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G7 a Pescara: “Preghiamo per portare un messaggio di pace”

"Che il Signore assista a noi – conclude monsignor Tommaso Valentinetti -, assista la nostra città soprattutto, perché si conservi nella pace, perché gli operatori di pace in questa città si moltiplichino. Che ci sia pace nelle nostre famiglie, che ci sia collaborazione tra coloro che hanno la responsabilità della vita pubblica, che non ci siano sterili contrapposizioni ma ricerca del bene comune. Se non ripartiamo da queste cose, se non ripartiamo da questi principi della piccolezza, della semplicità, dell'offerta di collaborazione. Se non ripartiamo dal piccolo, non si arriverà mai al grande"

È l’invito rivolto dall’arcivescovo Valentinetti, in occasione della santa messa presieduta a Pescara nella solennità di San Francesco d’Assisi patrono d’Italia

L'arcivescovo Valentinetti pronuncia l'omelia

È stata fin dal principio un appello alla pace, ma soprattutto a diventare tutti operatori di pace, la solenne e suggestiva santa messa presieduta venerdì sera dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, nella parrocchia di Sant’Antonio di Padova a Pescara, in occasione della solennità di San Francesco d’Assisi patrono d’Italia: «Si rinnova la festa di San Francesco, fondatore di tre ordini francescani e patrono d’Italia – esordisce il presule -. Ci affidiamo alla sua intercessione perché voglia custodire tutti noi e, soprattutto, la nostra nazione per sua intercessione nella ricerca sincera della pace. Pace nei nostri cuori, pace fra i popoli e le nazioni».

Masci accende la lampada votiva in onore di San Francesco d’Assisi

La celebrazione eucaristica, concelebrata dal parroco Padre Alfonso Di Francesco e dagli altri frati conventuali minori della parrocchia, è stata aperta dal dono dell’olio per la lampada votiva – che arderà per tutto l’anno ai piedi dell’effige di San Francesco – compiuto dal sindaco di Pescara Carlo Masci: «Come rappresentante di tutti i cittadini di Pescara -afferma il primo cittadino – a Te, Frate Francesco, offriamo l’olio per accendere la lampada votiva. Con questo simbolico gesto ti esprimiamo l’amore che nutriamo per te e imploriamo la tua costante protezione. Vigila Francesco, Fratello Santo, sul nostro popolo, illumina i governanti, veglia sulle sorti dell’Italia, guarda con benevolenza la nostra città; rafforza i vincoli di unità, solidarietà, fraternità. Benedici tutti i lavoratori. Dona loro e a tutte le famiglie prosperità e pace».

Quindi la formula di risposta pronunciata dall’arcivescovo Valentinetti: «Accetta, o Francesco vita immagine del Cristo, patrono dell’Italia – invoca monsignor Valentinetti -, l’offerta dell’olio per la lampada votiva che il Comune di Pescara oggi ti offre. Fa che il popolo italiano, fedele alle radici cristiane, vivendo in comunione e fraternità, concorra con l’Europa al progresso dell’umanità per il bene e la pace di tutti. Per Cristo nostro Signore».

Nell’omelia l’arcivescovo di Pescara-Penne l’importante missione evangelizzatrice promossa dal “Poverello di Assisi”: «L’origine della vocazione di Francesco – ricorda l’arcivescovo Valentinetti – è molto particolare, perché gli scritti, la tradizione, dicono che fondamentalmente la prima richiesta che il Signore fa a Francesco è quella del “Vai e ripara la mia Chiesa”. Tant’è vero che Francesco non capisce immediatamente questa richiesta, ma si reca sotto la valle di Assisi, dove c’era questa piccola chiesa dedicata a Santa Maria degli Angeli e comincia a restaurarla, senza sapere che forse la chiamata gli implicava qualcosa di più profondo e di più fondamentale. Francesco adopera una chiave di lettura per capire qual è la richiesta che il Signore ci fa. E la chiave di lettura è illustrata dalla pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato, la chiave di lettura della piccolezza… “Ti rendo lode Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti, ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”. Francesco sposa la piccolezza, sposa la cosiddetta minorità, perché ha capito che solo attraverso la piccolezza e la minorità, può immergersi dentro le maglie fitte e faticose di una Chiesa molto autocentrata su se stessa, una Chiesa gerarchicamente molto pesante, per poter portare quell’intuizione fondamentale di ricevere una regola e – badate bene – la regola della piccolezza. E Francesco ci riesce. Comincia quell’opera, che poi hanno portato avanti i suoi seguaci, di restaurare la Chiesa santa di Dio in vista del Regno».

L’arcivescovo Valentinetti incensa la statua di San Francesco d’Assisi

Un compito, quest’ultimo, che il santo di Assisi ci ha lasciato in eredità: «Quanto mai più importante è oggi questo messaggio e questa vocazione francescana – conferma il presule -, dentro la storia e la vicenda della Chiesa che vive un tempo sicuramente molto complesso a cui Papa Francesco, che ha assunto il nome del “Poverello di Assisi”, sta dando delle risposte profetiche, ma anche strutturali. Si è aperta da pochi giorni la seconda parte del sinodo della Chiesa universale, cioè la Chiesa che riflette su se stessa, sulla missione, sulla partecipazione e sulla comunione. Sono i tre cardini fondamentali per restaurare la Chiesa santa di Dio. Ma Francesco, e questa è la bellezza che lega anche questo piccolo gesto – che annualmente facciamo – della offerta dell’olio da parte della realtà municipale, così come ad Assisi delle regioni d’Italia, non si limita a portare un messaggio nella Chiesa, ma va avanti e porta il messaggio della piccolezza nella società. Emblematico il suo viaggio in Oriente, povero Oriente bistrattato in maniera straordinariamente terribile in questi mesi e in queste settimane, e va a parlare con il sultano non per convertirlo, ma per dirgli “Io e te, insieme, possiamo essere dono uno per l’altro“».

Nulla a che vedere con le relazioni imbastite oggi dai leader mondiali: «Eh, capite bene che se i potenti di questo mondo mettessero minimamente in pratica questa logica – osserva l’arcivescovo -, non ci sarebbe l’altra logica del “Mi hai bombardato, ti ribombardo. Mi hai ribombardato, ti ribombardo un’altra volta e via di questo passo. Ma i potenti di questo mondo, probabilmente, rispondono ad altre logiche e hanno dimenticato Papa Francesco, così come trascurano i continui suoi appelli. Ma Papa Francesco ha diffuso la sua la sua parola anche in Europa e questa si è riempita dei seguaci di Francesco».

Numerosi i fedeli che hanno partecipato alla santa messa

A questo punto, l’arcivescovo di Pescara-Penne non ha mancato di rivolgere l’attenzione su di un importante appuntamento che, per la prima volta nella sua storia, vedrà il capoluogo adriatico al centro di una conferenza di pace internazionale: «Forse, molto probabilmente – sottolinea il presule -, la grazia di Dio ci mette a disposizione, nella nostra città, un’opportunità che forse io non me la ricordo mai – probabilmente non so se il signor sindaco e gli amministratori se lo ricordano -, cioè che una parte del G7 (quello legato al tema dello sviluppo, che si svolgerà all’Aurum dal 22 al 24 ottobre con la partecipazione dei ministri degli Esteri di Italia, Stati Uniti d’America, Canada, Giappone, Francia, Germania e Regno Unito), i responsabili delle sette nazioni più potenti nel mondo, possano venire a ragionare qui a Pescara di un tema molto importante. Ecco, noi dobbiamo pregare per questa dimensione della nostra città di Pescara, che si apre sull’Europa e sul mondo, perché noi possiamo portare un messaggio di pace. Quel messaggio di pace che questa sera abbiamo incarnato davanti a questa immagine e che abbiamo fatto splendere con questa lampada, che si consumerà davanti all’immagine di Francesco per tutto l’anno».

Da qui la stoccata ai leaders europei: «E allora – afferma l’arcivescovo di Pescara-Penne -, credo che ci sia un accompagnamento di preghiera, di intercessione e soprattutto, io non ho peli sulla lingua lo sapete, un’Europa possibilmente non più suddita delle potenze straniere, ma capace veramente di dire una parola di pace. Che occasione abbiamo perso come Europa, nel momento in cui potevamo dire una parola di pace ed evitare un altro conflitto terribile che si sta consumando proprio ai confini dell’Europa».

Quindi l’auspicio finale: «Che il Signore assista a noi – conclude monsignor Tommaso Valentinetti -, assista la nostra città soprattutto, perché si conservi nella pace, perché gli operatori di pace in questa città si moltiplichino. Che ci sia pace nelle nostre famiglie, che ci sia collaborazione tra coloro che hanno la responsabilità della vita pubblica, che non ci siano sterili contrapposizioni ma ricerca del bene comune. Se non ripartiamo da queste cose, se non ripartiamo da questi principi della piccolezza, della semplicità, dell’offerta di collaborazione. Se non ripartiamo dal piccolo, non si arriverà mai al grande. Affidiamo tutto ciò a Francesco, messaggero di vera pace, messaggero di piccolezza, messaggero di pace e di bene. Amen».

About Davide De Amicis (4611 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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