Sinodo, testo finale: “Tanti emendamenti. Serve un ripensamento globale”
"La tentazione - sottolinea il cardinale presidente della Cei Zuppi - è sempre quella di difendere a spada tratta le proprie idee, credendole buone per tutti e andando d’accordo solo con chi la pensa come noi. E lo Spirito che ci unisce, che genera comunione, che fa cambiare strada o ci fa trovare la strada, che ci libera dall’arroganza delle nostre convinzioni, che alla fine portano a disprezzare l’altro"

Alla fine si è conclusa con un nulla di fatto la seconda Assemblea sinodale delle Chiese in Italia, che si è aperta lo scorso lunedì 31 marzo e si è chiusa stamani nell’Aula Paolo VI in Vaticano senza la prevista approvazione delle 50 proposizioni, sui tre temi del rinnovamento missionario della mentalità ecclesiale, della formazione dei battezzati alla fede e della corresponsabilità nella guida della comunità, frutto del discernimento avvenuto all’interno della singole diocesi.

Tanti, troppi, gli emendamenti avanzati dai mille partecipanti, tra vescovi, delegati diocesani e invitati, sul testo base la cui approvazione è ora slittata a sabato 25 ottobre 2025, in occasione del Giubileo delle equipe sinodali che richiamerà nuovamente tutti in Vaticano. In ragione di ciò, anche l’80ª Assemblea generale dei vescovi italiani di fine maggio slitterà a novembre. Una decisione che, nella storia, conta solo tre precedenti. Il primo si è verificato nel maggio 2005, in occasione della morte di Giovanni Paolo II, mentre i due successivi sono stati dovuti alla pandemia di Covid-19: «Il rinvio – puntualizza Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali della Cei – permetterà ai vescovi di ribadire le priorità del documento votato e di iniziare la fase di ricezione del Cammino sinodale, nei mesi di ottobre e novembre».
Tornando ai lavori assembleari, la mole degli emendamenti al testo finale ha dunque indotto il Comitato nazionale del Cammini sinodale delle Chiese in Italia a rivedere l’iter di approvazione del documento: «L’Assemblea di martedì mattina e le moltissime proposte di emendamento avanzate dai 28 gruppi (i tavoli di lavori in cui sono stati suddivisi i mille componenti dell’Assemblea) – spiega monsignor Erio Castellucci, presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale delle Chiese in Italia – richiedono un ripensamento globale del testo e non solo l’aggiustamento di alcune sue parti. I gruppi, in queste due mezze giornate, hanno lavorato molto bene, intensamente e creativamente, ritrovando nel testo talvolta anche ricchezze che non emergevano a una prima lettura, e hanno integrato e corretto il testo; che tuttavia non si presenta ancora maturo. Vorremmo fare un passo avanti, non “tirare una riga” e ricominciare, perché abbiamo alle spalle quattro anni di Cammino delle nostre Chiese. Vorremmo andare verso un testo che, pur mirando alla sintesi e orientandosi a decisioni votabili (prima o poi occorre pure decidere), sia più discorsivo del presente testo delle Proposizioni, anche emendato con i lavori di questi giorni, e più ricco e profondo».
LA MOZIONE CHE HA UFFICIALIZZATO IL RINVIO DELL’APPROVAZIONE DEL TESTO FINALE

Da qui la decisione di votare un mozione, che ha ufficializzato il rinvio dell’approvazione del testo finale: «L’Assemblea sinodale delle Chiese in Italia, riunita a Roma dal 31 marzo al 3 aprile – si legge nel testo della mozione -, nel solco del cammino compiuto in questi anni guidato dall’ascolto della Parola e dallo Spirito, continua a cogliere i segni dell’azione di Dio nel “cambiamento d’epoca”, con il proposito di rilanciare e orientare il percorso ecclesiale di conversione missionaria. Ugualmente sperimenta l’ascolto reciproco, che caratterizza l’intero percorso sinodale, valutando la situazione delle comunità ecclesiali inserite nei vari territori del Paese. In queste giornate assembleari sono emerse sottolineature, esperienze, criticità e risorse che segnano la vita e la vitalità delle Chiese in Italia, con uno sguardo partecipe e responsabile. Cogliendo la ricchezza della condivisione, questa Assemblea stabilisce che il testo delle Proposizioni, dal titolo “Perché la gioia sia piena”, venga affidato alla Presidenza del Comitato nazionale del Cammino sinodale perché, con il supporto del Comitato e dei facilitatori dei gruppi di studio, provveda alla redazione finale accogliendo emendamenti, priorità e contributi emersi. Al tempo stesso, l’Assemblea fissa un nuovo appuntamento per la votazione del Documento contenente le Proposizioni per sabato 25 ottobre, in occasione del Giubileo delle équipe sinodali e degli Organismi di partecipazione. Farà seguito la fase di ricezione».
I PARTECIPANTI A PAPA FRANCESCO: “ASCOLTANDO LO SPIRITO ASSUNTE DECISIONI IMPORTANTI”
I mille delegati alla seconda Assemblea sinodale diocesana, hanno poi anche indirizzato un messaggio a Papa Francesco: «Un’ulteriore tappa del cammino pluriennale – affermano i delegati -, che ci ha visti procedere insieme nell’ascolto reciproco, nel discernimento delle realtà emerse e nell’elaborazione di scelte condivise che rilancino le nostre comunità in un’ottica davvero missionaria. La sua vicinanza e il suo sostegno ci confermano e ci rafforzano. Continuiamo a camminare con quella gioia nel cuore di cui parlava la Prima Lettera di Giovanni, una gioia che vuole essere piena, a disposizione di tutti e frutto di una vita vissuta alla luce del Vangelo. Abbiamo vissuto giorni di discussione aperta e di studio approfondito delle Proposizioni, elaborate nel corso degli ultimi mesi: si tratta del risultato del lavoro delle diocesi italiane, che si sono messe in gioco per rinnovarsi. Oggi possiamo dire che già questo processo è stato una palestra di sinodalità, che ci ha insegnato uno stile da mantenere anche in futuro. Abbiamo assunto decisioni importanti, che sono emerse dall’ascolto obbediente dello Spirito e dal dialogo franco tra di noi».
Quindi le conclusioni dei delegati nel messaggio per il Pontefice: «La Chiesa non è un parlamento – constatano i partecipanti all’Assemblea -, ma una comunità di fratelli riuniti nell’unica fede nel Signore, crocifisso e risorto: ciascuno ha portato e ha proposto quindi il suo bagaglio di fede, speranza e carità. Le riflessioni che sono scaturite confluiranno nel testo che verrà votato il 25 ottobre, in occasione della prossima Assemblea sinodale. Pensiamo che questo dinamismo rappresenti pienamente la sinodalità, in quanto vede tutti i ministeri ecclesiali procedere insieme, ciascuno con le proprie competenze e in armonia. Gioia e responsabilità sono i due sentimenti che ci hanno animato e che Le consegniamo, Santità, con la fiducia e l’affetto dei figli».
IL PRESIDENTE DELLA CEI ZUPPI: “IL MONDO VEDE CONSERVATORI E PROGRESSISTI, LO SPIRITO VEDE FIGLIO DI DIO”

L’ultimo atto della seconda Assemblea sinodale nazionale è stata quindi la santa messa, presieduta dal cardinale arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana Matteo Zuppi: «Il mondo vede conservatori e progressisti, lo Spirito vede figli di Dio – sottolinea il porporato nell’omelia -. È nell’unità che si fa la pace, e non la guerra. La comunione è pensarsi insieme, quel cuore solo e anima sola che non annullano le differenze, ma annullano la divisione».
A questo punto il cardinale Zuppi ha rivolto un monito ai delegati dell’Assemblea: «L’individualismo fa stare male – avverte il cardinale -, è un terreno dove è prevalente la logica della forza, di vecchi nazionalismi che si rieditano perché trovano tanto spazio, perché c’è così poco il senso del ritrovarsi insieme. La tentazione è sempre quella di difendere a spada tratta le proprie idee, credendole buone per tutti e andando d’accordo solo con chi la pensa come noi. E lo Spirito che ci unisce, che genera comunione, che fa cambiare strada o ci fa trovare la strada, che ci libera dall’arroganza delle nostre convinzioni, che alla fine portano a disprezzare l’altro. Nella sinodalità il cammino è insieme, proprio perché servi gli uni degli altri. La Chiesa non è un’idea, ma un incontro, una relazione». Partendo da questo presupposto, il presidente della Cei ha concluso il suo pensiero manifestando la necessità di «non restare chiusi in se stessi, di essere gregge che rafforza il recinto, ma essere casa accogliente, senza muri divisori, pascolo aperto perché tutti possano nutrirsi dell’amore di Dio».
Rispondi