Famiglie numerose: “Le più ricche di relazioni, su cui bisogna investire”
"La famiglia numerosa - sottolinea Alfredo Caltabiano - è una palestra sociale che ti aiuta proprio a vivere le relazioni. Ripeto… Spesso nelle nostre famiglie vediamo difficilmente che i nostri figli vengono invitati dagli altri, ma gli amici e le amiche dei nostri figli vengono volentieri a casa nostra proprio perché si respira quell'aria di relazione che in giro, in questa società moderna, si fa sempre più fatica ad avere"

Dal 31 ottobre al 3 novembre scorso, l’Associazione nazionale famiglie numerose si è ritrovata da tutta Italia a Montesilvano per vivere il proprio incontro nazionale – al quale hanno preso parte circa 500 persone – dal tema “Famiglie xxl: ne vale la pena!”. Così abbiamo voluto conoscere meglio questa realtà “in via d’estinzione” e le sue esigenze, considerando il contesto socio-economico attuale piuttosto ostile nei confronti della famiglia standard (figuriamoci di quella extra-large!), intervistando Alfredo Caltabiano che, insieme alla moglie Claudia, è il presidente nazionale dell’Associazione famiglie numerose.
Alfredo, oggi, visto il contesto economico-sociale di crisi perenne e le poche politiche di supporto esistenti, fare famiglia è davvero difficile. Per non parlare del fare una famiglia numerosa. Così, riprendendo il tema del vostro incontro, Famiglie xxl: ne vale la pena?
«Sì ne vale la pena, ma l’incontro di oggi segna per l’associazione un momento molto importante perché noi quest’anno festeggiamo 20 anni della nascita ma oltre a guardare indietro vogliamo soprattutto guardare in avanti e in questo incontro che faremo in questi tre giorni l’idea è costruire l’associazione tra 10 anni. Perché i tempi sono cambiati, è cambiata la società, è cambiata la tecnologia, sono cambiate tantissime cose e c’è bisogno anche di rilanciare un po’ i temi che portiamo, ma soprattutto c’è una missione che più di tutte vogliamo portare avanti da qui ai 10 anni che ci siamo posti come obiettivo che è testimoniare la bellezza della famiglia, della famiglia con figli e in particolare anche la bellezza delle famiglie numerose. Ora, purtroppo le famiglie numerose sono calate numericamente perché nel 1961 c’erano più di un milione di famiglie con 4 o più figli, oggi sono poco meno di un decimo. Anche le famiglie con 3 figli, che comunque sono numerose anche queste, si sono ridotte in maniera importante. Purtroppo sono le più povere in Italia, lo dice l’Istat, malgrado siano le più ricche di relazioni. Allora vorremmo mandare un messaggio importante, appunto quello della bellezza della famiglia e da qui il titolo che, tra l’altro, è collegato anche a un’immagine a cui teniamo particolarmente, perché evoca proprio cosa vuol dire essere oggi famiglia numerosa. L’immagine fa vedere una famiglia numerosa in cima a una montagna che guarda il panorama che c’è sotto, quindi compreso le nuvole, e c’è un sole che comunque le illumina. Questo testimonia un po’ quello che è la famiglia numerosa, perché per arrivare a essere lì in cima c’è un percorso che presuppone fatica, momenti di sconforto – che le nuvole rappresentano, però in questa passeggiata che fai per arrivare in cima vedi delle valli, dei paesaggi che non vedresti da nessuna altra parte e quando sei lì in cima e ti guardi dietro la strada che hai fatto, beh, dici sì ne vale la pena e da qui il titolo famiglia XXL ne vale la pena».
In una realtà economica e sociale difficile, in cui si fa fatica a realizzare una famiglia normale, figuriamoci una famiglia numerosa, qual è la strada verso cui tendere e il messaggio che volente lanciare: ci sono prospettive?
«Partiamo dal fatto che le famiglie numerose sono quelle dai tre figli in su e queste in Italia sono 900 mila. Noi vogliamo proporre un modello. Ci piacerebbe far capire al mondo intero, alla società, che il modello di famiglia numerosa è un modello alternativo a quello che oggi ci viene comunemente proposto, che è molto più consumistico, molto più individualistico, molto più solo. Il modello di famiglia numerosa comporta sì della fatica, ma comporta tanto valore aggiunto. Innanzitutto le famiglie numerose sono le più sostenibili dal punto di vista ambientale, perché si condivide, si consuma di meno, quindi c’è anche un discorso ambientale. Ma anche dal punto di vista economico, è vero che si fanno tante rinunce, perché giustamente c’è anche un problema economico di fondo, ma quello che riesci a fare viene moltiplicato proprio dalle relazioni che hai. Faccio un esempio… Le vacanze le famiglie numerose non le fanno sicuramente nei posti esotici, non vanno in crociera o quant’altro, ma anche semplicemente l’andare in vacanza in un appartamento sul mare – se riesci ad avere un appartamento in affitto – è una gioia, un valore aggiunto che i figli poi se li portano dietro per tutta la vita. Probabilmente una vacanza fatta economicamente con tanti soldi, non ti lascerebbe la stessa cosa come magari vivere le relazioni. È questo un po’ il messaggio che vorremmo dare. Le famiglie numerose sono relazioni e dobbiamo investire soprattutto su queste, sulle relazioni».
Relazioni che mancano nelle famiglie spesso divise e complicate di oggi, con i figli costretti spesso a crescere “da soli” tra i mille impegni lavorativi dei genitori…
«Sì, esattamente, anche perché tra le altre cose le famiglie numerose sono anche una palestra sociale perché i figli, le figlie, ragazze e ragazzi, che vivono all’interno di una famiglia ovviamente devono convivere, devono abituarsi a convivere insieme e quindi anche certe volte a litigare ma poi a fare la pace. Quindi è proprio una palestra sociale che ti aiuta proprio a vivere le relazioni. Ripeto… Spesso nelle nostre famiglie vediamo difficilmente che i nostri figli vengono invitati dagli altri, ma gli amici e le amiche dei nostri figli vengono volentieri a casa nostra proprio perché si respira quell’aria di relazione che in giro, in questa società moderna, si fa sempre più fatica ad avere».
Ma da dove nasce questa vocazione? Famiglie numerose si nasce o si diventa?
«Assolutamente si diventa, perché comunque devi fare comunque il primo. Parlo per esperienza personale. Il primogenito è nato con tutte le paure. Ccol secondo la cosa si è un po’ allentata, tra l’altro il secondo è stato anche il momento più difficile per conciliare i due. Dal terzo in avanti, sostanzialmente, le cose sono diventate proprio più lisce. Non dico che i bambini crescevano da soli, ma quasi. C’è proprio una vignetta che avevo realizzato tempo fa, dove c’è il bagnetto del primogenito – dove ci sono la mamma, il papa, i nonni, gli zii tutti, quanti attorno – con il secondogenito c’è la mamma che lo fa e il terzo e si fanno il bagnetto da soli. Tanto per dare un’idea di come comunque poi si innescono anche degli aiuti, delle sinergie all’interno della famiglia. Per questo dico che ne vale la pena, perché in realtà sembra una cosa complicatissima – ci sono famiglie con 3, 4 o 5 figli ma anche alcune con 16-17 -, ma in realtà non lo è nel senso che poi c’è un discorso di organizzazione. E poi, ripeto, quello che dai ti viene restituito con gli interessi».
Voi, in 20 anni di attività, avete messo in rete oltre 28 mila famiglie. Cosa vuol dire, in pratica, tutto questo e come si traduce l’operato dell’Associazione nazionale famiglie numerose che – attraverso le diramazioni regionali – è a disposizione di tutte queste famiglie?
«Noi siamo una famiglia di famiglie. Tutti noi siamo animati da puro spirito di volontariat. Non abbiamo persone stipendiate, questo ci teniamo a dirlo, quindi questo vuol dire che vorremmo fare tanto, ma riusciamo a fare quello che possiamo. Però, malgrado questo, riusciamo a fare delle cose bellissime, perché ogni famiglia può portare le sue competenze, le sue professionalità. C’è chi si occupa del tema scuola, chi si occupa del tema accoglienza, c’è chi si occupa del Banco alimentare, c’è chi si occupa dei gruppi di acquisto, c’è chi si occupa di politica, di andare a trovare politica, eccetera. Quindi noi questa trasversalità delle nostre famiglie, le usiamo proprio a beneficio delle famiglie stesse. Quindi sicuramente cerchiamo di aiutare tante famiglie, attraverso il Banco alimentare-Siticibo, abbiamo un auto-mutuo-aiuto che si chiama “Aiutiamoci”. Le famiglie che hanno qualche disponibilità in più, le mettono a disposizione di quelle un po’ più bisognose. Ma soprattutto facciamo momenti di incontro, andiamo a incontrare i politici a livello nazionale, regionale e livello locale. Incontriamo scuola… Con le nostre chat riusciamo così a condividere magari il passeggino e i vestitini dei bambini più grandi, con quelli più piccoli. C’è tutta una serie di auto-mutuo-aiuto in cui ogni famiglia, nel suo piccolo, quel poco che riesce a dare gli viene restituito moltiplicato per “n” volte, un po’ come succede proprio all’interno delle relazioni della famiglia come dicevo prima».
In questo incontro nazionale avete aggiornato il vostro statuto, mettendo nero su bianco che la famiglia numerosa è tale a partire da 3 figli e parlavate di cambiamenti per immaginare come sarà il vostro contesto tra 10 anni. Come vi vedete tra qualche tempo, qual è la prospettiva?
«Intanto, come ho detto prima, vogliamo riproporre un modello. Vorremmo che il modello della famiglia numerosa possa essere alternativo. Ci augureremmo un “effetto Cenerentola”, perché le famiglie numerose – come ho detto – sono le più povere, le più ricche di relazioni, sono quelle un po’ dimenticate. Ci piacerebbe che, come per Cenerentola gli venisse riconosciuto il ruolo che ha, che è un ruolo fondamentale all’interno della società. Perché se questo calo demografico così importante che sta vivendo l’Italia in maniera drammatica è dovuto al fatto che si fanno meno figli, e se guardiamo l’indice di fertilità una società per essere in equilibrio dovrebbe fare due figli per donna, in Italia siamo arrivati a 1,20 quindi abbondantemente al di sotto. Ecco, senza essere dei grandi matematici, per fare due figli per donna ci vogliono delle donne, delle coppie che riescono a fare due figli, qualcuno di più, per compensare chi non ne può o non ne vuole fare. E questo in Italia è drammaticamente venuto a mancare. Quindi, non chiediamo delle preferenze, chiediamo semplicemente di avere le stesse peculiarità che hanno tutte le altre famiglie perché, tanto per intenderci, spesso i nostri figli hanno difficoltà di accesso anche all’università, alla scuola. Questo perché chiaramente, essendo in tanti, non c’è abbastanza reddito per poter mandare i figli all’università. Ecco, se si riuscisse a trovare delle modalità per cui anche i figli delle famiglie numerose possono andare all’università, si creerebbero i presupposti per cui se tu hai un figlio, due figli, tre o più figli sostanzialmente si potrebbero mandare i figli all’università. Sostanzialmente non hai peggiorazioni che invece oggi ahimè dobbiamo registrare. E comunque c’è anche una proposta, di cui parliamo da tempo, che vogliamo ufficializzare. Nasce da una considerazione. Perché oggi c’è questa crisi di natalità? Dal punto di vista politico, se andiamo a vedere com’è composto l’elettorato oggi, vediamo che la sua fetta più consistente in Italia è costituita dalle fascia degli over 60, la fascia più importante per le votazioni; la seconda fascia è quella dei 40-60 anni; la terza fascia è quella dai 18 ai giovani sostanzialmente. E questo è il motivo per cui quando ci sono le elezioni, se si sentono le promesse elettorali, guarda caso queste ultime riguardano soprattutto la fascia più anziana degli over 60. Si parla di pensioni, si parla della casa, del patrimonio, di non tassare i patrimoni che, guarda caso, sono in tasca degli over 60. Sono tutti temi cari a questa fascia. Invece non fa presa elettorale parlare dei giovani, ma soprattutto parlare dei figli. E a questo proposito, bisogna evidenziare una cosa. Esiste una fascia di cittadini, che sono tali a tutti gli effetti, i quali hanno diritti e doveri come tutti gli altri, ma non hanno rappresentanza elettorale. Qual è questa fascia? Sono esattamente i minori che a non essere rappresentati elettoralmente. Qualcuno dice “No, ma sono rappresentati dai genitori”. E io controbatto rispondendo “É la stessa risposta che veniva data nell’Ottocento, quando i padroni negli Stati Uniti votavano per conto degli schiavi. È la stessa risposta che davano gli uomini quando, prima del dopoguerra, votavano soltanto loro. Dicevano: “Noi rappresentiamo anche le donne”. È la stessa risposta di adesso, ma i genitori non rappresentano i figli, i genitori rappresentano se stessi. Quindi, se riusciamo a riconoscere questa rappresentanza elettorale ai minori, si fa un passo notevole affinché la politica prenda più coscienza di loro. Con che modalità? Ce ne sono due. Una è la modalità diretta, quella di riconoscere il diritto di voto ai minori, i quali potrebbero esercitarlo direttamente – magari facendo anche un percorso di educazione civica – oppure ci sarebbe il voto per delega. Questo vale soprattutto quando i bambini sono piccoli, o neonati, e sono i genitori che votano per conto dei figli. Ecco, questo è un passaggio culturale che, mai come adesso, ci rendiamo conto che è fondamentale per scardinare un sistema che si sta avvitando su se stesso. Siamo una nazione sempre più vecchia, sempre più anziana, dove aumenta sempre di più la spesa per la sanità, le pensioni e il welfare. Se non riusciamo a fare un cambio di passo, purtroppo ci avvitiamo su noi stessi e noi vorremmo cambiarla questa società».
Infine, il vostro messaggio a tutte le famiglie che vi leggeranno…
«Alle famiglie dico, “Credete di più nella famiglia e promuovetela, perché la bellezza della famiglia è una cosa che va promossa in ogni ambiente. Quindi approfittatene e se vedete una famiglia con figli, fate loro i complimenti e soprattutto, se avete uno o due figli, pensate a fare il secondo, il terzo o il quarto».