“Come Charles de Foucauld guardiamo gli uomini con gli occhi di Gesù”
"E' chiesto anche a noi - conclude monsignor Valentinetti -. Avere questo coraggio di uno sguardo che non è solo umano, uno sguardo che non si lascia imbrigliare dalla mille contraddizioni, uno sguardo che riesce ad andare al di là perché è lo sguardo di Dio. È questa la logica del dare la vita senza riserve, di essere anche noi un chicco di grano che cade per terra. Quel frutto che solo il Signore sa, che solo il Signore può dare, quel frutto che non appartiene alle nostre previsioni e ai nostri progetti"
Giovedì è stato celebrato anche a Pescara, con la Santa messa presieduta dall’arcivescovo monsignor Tommaso Valentinetti presso il Santuario della Divina Misericordia di Pescara, il centenario della morte di Fratel Charles de Foucauld, avvenuta il primo dicembre 2016 ad opera di una banda di Tuareg alla porte dell’eremo in cui viveva.
Il religioso francese, infatti, all’inizio del secolo scorso fu tra i primi a costruire un ponte di conoscenza e dialogo con i musulmani, trasferendosi a vivere nel deserto al confine tra Algeria e Marocco.
Un’eredità, quella del religioso proclamato beato da Papa Benedetto XVI, raccolta da decine di fraternità a lui ispirate presenti in Italia – i Piccoli fratelli di Gesù, i Piccoli fratelli del Vangelo, le Piccole sorelle, la fraternità secolare (persone che non fanno voti religiosi, ma vivono nel tempo e nella storia ispirandosi alla spiritualità di Fratel Charles) e la Fraternità sacerdotale (sacerdoti come gli altri che ispirano la loro vita, l’esperienza di fede e quella pastorale alla vita di Charles de Foucauld) – e anche a Pescara.
Lo stesso monsignor Valentinetti aderisce alla Fraternità: «Vi ho fatto parte – racconta il presule – fin dall’inizio del mio sacerdozio e ne faccio parte tutt’ora, perché esiste una piccola fraternità di vescovi che si ispirano alla vita, all’esempio, alla spiritualità e all’approccio pastorale di questo fratello».
Ma quali sono i tratti che contraddistinguono l’azione pastorale dei fratelli di Charles de Foucauld?: «Si tratta – spiega monsignor Valentinetti – di mezzi semplici ispirati alla Parola di Dio, alla quotidianità della vita per restare dentro la storia e dentro le vicende di questo mondo. Far sì che nulla ci sia estraneo e che tutto ci appartenga, perché tutto quanto ci è dato affinché noi possiamo contemplare il Signore dentro la storia, dentro la vita degli uomini. Insomma, perché possiamo guardare gli uomini con gli occhi di Gesù».
All’interno di questo cammino, tra l’altro, riveste particolare importanza l’adorazione eucaristica: «In quanto – sottolinea l’arcivescovo di Pescara-Penne – solo l’adorazione di Gesù Eucaristia ci dà gli occhi per guardare come lui solo sapeva guardare».
E a tal proposito, c’è un’altra realtà importante della vita del Beato Charles de Foucauld: «Quella ricorda – l’arcivescovo Valentinetti – di saper guardare con gli occhi di Gesù il mondo dell’Islam. Lui va a vivere nel deserto, perché aveva dato la sua vita per il mondo dell’Islam, per il mondo dei musulmani. Lui all’epoca era andato da loro, mentre oggi i musulmani sono venuti da noi dentro tantissime contraddizioni, dentro tantissime situazioni difficili che anche Charles de Foucauld sperimentò».
Ma egli rispose a questo con una preghiera “Voglio dare la vita ad immolazione per i miei fratelli dell’Islam e per il mondo intero. Guardare i fratelli dell’Islam con gli occhi di Gesù, guardarli come se arrivato il momento del Regno dei cieli, quando saranno riunite tutte le genti, Dio guarderà questi fratelli con quale sguardo…”: «Ecco – conclude il presule – lui dette la vita per questo e, forse, ciò è chiesto anche a noi. Avere questo coraggio di uno sguardo che non è solo umano, uno sguardo che non si lascia imbrigliare dalla mille contraddizioni, uno sguardo che riesce ad andare al di là perché è lo sguardo di Dio. È questa la logica del dare la vita senza riserve, di essere anche noi un chicco di grano che cade per terra. Quel frutto che solo il Signore sa, che solo il Signore può dare, quel frutto che non appartiene alle nostre previsioni e ai nostri progetti».