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Vocazione: “L’iniziativa è di Dio. Riccardo, sii servo di Parola e carità”

"Ogni chiamata, ogni invocazione è segnata da un “eccomi” - ricorda in neo diacono Riccardo Di Ciano -. Nel giorno in cui ho letto questa parola, nel giorno in cui ho la grazia di pronunciare il mio “eccomi” nel dono del diaconato, ringrazio il Signore perché fin da quando ero bambino mi ha donato di sentire la sua presenza, la sua chiamata, il suo esserci per me"

Lo ha affermato martedì sera l’arcivescovo Valentinetti, presiedendo la santa messa di ordinazione diaconale dell’accolito Riccardo Di Ciano nel Santuario di San Donato Martire a Castiglione Messer Raimondo

L'arcivescovo Valentinetti abbraccia il diacono Riccardo Di Ciano dopo la conclusioone dei rito

Quella che martedì sera, nella solennità dell’Annunciazione del Signore, ha accompagnato il giovane accolito 26 enne Riccardo Di Ciano a ricevere l’ordinazione diaconale nel Santuario di San Donato Martire a Castiglione Messer Raimondo, nel versante teramano dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne, è stata un’autentica festa di popolo. L’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti ha presieduto la solenne celebrazione eucaristica, concelebrata dal vicario generale don Amadeo Josè Rossi, dal parroco e rettore del Santuario don Michele Cocomazzi, nonché da una delegazione di sacerdoti e diaconi diocesani, attraverso la quale ha conferito l’ordine del diaconato al giovane, originario della parrocchia di San Silvestro Papa a Pescara, che nella stessa Unità pastorale di Castiglione Messer Raimondo e Montefino ha svolto gli ultimi tre anni di servizio pastorale da seminarista.

Il diacono Riccardo Di Ciano

Un servizio che, Riccardo Di Ciano, proseguirà in questa comunità parrocchiale anche in questo anno di diaconato che lo separa dall’ordinazione presbiterale. Un ministero, quello diaconale, assai valorizzato dall’arcivescovo Valentinetti nel suo episcopato venticinquennaleproprio ieri è infatti ricorso il 25° anniversario della sua prima nomina a vescovo di Termoli-Larino avvenuta il 25 marzo 2000. Così anche ieri sera, fin dall’avio della liturgia eucaristica, l’alto prelato non ha mancato di ricordarne l’importanza: «Fratelli e sorelle carissimi – esordisce il presule -, la nostra Chiesa diocesana è in festa per l’ordinazione diaconale di questo figlio. Egli, per il battesimo, è già parte viva del popolo sacerdotale. Ma oggi, per l’imposizione delle mani, sarà consacrato ministro di Cristo. Il diacono, fortificato dal dono dello Spirito Santo, è di aiuto al vescovo e al suo presbiterio nel ministero della Parola, dell’altare, della carità, per l’edificazione della Chiesa e per attuare nella comunità il comandamento dell’amore».

L’arcivescovo Valentinetti pronuncia l’omelia

Dopo la proclamazione della Parola di Dio, l’arcivescovo di Pescara-Penne ha innanzitutto introdotto la liturgia di ordinazione, avviata dalla presentazione e dall’elezione del diacono, per poi approfondire nell’omelia i fondamenti del ministero diaconale, ispirandosi proprio dall’analisi delle letture e del Vangelo del giorno: «La parola del profeta Isaia – spiega monsignor Valentinetti -, la prima lettura che è stata proclamata, ci narra la grande attesa e il grande desiderio che finalmente Dio, Jahvè, potesse dimorare definitivamente in mezzo al suo popolo. La profezia è, “Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un figlio che si chiamerà Emanuele, perché Dio è con noi”, rendere presente, visibile, toccabile Dio stesso con tutta la sua divinità in mezzo all’umanità. Ma perché poi l’evangelista Giovanni potesse dire ciò che noi abbiamo visto, ciò che le nostre mani hanno toccato, ciò che i nostri occhi hanno contemplato, cioè il verbo della vita, occorreva che il verbo si facesse carne. E tutto questo accade nella narrazione della pagina evangelica, dentro la vicenda e dentro la storia di questa fanciulla di Nazareth di nome Maria. L’iniziativa è di Dio stesso, è Dio che vuole stare in mezzo al suo popolo».

Il rito dell’invocazione delle litanie dei santi

Da qui un primo riferimento alla vocazione e, nello specifico, a quella del giovane Riccardo: «L’iniziativa di ogni vocazione – precisa l’arcivescovo – è di Dio stesso. La nostra stessa vocazione, la tua stessa vocazione, carissimo Riccardo, non è un’elucubrazione mentale o uno stimolo psicologico, tanto per fare qualche cosa o per aver trovato una strada tale e tante, no. Ciò che conta è rendersi conto sempre di più e sempre meglio che c’è un’iniziativa di Dio, il quale non cessa di prendere l’iniziativa. E finalmente prende l’iniziativa con questa donna, ma la prende anche con il suo sposo, quel promesso sposo che non sa rendersi conto di che cosa sta accadendo, ma che accoglie anche lui l’iniziativa di Dio. E finalmente, quando al turbamento della fanciulla di Nazareth succede l’accettazione, il verbo si fa carne. La Parola diventa uomo, acquisisce la possibilità di parlare agli uomini a tu per tu. Quella parola, per mezzo della quale tutto è stato fatto e senza la quale niente è stato fatto di tutto ciò che esiste, così come ci ha detto il libro della Genesi, finalmente si fa carne. Lo fa per poter parlare, per poter spiegare l’amore di Dio, per poter dare l’amore del Signore a tutta l’umanità, per far sì che finalmente quella Parola potesse spiegare chi era Dio e la sua misericordia. Ma la bellezza di questa iniziativa e di questa risposta, sta in quella piccola parola che Maria pronuncia nel momento dell’accettazione del mistero e nel momento dell’accettazione del progetto di Dio, dell’iniziativa di Dio. “Eccomi, sono la serva del Signore. Mi hai chiamato, hai preso l’iniziativa, sono al tuo servizio, sono la serva del Signore”».

L’arcivescovo Valentinetti impone le mani sul neo diacono Riccardo Di Ciano

Quindi il presule si è rivolto direttamente al neo diacono: «Questa sera, carissimo Riccardo – afferma il l’alto prelato -, assumi l’impegno del “diaconato transeunte”. Che cosa vuol dire? Che fra qualche tempo sarai chiamato ad essere presbitero. Ma in questo tempo devi incarnare, se Dio vuole anche per tutta la tua vita, la capacità di essere servo, così come Maria, per rispondere a quell’iniziativa di Dio che ha catturato la tua storia e la tua vita. Essere servo della Parola, il diacono proclama l’Evangelo, perché tutti possano capire, perché tutti possano ascoltare, perché tutti – attraverso la Parola e la tua parola – possano incontrare quel Dio che vuol stare in mezzo a noi, quell’Emmanuele. Ma non è sufficiente, servo della carità. In questi anni ti sei fatto già servo della carità, frequentando la Cittadella dell’accoglienza, insieme ai volontari della Caritas, per procedere ad una formazione non tanto campata in aria, ma quanto ad una formazione diuturna dentro una logica di continua carità in mezzo agli ultimi degli ultimi che la nostra diocesi accoglie in quel luogo. Che questo sia ancora per te il segno del servizio che ancora devi fare nella tua vita e nella tua esistenza. Certo, potrai essere chiamato anche a un servizio liturgico, dando i battesimi, presiedendo i funerali, ma quest’ambitoanche nella partecipazione a fianco al presbitero nell’Eucarestia sia la completezza, sia veramente il coronamento di questi cammini che comunque il Signore oggi instilla nella tua vita e nel tuo cuore».

Il rito della vestizione del diacono Riccardo Di Ciano

A questo punto, l’arcivescovo Valentinetti ha rivolto la sua preghiera di affidamento: «Che la Vergine Maria, che invochiamo questa sera come la Vergine dell’Annunciazione – auspica il presule -, possa intercedere per te sempre, in ogni momento della tua esistenza e possa realmente guidarti ad arrivare, un giorno, a vivere in pienezza la tua vocazione e a rispondere in pienezza a quell’iniziativa di Dio che è stata presa per Maria, che è stata presa per ciascuno di noi, che è stata presa per te in maniera particolare questa sera, ma che è stata presa per tutti coloro che questa sera sono in questa Chiesa per il santo battesimo e per i sacramenti che abbiamo ricevuto. Lei interceda per noi. Amen».

Dopo l’omelia, il rito di ordinazione diaconale è entrato nel vivo con la ripetizione dei suoi passaggi più intensi, solenni ed evocativo, a partire dagli impegni assunti dal diacono seguiti dalla recita della litania dei santi. Infine i riti conclusivi, con l’imposizione delle mani del presule sul capo del giovane Riccardo Di Ciano, la recita della preghiera di ordinazione e infine la sua vestizione con gli abiti diaconali, sugellata dall’abbraccio di pace con l’arcivescovo Valentinetti e i suoi confratelli diaconi.

Da questo punto, il diacono eletto ha preso parte al servizio liturgico della santa messa – proseguita secondo il suo corso – fino alla benedizione conclusiva anticipata dai ringraziamenti commossi del giovane neo diacono: «Avevo pensato, in un primo momento, – conclude Di Ciano – di non prendere la parola questa sera, sia per un principio nel quale credo profondamente, e cioè che la liturgia parli da sé, e dunque sia superfluo aggiungere parole umane alla parola della Chiesa, sia perché volevo rimandare i cosiddetti ringraziamenti all’ordinazione presbiterale. Poi ho riflettuto sulla caducità della vita e sul fatto che, come si dice, l’uomo propone e Dio dispone. E, pertanto, non posso rischiare che i sentimenti di gioia e gratitudine che porto nel cuore restino inespressi. Durante gli scorsi esercizi spirituali vissuti a Vittorio Veneto, sotto la sapiente guida di monsignor Marco Frisina, una parola fondamentale è riecheggiata nella mia mente e nel mio cuore, “eccomi”. Una parola semplice, immediata, che dice l’esserci di qualcuno per qualcun altro, il mettersi a disposizione con tutto il proprio essere, la risposta a una chiamata. Quanti “eccomi” riecheggiano nella scrittura! Ogni chiamata, ogni invocazione è segnata da un “eccomi”. Nel giorno in cui ho letto questa parola, nel giorno in cui ho la grazia di pronunciare il mio “eccomi” nel dono del diaconato, ringrazio il Signore perché fin da quando ero bambino mi ha donato di sentire la sua presenza, la sua chiamata, il suo esserci per me. Il mio “eccomi” scaturisce come flebile risposta umana all’eccomi più grande, l’“eccomi” primordiale, quello di Dio. Quell’“eccomi” manifestato in maniera mirabile e misteriosa, nel verbo fatto carne, Gesù Cristo, il Dio con noi, che ci comunica l’esserci di Dio Padre con noi, per noi e accanto a noi».

Il Santuario di San Donato Martire gremito di autorità, fedeli e sacerdoti

Nell’ultima parte del suo intervento, il neo diacono pescarese ha rivolto alcuni ringraziamenti particolari: «Eccellenza reverendissima – sottolinea Riccardo -, grazie perché mi ha accolto e mi ha introdotto al percorso seminaristico. Grazie per la bontà, per la paternità, per la misericordia che Ella ha dimostrato e dimostra nei riguardi della mia persona. Grazie perché, come il Buon pastore con le sue pecorelle, Ella non ha mai mancato di accompagnarmi, sostenermi e risollevarmi quando era necessario. Oggi, per Vostra Eccellenza, ricorrono i 25 anni da quella prima nomina che l’ha vista pastore della Chiesa di Termoli Larino. Tanti auguri eccellenza. Il Signore benedica il suo ministero e la ricompensi per tutto quello che fa in mezzo a noi. Grazie a te, caro don Michele (il parroco), per il tuo accompagnamento, per la premura e la cura che hai avuto e hai verso di me fin da quando sono arrivato a Castiglione per la prima volta. Stare con te è stare in una scuola di dedizione e di abnegazione totale per la causa del Vangelo. Una scuola che certamente mi fa bene. Un grazie a questa comunità castiglionese che mi ha accolto e della quale mi sento figlio. Grazie per la vostra bella testimonianza di fede in Cristo, celebrata e vissuta, sotto la protezione della Madonna del Rosario, nostra protettrice, e di San Donato Martire, nostro celeste patrono. Desidero ringraziare anche la comunità di Montefino, che da qualche mese è entrata a far parte della nostra unità pastorale. Continuiamo a camminare insieme incontro al Signore che viene. Grazie alla comunità di San Silvestro Papa in Pescara, comunità che mi ha generato nella fede e nella vocazione. Grazie alla comunità di Madonna del Fuoco (a Pescara), nella quale ho svolto servizio pastorale. Un ringraziamento va alla comunità del Seminario, ai formatori, in particolare ho visto che c’è don Andrea Cericola della nostra diocesi, e ai seminaristi, e ai professori Don Maurizio Buzzelli, docente di diritto canonico e parroco della parrocchia di San Silvestro, mia parrocchia d’origine, padre Roberto Di Paolo, docente, nonché mio padre spirituale, don Alessio De Fabritiis e don Mauro Pallini. Non so se ne ho dimenticato qualcuno, chiedo scusa. Grazie alla realtà della Caritas diocesana, in modo particolare al direttore Corrado De Dominicis. Grazie all’Istituto Toniolo di Pescara, al Pontificio Collegio irlandese in Roma e all’Università Lateranense che da quest’anno mi accoglie. Grazie a voi, mamma, papà e Alessio. Siete la mia famiglia, il luogo in cui per prima mi si è manifestato l’amore di Dio. Grazie a tutti coloro che hanno collaborato, a vario titolo, per la realizzazione di questa celebrazione. Grazie alle autorità presenti (il sindaco di Castiglione Messer Raimondo Vincenzo D’Ercole e il sindaco di Montefino Luigi Giammarino), attraverso la cui presenza viene veicolata la presenza di tutte le comunità che rappresentate. E grazie a tutti voi, amici, sacerdoti, diaconi e fedeli presenti. A ciascuno giungano i miei sentimenti di gratitudine e riconoscenza. E per ciascuno “impetro” (richiedo di ottenere) dal Signore le primizie della mia benedizione, affinché ci conceda quelle grazie e quei favori celesti di cui più ha bisogno per progredire nelle vie dello Spirito. Così sia».

Al termine della liturgia eucaristica, la festa si è spostata nella sala polivalente del Comune di Castiglione Messer Raimondo per il ricevimento con l’arcivescovo Valentinetti, i sacerdoti, i diaconi, i colleghi seminaristi e tutta la comunità locale.

About Davide De Amicis (4610 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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