Cristiani: “Sono chiamati a camminare insieme come tessitori di unità”
"Chiediamoci davanti al Signore - invita il Papa - se siamo in grado di lavorare insieme come vescovi, presbiteri, consacrati e laici, al servizio del Regno di Dio; se abbiamo un atteggiamento di accoglienza, con gesti concreti, verso coloro che si avvicinano a noi e a quanti sono lontani; se facciamo sentire le persone parte della comunità o se le teniamo ai margini"

Ieri la Sala stampa della Santa Sede, mentre Papa Francesco trascorreva il dodicesimo giorno di ricovero al Policlinico “Gemelli” di Roma per curare la polmonite bilaterale che lo aveva colpito, ha pubblicato il messaggio per la Quaresima 2025 che inizierà il 5 marzo prossimo, Mercoledì delle Ceneri.
Un messaggio, quello redatto da Pontefice il 6 febbraio scorso, incentrato sul tema “Camminiamo nella speranza”: «Sarebbe un buon esercizio quaresimale – afferma il Papa -, confrontarsi con la realtà concreta di qualche migrante o pellegrino e lasciare che ci coinvolga, in modo da scoprire che cosa Dio ci chiede per essere viaggiatori migliori verso la casa del Padre. Questo è un buon esame per il viandante. Il motto del Giubileo “Pellegrini di speranza”, fa pensare al lungo viaggio del popolo d’Israele verso la terra promessa, narrato nel libro dell’Esodo. Il difficile cammino dalla schiavitù alla libertà, voluto e guidato dal Signore, che ama il suo popolo e sempre gli è fedele. E non possiamo ricordare l’esodo biblico, senza pensare a tanti fratelli e sorelle che oggi fuggono da situazioni di miseria e di violenza e vanno in cerca di una vita migliore, per sé e i propri cari».
Da qui l’appello di Papa Bergoglio: «Qui sorge un primo richiamo alla conversione – invita -, perché siamo tutti pellegrini nella vita, ma ognuno può chiedersi: come mi lascio interpellare da questa condizione? Sono veramente in cammino o piuttosto paralizzato, statico, con la paura e la mancanza di speranza, oppure adagiato nella mia zona di comodità? Cerco percorsi di liberazione dalle situazioni di peccato e di mancanza di dignità?».
La risposta del Santo Padre è una sola: «Camminare insieme, essere sinodali, questa è la vocazione della Chiesa – ricorda Francesco -. I cristiani sono chiamati a fare strada insieme, mai come viaggiatori solitari. Lo Spirito Santo ci spinge a uscire da noi stessi per andare verso Dio e verso i fratelli, e mai a chiuderci in noi stessi. Camminare insieme significa essere tessitori di unità, a partire dalla comune dignità di figli di Dio; significa procedere fianco a fianco, senza calpestare o sopraffare l’altro, senza covare invidia o ipocrisia, senza lasciare che qualcuno rimanga indietro o si senta escluso. Andiamo nella stessa direzione, verso la stessa meta, ascoltandoci gli uni gli altri con amore e pazienza».
Questa l’esortazione per la Quaresima: «Dio – ribadisce Papa Francesco – ci chiede di verificare se nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nei luoghi in cui lavoriamo, nelle comunità parrocchiali o religiose, siamo capaci di camminare con gli altri, di ascoltare, di vincere la tentazione di arroccarci nella nostra autoreferenzialità e di badare soltanto ai nostri bisogni. Chiediamoci davanti al Signore se siamo in grado di lavorare insieme come vescovi, presbiteri, consacrati e laici, al servizio del Regno di Dio; se abbiamo un atteggiamento di accoglienza, con gesti concreti, verso coloro che si avvicinano a noi e a quanti sono lontani; se facciamo sentire le persone parte della comunità o se le teniamo ai margini».
Per compiere questa riflessione, il Papa ha proposto altre domande di senso: «Ho in me la convinzione che Dio perdona i miei peccati? – s’interroga -. Oppure mi comporto come se potessi salvarmi da solo? Aspiro alla salvezza e invoco l’aiuto di Dio per accoglierla? Vivo concretamente la speranza che mi aiuta a leggere gli eventi della storia e mi spinge all’impegno per la giustizia, alla fraternità, alla cura della casa comune, facendo in modo che nessuno sia lasciato indietro? La speranza è l’ancora dell’anima, sicura e salda», conclude il Pontefice citando Santa Teresa di Gesù: “Spera, anima mia, spera. Tu non conosci il giorno né l’ora. Veglia premurosamente, tutto passa in un soffio, sebbene la tua impazienza possa rendere incerto ciò che è certo, e lungo un tempo molto breve”.