milioni di euro».
Riguardo alle esportazioni di armi, don Sacco rileva come rispetto ad alcuni anni fa la situazione sia peggiorata: «Nel 2016 – riporta il presbitero – le esportazioni italiane di armamenti hanno registrato un fatturato di 14,6 miliardi di euro, con un aumento dell’85,7% rispetto ai 7,9 miliardi del 2015».
Da qui l’appello finale: «Basta vendere armi! – conclude don Sacco –. È la richiesta di amici dall’Iraq e da tutto il Medio Oriente. Ce lo chiede anche Papa Francesco, che rischia su questi temi di essere sempre più isolato».