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“Goffredo e Tommaso, siate servi degli ultimi e dei poveri”

"Che il Signore vi accompagni - invoca monsignor Valentinetti -, vi custodisca, vi benedica nel vostro servizio insieme alle vostre famiglie. Benedica le comunità parrocchiali che vi hanno generato, benedica il cammino di fede che avete fatto, perché possiate nel tempo e nella storia essere – così come ho scritto nel decreto di accoglimento della vostra domanda – la voce e le orecchie del vescovo"

Lo ha affermato l’arcivescovo Valentinetti domenica 13 ottobre, ordinando diaconi permanenti Goffredo Maria Leonardis e Tommaso Paolini nella chiesa della Visitazione della Beata Vergine Maria a Pescara

L'abbraccio pastorale tra l'arcivescovo Valentinetti e i neo diaconi Goffredo Maria Leonardis e Tommaso Paolini

È stata una liturgia eucaristica solenne di grande giubilo, quella presieduta domenica sera dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti nella chiesa della Visitazione della Beata Vergine Maria a Pescarain occasione dell’ordinazione diaconale degli accoliti Tommaso Paolini e Goffredo Maria Leonardis, provenienti rispettivamente dalle parrocchie dei Santi Angeli Custodi di Pescara e di San Giovanni Bosco di Montesilvano. Non a caso a concelebrare la santa messa, oltre ad un’ampia delegazione di sacerdoti diocesani, c’erano anche i parroci di queste ultime: rispettivamente don Massimiliano De Luca e don Lorenzo Di Re.

L’arcivescovo Valentinetti recita le litanie dei santi per i nuovi diaconi

Un giubilo che il presule ha espresso fin dall’avvio della celebrazione: «Due fratelli – esordisce l’arcivescovo Valentinetti – vengono ammessi all’ordine del diaconato permanente. Siano rese grazie al Signore per il dono della vocazione nella vita matrimoniale, i due diacono permanenti sono sposati, e nella vita di servizio alla comunità ecclesiale».

Successivamente, prima di eseguire i riti di ordinazione veri e propri, l’arcivescovo di Pescara-Penne – nell’omeliaha tracciato tutte le caratteristiche che un diacono deve possedere per svolgere efficacemente il proprio servizio pastorale: «Carissimi Goffredo e Tommaso – ricorda -, l’ultimo gesto dell’ordinazione diaconale è la consegna del libro dei Vangeli, perché esso sia da voi custodito, letto, meditato, annunciato. Più che mai nel Vangelo è contenuta la Parola di Dio e, alla luce della seconda lettura che abbiamo ascoltato (Eb 4,12-13), questa è efficace, più tagliente di ogni spada a doppio taglio che penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino a giungere alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Questa Parola è per voi. Avete già fatto un cammino di formazione umana, intellettuale e spirituale per accogliere questa Parola. Ma più che mai, in questo gesto sacramentale, la Parola vi viene consegnata perché Voi la possiate custodire nel vostro cuore, dove essa deve penetrare fino in fondo, fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito. Ma non basta. Sarete diaconi, proclamatori del Vangelo nella liturgia, ma proclamatori del Vangelo nel servizio ministeriale che andrete a svolgere, ovunque andrete a svolgerlo e dovunque il Signore vi chiamerà, soprattutto dentro la vostra storia umana, dentro la vostra storia di lavoro di tutti i giorni. È lì che questo Vangelo dev’essere penetrato. Non spocchiosamente sbandierato, ma sicuramente e profondamente vissuto. E allora, non ci sarà creatura che potrà nascondersi davanti a Dio. Incontrerete, così come Gesù, fratelli e sorelle che vi chiederanno ragione della vostra fede o vi chiederanno “Che cosa devo fare per avere la vita eterna?”. Questa parola è una richiesta che litiga con la morte. Questo giovane, probabilmente, aveva sperimentato la finitudine della vita. La morte era davanti a lui, davanti ai suoi cari, davanti alle tante persone. Così come voi già avete vissuto questo incontro con la morte. E allora la richiesta è, “Ma c’è una vita eterna? Possiamo vivere una vita eterna?”. La risposta di Gesù è “Che cosa leggi nei comandamenti?”. E si fa lui interprete di quei comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”. Cosa strana… Non i comandamenti verso Dio, ma quelli verso il prossimo, verso l’amore senza riserve, l’amore verso tutti. Quello stesso amore verso tutti di fraternità, di cui ci parla continuamento Papa Francesco. Un amore che non conosce limite».

Una parte dei sacerdoti concelebranti

Ma il diacono è soprattutto un ministero di servizio: «Il diacono – precisa monsignor Tommaso Valentinetti – è il servo, prima di tutto, dopo la Parola, dell’amore, del servizio, soprattutto nei confronti di coloro che possono essere più lontani nella vita e nella storia della comunità ecclesiale. Non siete ordinati principalmente per il cammino liturgico, sarete chiamati anche a vivere questo, ma il servizio principale sarà nella vostra vita l’attenzione agli ultimi, ai poveri. D’altra parte, nel momento in cui il giovane dice “Queste cose le ho sempre osservate”, il Signore replica “Una cosa sola ti manca… Vai, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, poi vieni e seguimi”. Con uno sguardo d’amore Gesù ha già posato uno sguardo d’amore su di voi. Non solo su voi due, sulle vostre spose, sulle vostre famiglie Lì lo sguardo d’amore di Gesù si è posato, perché possiate avere il coraggio di vivere una vita nella semplicità, nel rispetto di quella che è la dinamica familiare, ma nella semplicità. Non condizionati dalla ricchezza, ma servi degli ultimi e dei poveri, nella vostra vita e nella vostra esistenza. Del resto, per vie diverse questo lo avete già sperimentato. Voi famiglia di Goffredo nella terra di missione, voi famiglia di Tommaso, nel servizio della famiglia. Ma sia ben chiaro che questo cammino è un cammino di sequela, sempre da rinnovare, sempre da ricominciare. San Francesco rinunciò ai beni non tanto per pauperismo, ma quanto per non farsi dominare dalla logica del possesso. È questa la strada del cristiano, è questa la strada di me vescovo, di voi cari presbiteri, di voi carissimi diaconi. Non lasciamoci dominare dal possesso, siamo servi. Siamo servi sapendo molto bene che possiamo rimanere sconcertati di fronte a questa Parola, così come furono sconcertati i discepoli. Ma Gesù dice ad essi “Non abbiate timore. Forse anche voi cercate la vita eterna”. , la cerchiamo la vita eterna. La cerchiamo con tutto il cuore e con tutte le forze. “Ebbene, se vivrete in questa logica, se vivrete lasciando tutte le cose e quanto vi appartiene e saprete relativizzare tutto, avrete tutto in sovrabbondanza”».

Una missione, quello del diacono, che verrà accompagnata anche da esperienze poco edificanti: «Insieme a persecuzioni – aggiunge l’alto prelato -. Eh sì, il Vangelo è duro a questo punto. Ma allora noi ci rimettiamo a quello sguardo d’amore, perché dentro di esso anche le più piccole e le più grandi persecuzioni possono diventare lievi e leggere. Che il Signore vi accompagni, vi custodisca, vi benedica nel vostro servizio insieme alle vostre famiglie. Benedica le comunità parrocchiali che vi hanno generato, benedica il cammino di fede che avete fatto, perché possiate nel tempo e nella storia essere – così come ho scritto nel decreto di accoglimento della vostra domanda – la voce e le orecchie del vescovo. Amen».

La chiesa della Visitazione della Beata Vergine Maria gremita dai fedeli

Quindi, dopo aver distribuito la loro prima Eucaristia, i due novelli diaconi – prima della benedizione finale – hanno espresso alcuni sentiti ringraziamenti: «Non potevamo non dare voce a quello che abbiamo nel cuore – spiega Tommaso Paolini -, per ringraziare e lodare innanzitutto il Signore pe tutto quello che ha compiuto nella nostra vita. E lo facciamo con le parole del salmo 102 “Benedici il Signore, anima mia, quanto in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici”. E in questi anni, veramente, ne abbiamo ricevuti tanti. A partire dalla vita e, a seguire, pensando alla fede. Poi benediciamo e ringraziamo il Signore per la grande vocazione al matrimonio in cui è maturata l’altra vocazione al servizio e all’ordine diaconale. Nella famiglia abbiamo vissuto e viviamo la scuola della diaconia, del servizio radicale ed esigente e, quindi, la gratitudine per i nostri genitori. Per Antonio, che vive tra le braccia misericordiose di Dio, per la mamma Adelina che è qui insieme a noi; per Giuseppe e Alba, in particolare, la ringraziamo per queste tre settimane di fermento nella preparazione dei paramenti che abbiamo indossato questa sera. Benediciamo il Signore e lo ringraziamo per quelli che sono stati i nostri parroci per lunghi anni, don Giuseppe Scarpone e don Giampietro Pittarello, padri premurosi e sempre presenti nella nostra vita. Innamorati di Cristo e della sua Chiesa, ci hanno trasferito questo amore. Ringraziamo e benediciamo il Signore per i nostri parroci attuali, don Lorenzo parroco di San Giovanni Bosco e don Massimiliano De Luca. Poi un pensiero particolare di gratitudine profonda alla Congregazione delle Suore pastorelle e alle consorelle che il Signore ha chiamato a sé dopo una lunga vita. E mi hanno veramente accompagnato in questi diversi decenni».

Anche Goffredo Leonardis ha rivolto i suoi ringraziamenti: «Anche io, dato che si parla di ordini religiosi – aggiunge -, ringrazio le suore di Nostra Signora di Ravasco, le suore carmelitane di Pescara che della diocesi di Sapë in Albania (dov’è stato missionario per diversi anni insieme alla moglie Tiziana). Poi ringrazio i padri missionari caracciolini, che sono venuti qui. E poi tutti gli altri ringraziamenti li farò con calma, questa settimana, quando servirò la prima messa in parrocchia».

I diaconi Tommaso Paolini e Goffredo Maria Leonardis

Quindi Tommaso Paolini ha proseguito: «E benediciamo e ringraziamo il Signore – afferma il neo diacono – per le nostre comunità parrocchiali, quelle di San Giovanni Bosco e dei Santi Angeli Custodi dove abbiamo incontrato il Signore, ricevuto i sacramenti, maturata la vocazione al matrimonio e al diaconato. Ad esse va anche il ringraziamento per tutto l’impegno che hanno profuso nella preparazione di questa giornata di festa. Benediciamo e ringraziamo il Signore per le persone speciali che ci accompagnano e vivono con noi il quotidiano, nel lavoro, nel cammino di fede, nella relazione di amicizia. Perché con queste persone viviamo la vertigine che viene dalla contemplazione del mistero. Questo è un dono prezioso poterlo fare anche nell’ambiente di lavoro, nell’ambiente della vita quotidiana. Benediciamo e ringraziamo il Signore per tutte le persone che ci hanno accompagnato in questi anni, con la preghiera, e ci hanno così assicurato che questa preghiera. Poi voglio ringraziare con veramente il cuore pieno di gioia, i compagni della prima classe del Seminario del biennio teologico-filosofico del 1985 che sono presenti e dopo tanti anni ci siamo ritrovati. L’ultima gratitudine la esprimiamo a Lei, Eccellenza, che è stato presente e attento in questi lunghi anni di preparazione e si è preso sempre cura come un padre di entrambi e delle nostre famiglie. “Se uno mi vuole seguire mi segua e dove sono io, là sarà anche il mio servo”. Questa era la frase del Vangelo di Giovanni che avevamo scelto e con questa disponibilità, ci rimettiamo nelle mani del Signore perché possa essere solo Lui l’ispiratore della nostra azione ministeriale. Così sia».

About Davide De Amicis (4486 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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