“Accoglienza, sobrietà e pazienza alfabeto di vescovi, sacerdoti e diaconi”
"Il servizio pastorale di vescovi, presbiteri e diacono non è possibile senza questa predisposizione bella e genuina a incontrare, a conoscere, a dialogare, ad apprezzare e a relazionarsi con i fratelli in modo rispettoso e sincero"
«Il Signore continua a pascere il suo gregge attraverso il ministero dei vescovi, coadiuvati dai presbiteri e dai diaconi. È in loro che Gesù si rende presente, nella potenza del suo Spirito, e continua a servire la Chiesa, alimentando in essa la fede, la speranza e la testimonianza della carità». Con questa riflessione, stamani, Papa Francesco ha aperto l’udienza generale del mercoledì davanti ad una piazza San Pietro, come sempre, gremita di fedeli: «Questi ministeri – spiega il Papa – costituiscono, quindi, un dono grande del Signore per ogni comunità cristiana e per la Chiesa intera, in quanto sono un segno vivo della sua presenza e del suo amore. Ma cosa viene richiesto a questi ministri della Chiesa, perché possano vivere in modo autentico e fecondo il proprio servizio?».
La risposta è stata che vescovi, presbiteri e diaconi anzitutto abbiano delle prerogative le quali devono essere riconosciute nel momento in cui vengono investiti di questi ministeri: «Insieme alle doti inerenti la fede e la vita spirituale – sottolinea il Santo Padre, citando lettere pastorali di Paolo a Timoteo e Tito -, vengano elencate alcune qualità squisitamente umane: l’accoglienza, la sobrietà, la pazienza, la mitezza, l’affidabilità, la bontà di cuore. È questo l’alfabeto, la grammatica di base di ogni ministero! Il servizio pastorale di vescovi, presbiteri e diaconi non è possibile senza questa predisposizione bella e genuina ad incontrare, a conoscere, a dialogare, ad apprezzare ed a relazionarsi con i fratelli in modo rispettoso e sincero».
Ma c’è un secondo atteggiamento di fondo che Paolo raccomanda ai suoi discepoli e, di conseguenza, a tutti coloro che vengono investiti del ministero pastorale: «Tale atteggiamento – aggiunge il Pontefice – consiste nel tenere sempre viva la consapevolezza che non si è vescovi, sacerdoti o diaconi perché si è più intelligenti, più bravi e migliori degli altri, ma solo in forza di un dono, un dono d’amore elargito da Dio, nella potenza del suo Spirito, per il bene del suo popolo. Questa consapevolezza è davvero importante e costituisce una grazia da chiedere ogni giorno!».
Secondo Papa Francesco, dunque, un Pastore cosciente che il proprio ministero scaturisce unicamente dalla misericordia e dal cuore di Dio, non potrà mai assumere un atteggiamento autoritario, come se tutti fossero ai suoi piedi e la comunità fosse la sua proprietà, il suo regno personale: «La consapevolezza – riflette Bergoglio – che tutto è dono, tutto è grazia, aiuta un Pastore anche a non cadere nella tentazione di porsi al centro dell’attenzione e di confidare soltanto in se stesso. Guai se un vescovo, un sacerdote o un diacono pensassero di sapere tutto, di avere sempre la risposta giusta per ogni cosa, e di non avere bisogno di nessuno. Al contrario, la coscienza di essere lui per primo oggetto della misericordia e della compassione di Dio deve portare un ministro della Chiesa ad essere sempre umile e comprensivo nei confronti degli altri».
Ed oltre a questa esortazione all’umiltà e semplicità di tratti, il Papa ha poi rivolto loro un invito ad essere attenti anzitutto ai propri confratelli, con queste parole: «Pur nella consapevolezza – puntualizza il Santo Padre – di essere chiamato a custodire con coraggio il deposito della fede, egli si metterà in ascolto della gente. È cosciente, infatti, di avere sempre qualcosa da imparare anche da coloro che possono essere ancora lontani dalla fede e dalla Chiesa. Con i propri confratelli, poi, tutto questo deve portare ad assumere un atteggiamento nuovo, improntato alla condivisione, alla corresponsabilità e alla comunione».
Infine, concludendo la catechesi dell’udienza generale, e prima dei saluti nelle diverse lingue, il Papa ha invitato i fedeli ad essere sempre grati al Signore, perché nella persona e nel ministero dei vescovi, dei sacerdoti e dei diaconi continua a guidare e a formare la sua Chiesa, facendola crescere lungo la via della santità: «Allo stesso tempo – conclude -, dobbiamo continuare a pregare, perché i Pastori delle nostre comunità possano essere immagine viva della comunione e dell’amore di Dio».