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Papa Francesco: “Una Chiesa casa per tutti alla base della sua missione”

"Papa Francesco - ricorda il cardinale Re - soleva concludere i suoi discorsi e i suoi incontri personali dicendo “Non dimenticatevi di pregare per me”. Ora, caro Papa Francesco, chiediamo a te di pregare per noi e ti chiediamo che dal cielo tu benedica la Chiesa, benedica Roma, benedica il mondo intero, come domenica scorsa hai fatto dal balcone di questa basilica in un ultimo abbraccio con tutto il popolo di Dio, ma idealmente anche con l’umanità che cerca la verità con cuore sincero e tiene alta la fiaccola della speranza"

Lo ha affermato stamani il cardinale Giovanni Battista Re, pronunciando l’omelia delle esequie di Papa Francesco in piazza San Pietro

Piazza San Pietro e via della Conciliazione a Roma gremite da 250 mila persone grate e commosse e il feretro di Papa Francesco portato in processione – sulle strade di Roma – fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore, dov’è stato tumulato, tra due ali di folla che hanno tributato un lungo addio al Papa che li ha benedetti fino all’ultima goccia di energia che aveva in corpo. Sono queste le fotografie più belle e struggenti, che rimarranno impresse della messa esequiale presieduta stamani – sul sagrato della basilica di San Pietro, dove oltre ai porporati sedevano 170 delegazioni di Paesi esteri – dal cardinale decano del Collegio cardinalizio Giovanni Battista Re.

Piazza San Pietro gremita ai funerali di Papa Francesco – Foto Afp/Sir

Quest’ultimo, nell’omelia, ha tratteggiato la figura umana e pastorale del Santo Padre tornato alla casa del Padre lunedì 21 aprile, ripercorrendo il suo Pontificato nei suoi momenti più significativi che hanno lasciato il segno tra i credenti e non solo: «Il plebiscito di manifestazioni di affetto e di partecipazione – premette il porporato -, che abbiamo visto in questi giorni dopo il suo passaggio da questa terra all’eternità, ci dice quanto l’intenso pontificato di Papa Francesco abbia toccato le menti e i cuori. La sua ultima immagine, che rimarrà nei nostri occhi e nel nostro cuore, è quella di domenica scorsa, solennità di Pasqua, quando Papa Francesco, nonostante i gravi problemi di salute, ha voluto impartirci la benedizione dal balcone della Basilica di San Pietro e poi è sceso in questa piazza, per salutare dalla papamobile scoperta tutta la grande folla convenuta per la Messa di Pasqua. Con la nostra preghiera vogliamo ora affidare l’anima dell’amato Pontefice a Dio, perché gli conceda l’eterna felicità nell’orizzonte luminoso e glorioso del suo immenso amore. Nonostante la sua finale fragilità e sofferenza, Papa Francesco ha scelto di percorrere questa via di donazione fino all’ultimo giorno della sua vita terrena. Ha seguito le orme del suo Signore, il buon Pastore, che ha amato le sue pecore fino a dare per loro la sua stessa vita. E lo ha fatto con forza e serenità, vicino al suo gregge, la Chiesa di Dio, memore della frase di Gesù citata dall’Apostolo Paolo: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”».

Quindi il cardinale Re ha “riavvolto il nastro” tornando a 12 anni fa: «Quando il cardinale Bergoglio, il 13 marzo 2013, fu eletto dal conclave a succedere a Papa Benedetto XVI – ricorda il decano del Collegio cardinalizio, che in quella occasione aveva preso parte al Conclave -, aveva alle spalle gli anni di vita religiosa nella Compagnia di Gesù e soprattutto era arricchito dall’esperienza di 21 anni di ministero pastorale nell’arcidiocesi di Buenos Aires, prima come ausiliare, poi come coadiutore e in seguito, soprattutto, come arcivescovo. La decisione di prendere il nome Francesco apparve subito come la scelta di un programma e di uno stile su cui egli voleva impostare il suo pontificato, cercando di ispirarsi allo spirito di San Francesco d’Assisi. Bergoglio conservò sempre il suo temperamento e la sua forma di guida pastorale, e diede subito l’impronta della sua forte personalità nel governo della Chiesa, instaurando un contatto diretto con le singole persone e con le popolazioni, desideroso di essere vicino a tutti, con spiccata attenzione alle persone in difficoltà, spendendosi senza misura, in particolare per gli ultimi della terra, gli emarginati».

Il cardinale Re presiede la liturgia solenne – Foto: Afp/Sir

E tutto questo lo ha fatto con un linguaggio semplice, concreto e diretto: «È stato un Papa in mezzo alla gente con cuore aperto verso tutti – sintetizza il cardinale Re -. È stato un Papa attento al nuovo che emergeva nella società e a quanto lo Spirito Santo suscitava nella Chiesa. Con il vocabolario che gli era caratteristico e col suo linguaggio ricco di immagini e di metafore, ha sempre cercato di illuminare con la sapienza del Vangelo i problemi del nostro tempo, offrendo una risposta alla luce della fede e incoraggiando a vivere da cristiani le sfide e le contraddizioni di questi nostri anni di cambiamenti, che amava qualificare “cambiamento di epoca”. Aveva grande spontaneità e una maniera informale di rivolgersi a tutti, anche alle persone lontane dalla Chiesa».

Con questo spirito, Papa Francesco si è fatto carico dei drammi, piccoli e grandi, dell’umanità: «Ricco di calore umano e profondamente sensibile ai drammi odierni – riconosce il Decano dei cardinali -, il Papa ha realmente condiviso le ansie, le sofferenze e le speranze del nostro tempo, e si è donato nel confortare e incoraggiare con un messaggio capace di raggiungere il cuore delle persone in modo diretto e immediato. Il suo carisma dell’accoglienza e dell’ascolto, unito a un modo di comportarsi proprio della sensibilità del giorno d’oggi, ha toccato i cuori, cercando di risvegliare le energie morali e spirituali. Il primato dell’evangelizzazione è stato la guida del suo pontificato diffondendo, con una chiara impronta missionaria, la gioia del Vangelo, che è stata il titolo della sua prima esortazione apostolica “Evangelii gaudium”. Una gioia che colma di fiducia e speranza il cuore di tutti coloro che si affidano a Dio».

D’altra parte, la sua azione pastorale è stata mossa da un unico e importante presupposto: «Filo conduttore della sua missione – sottolinea il cardinale Giovanni Battista Re – è stata la convinzione che la Chiesa è una casa per tutti; una casa dalle porte sempre aperte. Ha più volte fatto ricorso all’immagine della Chiesa come “ospedale da campo“, dopo una battaglia in cui vi sono stati molti feriti. Una Chiesa desiderosa di prendersi cura, con determinazione, dei problemi delle persone e dei grandi affanni che lacerano il mondo contemporaneo; una Chiesa capace di chinarsi su ogni uomo, al di là di ogni credo o condizione, curandone le ferite. Innumerevoli sono i suoi gesti e le sue esortazioni in favore dei rifugiati e dei profughi. Costante è stata anche l’insistenza nell’operare a favore dei poveri».

Il feretro di Papa Francesco transita davanti al Colosseo – Foto Afp/Sir

In seguito, il cardinale ha ricordato i 47 “faticosi viaggi apostolici” compiuti dal Pontefice, tra i quali spiccano il primo che l’ha portato a Lampedusa, poi il viaggio a Lesbo e quello in Messico, dove celebrò una santa messa al confine con gli Stati Uniti: «Resterà nella storia in modo particolare quello in Iraq nel 2021 – sostiene Re -, compiuto sfidando ogni rischio in quel momento. Quella difficile visita apostolica è stata un balsamo sulle ferite aperte della popolazione irachena, che tanto aveva sofferto per l’opera disumana dell’Isis». Mentre con la visita apostolica del 2024 a quattro nazioni dell’Asia-Oceania, infine, il Papa ha raggiunto «la periferia più periferica del mondo».

Nel guidare il Pontificato di Papa Bergoglio, chiaramente, la Parola di Dio ha svolto un ruolo fondamentale: «Il Papa ha sempre messo al centro il Vangelo della misericordia – ribadisce il porporato -, sottolineando ripetutamente che Dio non si stanca di perdonarci. Egli perdona sempre qualunque sia la situazione di chi chiede perdono e ritorna sulla retta via. Volle il Giubileo straordinario della misericordia, mettendo in luce che la misericordia è il cuore del Vangelo. Misericordia e gioia del Vangelo sono due parole chiave di Papa Francesco. E, in contrasto con quella che ha definito la cultura dello scarto, ha parlato della cultura dell’incontro e della solidarietà».

Un altro tema dominate è stato poi quello della fraternità: «Ha attraversato tutto il suo pontificato con toni vibranti – rimarca il Decano del Collegio cardinalizio -. Nella lettera enciclica Fratelli tutti ha voluto far rinascere un’aspirazione mondiale alla fraternità, perché tutti figli del medesimo Padre che sta nei cieli. Con forza ha spesso ricordato che apparteniamo tutti alla medesima famiglia umana e che nessuno si salva da solo. Nel 2019, durante il viaggio negli Emirati Arabi Uniti, Papa Francesco ha firmato un documento sulla fraternità umana per la pace mondiale e la convivenza comune, richiamando la comune paternità di Dio. Rivolgendosi agli uomini e alle donne di tutto il mondo, con la lettera enciclica Laudato si’ ha richiamato l’attenzione sui doveri e sulla corresponsabilità nei riguardi della casa comune».

La tumulazione del feretro di Papa Francesco nella Basilica di Santa Maria Maggiore – Foto: Vatican media/Sir

E ancora il grande impegno del Pontefice per promuovere la pace: «Di fronte all’infuriare delle tante guerre di questi anni – ricorda il cardinale Re -, con orrori disumani e con innumerevoli morti e distruzioni, Papa Francesco ha incessantemente elevato la sua voce implorando la pace e invitando alla ragionevolezza, all’onesta trattativa per trovare le soluzioni possibili, perché “la guerra – diceva – è solo morte di persone, distruzioni di case, ospedali e scuole”. La guerra lascia sempre il mondo peggiore di come era precedentemente. “Essa – diceva ancora Bergoglio – è per tutti sempre una dolorosa e tragica sconfitta”, insieme all’esortazione a “costruire ponti e non muri”. Un’esortazione che egli ha più volte ripetuto, partendo dalla consapevolezza che il servizio di fede come successore dell’Apostolo Pietro, è stato sempre congiunto al servizio dell’uomo in tutte le sue dimensioni».

Al termine dell’omelia, il cardinale Giovanni Battista Re è poi tornato a rivolgersi alla folla di fedeli presenti in piazza San Pietro e via della Conciliazione: «In unione spirituale con tutta la cristianità – conclude il porporato -, siamo qui numerosi a pregare per Papa Francesco perché Dio lo accolga nell’immensità del suo amore. Papa Francesco soleva concludere i suoi discorsi e i suoi incontri personali dicendo “Non dimenticatevi di pregare per me”. Ora, caro Papa Francesco, chiediamo a te di pregare per noi e ti chiediamo che dal cielo tu benedica la Chiesa, benedica Roma, benedica il mondo intero, come domenica scorsa hai fatto dal balcone di questa basilica in un ultimo abbraccio con tutto il popolo di Dio, ma idealmente anche con l’umanità che cerca la verità con cuore sincero e tiene alta la fiaccola della speranza».

About Davide De Amicis (4654 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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