Infanzia e digitale: “Genitori determinanti per un uso corretto”
"Serve un’azione collettiva e strutturale – invoca Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the children -, che parta proprio dalla sensibilizzazione degli adulti e crei un’alleanza ampia tra famiglie, scuola, istituzioni, imprese e società civile, e che intervenga a colmare le disuguaglianze digitali così presenti nel nostro paese. I divieti da soli rischiano di rivelarsi inefficaci e addirittura controproducenti e potrebbero spingere i minori verso spazi digitali più rischiosi e meno regolamentati, oltre che scoraggiare un dialogo tra adulti e minori sulla vita online"

Sono stati pubblicati oggi gli ultimi dati sull’utilizzo degli strumenti digitali da parte dei minori, in occasione del lancio della campagna di Save the children sull’Educazione digitale, per promuovere un accesso pieno, competente e sicuro alla rete, la cui importanza è resa evidente anche dagli episodi di cronaca che vedono adolescenti e giovani coinvolti in casi di cyberbullismo, hate speech, condivisione di immagini intime senza consenso e altre forme di violenza.
I dati sono contenuti nel brief “Educare al digitale. Dati utili per adulti consapevoli”, a cura del Polo Ricerche dell’organizzazione: «In Italia – si legge nel report – circa un bambino su tre tra i 6 e i 10 anni (il 32,6%) usa lo smartphone tutti i giorni, una tendenza in costante aumento negli ultimi anni (nel 2018-2019 erano il 18,4%) e con una netta prevalenza al Sud e nelle Isole, dove la quota sale al 44,4%, oltre 20 punti percentuali in più rispetto al 23,9% del Nord. Il 62,3% dei preadolescenti (11-13 anni), oltre tre su cinque, ha almeno un account social: il 35,5% ne ha uno su più social e un ulteriore 26,8% soltanto uno. Il 31,3% dei ragazzi e delle ragazze di quest’età è connesso online con i suoi amici attraverso chat, chiamate, videochiamate più volte al giorno, il 5% lo è continuamente. L’82,2% dei preadolescenti usa internet per scambiare messaggi, poco meno del 40% per inviare e ricevere mail, quasi 1 su 5 (il 18,5%) per leggere giornali o siti di informazione, l’11,3% per esprimere opinioni su temi politico-sociali, il 9,6% per seguire corsi online».
La campagna di Save the children, include anche una guida con consigli utili per genitori e altri adulti di riferimento, così che possano seguire meglio bambine, bambini e adolescenti, aiutandoli a vivere la dimensione online con un sufficiente livello di autonomia e protezione. D’altra parte, il cyberbullismo rappresenta uno dei rischi maggiori che bambine, bambini e adolescenti possono incontrare online. Nel 2024 i casi di cyberbullismo gestiti dalla Polizia postale sono aumentati del 12%, passando dai 284 del 2023 ai 319 dello scorso anno. La fascia d’età più colpita è quella tra i e 14 e i 17 anni che, con 220 casi trattati, rappresenta il 68,9% dei casi trattati.
Nello stesso anno sono stati 2.809 i casi di pedopornografia online trattati dalla Polizia Postale, con un aumento del 6% rispetto al 2023. È altrettanto preoccupante l’incremento del numero di casi di adescamento di minori online, che sono stati 370 (con un aumento del 5% rispetto al 2023). La fascia d’età più colpita è quella tra i 10 e i 13 anni (il 55,7% dei casi). I minori che utilizzano i social media, secondo l’organizzazione non governativa, possono sviluppare comportamenti come l’incapacità di controllare il tempo che vi si trascorre o sentimenti di ansia quando non vi possono accedere. Comportamenti che interessano maggiormente i pre-adolescenti. A 11 anni, il 15,6% delle ragazze e il 14,1% dei ragazzi fa un uso problematico dei social. A 13 anni, la quota maschile scende all’11,3% mentre quella femminile sale al 20,5%, a 15 anni la percentuale maschile scende ulteriormente all’8,8% per i ragazzi e si attesta al 18,5% per le ragazze.

Oltre ai social, la vita online dei ragazzi ingloba anche il mondo dei videogame. Tra i preadolescenti maschi, l’84% scarica giochi online (75% tra le ragazze). All’aumentare dell’età, tra i 14 e i 16 anni, i videogiochi coinvolgono ancora l’81% dei ragazzi, ma scende al 64% tra le ragazze: «Bambini, bambine e adolescenti crescono oggi in una dimensione onlife – spiega Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children –, in cui il mondo materiale e quello digitale si intrecciano, ma ciò non significa che abbiano gli strumenti necessari per rapportarsi consapevolmente con l’universo online. La rete, infatti, può rappresentare una straordinaria opportunità di apprendimento e socializzazione, permettendo ai più giovani di esplorare e sviluppare nuove competenze, ma anche nascondere rischi di fronte ai quali i ragazzi non possono essere lasciati soli».
Da qui l’appello: «Serve un’azione collettiva e strutturale – invoca la direttrice generale di Save the children -, che parta proprio dalla sensibilizzazione degli adulti e crei un’alleanza ampia tra famiglie, scuola, istituzioni, imprese e società civile, e che intervenga a colmare le disuguaglianze digitali così presenti nel nostro paese. I divieti da soli rischiano di rivelarsi inefficaci e addirittura controproducenti e potrebbero spingere i minori verso spazi digitali più rischiosi e meno regolamentati, oltre che scoraggiare un dialogo tra adulti e minori sulla vita online».
Ma il ruolo determinanti resta quello della famiglia: «Il ruolo dei genitori e degli adulti di riferimento – conclude la Fatarella – è determinante per un utilizzo sicuro e critico e per la prevenzione di rischi come il cyberbullismo e altre forme di violenza perpetrate online. Per questo motivo, abbiamo voluto lanciare una guida con consigli e strumenti utili destinata proprio a chi ogni giorno può e deve accompagnare i minori nella dimensione online. Allo stesso modo, come i recenti tragici casi di cronaca hanno reso evidente, è fondamentale l’introduzione di percorsi obbligatori di educazione all’affettività e alla sessualità a scuola, che affrontino temi come il rispetto dell’altro, il consenso, l’identità di genere, l’orientamento sessuale, perché ragazze e ragazzi possano vivere in modo sano le relazioni, sia nell’ambiente fisico che in quello digitale. È fondamentale che siano attuate pienamente le regole esistenti, con l’individuazione da parte delle istituzioni europee e nazionali di sistemi di “age verification” efficaci e rispettosi della privacy, e che sia definito da parte dell’Unione Europea di un chiaro quadro legale per stabilire le responsabilità delle piattaforme nella prevenzione dei rischi di abusi sui minori online».
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