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“Abbiamo bisogno d’incarnare una misericordia che viene dal Signore”

"La mia vita - osserva don Amadeo Josè Rossi - non può fare a meno di annunciare il Signore. Il dono che Lui mi ha fatto è immenso e, alcune volte, mi sento piccolo per ricambiarlo. In realtà il Signore ti fa toccare con mano quanto sia grande la sua opera, quanto si serva di strumenti utili e poveri in mezzo al suo popolo e al mondo. Il Signore ti fa capire quanto ti vuole bene e te lo dimostra ogni giorno. Ho il cuore pieno di gratitudine, ma ho anche la consapevolezza dei miei limiti, delle mie povertà, delle mie inadempienze, dei cattivi esempi, del male che posso aver recato per la mia inesperienza. Per questo chiedo comprensione e perdono a tutti. Pregate per me"

Lo ha affermato ieri l’arcivescovo Valentinetti presiedendo, nella chiesa di San Luigi Gonzaga a Pescara, la santa messa per i 25 anni di sacerdozio di Don Amadeo Josè Rossi, vicario generale dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne

L'arcivescovo Valentinetti pronuncia l'omelia

È stato un autentico bagno di folla quello che ieri sera ha fatto da cornice, unitamente all’effige mariana di Nostra Signora di Coromoto (patrona del Venezuela) collocata ai piedi dell’altare della parrocchia di San Luigi Gonzaga a Pescara, alla santa messa solenne presieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti per celebrare i 25 anni di ordinazione sacerdotale del suo parroco nonché vicario generale venezuelano dell’Arcidiocesi Don Amadeo José Rossi.

Don Amadeo José Rossi, concelebra con l’arcivescovo Valentinetti

Inoltre ha fatto il suo ingresso ufficiale in nuovo vicario parrocchiale don Antonio Elia Pirro. Entrambe “felici ricorrenze” per il presule, che nell’omelia ha colto l’occasione per spendere parole importanti nei riguardi innanzitutto dei presbiteri, rappresentati da un’ampia delegazione di concelebranti: «L’occasione di un anniversario di ordinazione sacerdotale e l’immissione di un presbitero nella comunità – esordisce l’arcivescovo Valentinetti – è un’occasione opportuna per riflettere attentamente sul ministero sacerdotale, sul nostro ministero carissimi confratelli, ma anche sull’attenzione che il popolo santo di Dio deve dare al ministero sacerdotale. Il primo pensiero mi viene dal profeta Isaia: “Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché mi ha consacrato con l’unzione e mi ha comandato a portare il lieto annuncio ai poveri”. E tutto quello che segue “Fasciare le piaghe dei cuori spezzati, libertà degli schiavi, scarcerazione dei prigionieri, l’anno di misericordia”. Sappiamo che Gesù ha applicato a sé questa parola di Isaia nella sinagoga di Nazareth, quando – entrato nella sinagoga – si fa dare il rotolo del profeta Isaia, legge questo brano e alla fine conclude dicendo “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con le vostre orecchie”».

I sacerdoti concelebranti

Una Scrittura che l’arcivescovo di Pescara-Penne ha ricordato come sia ancora in atto: «In un prolungamento ministeriale – osserva – che da Gesù arriva fino a coloro che Lui stesso sceglie per condividere il sacrificio della croce e, soprattutto, il ministero dell’annuncio dell’Evangelo. Ciò che dobbiamo sempre ricordare, questo lo dico particolarmente a noi sacerdoti, è che noi non siamo presbiteri per un’autocandidatura. Guai a noi se pensassimo di essere presbiteri o vescovi per via di una nostra autocandidatura. Anzi, queste ultime nella Chiesa sono sempre pericolose. Siamo presbiteri perché abbiamo ricevuto una chiamata, misteriosa, profonda, a cui dobbiamo essere fedeli e che ci coinvolge in una maniera diretta con questa Parola, perché realmente siamo coloro che devono annunciare l’anno di misericordia del Signore. Oggi più che mai, in un mondo che ha bisogno di misericordia, in un mondo che si odia e che sta sperimentando le violenze della guerra disumana, in un mondo che continua a non educare più il cammino dei giovani, ma a trascurarlo dentro modelli di educazione che non sono appropriati. Ma proprio per questo, abbiamo bisogno di incarnare una misericordia che viene dal Signore, viscere di misericordia, compassione, perché realmente il mondo ha bisogno ancora una volta che qualcuno ridica questo amore. E non solo ridirlo a parole, ma con i fatti, con la verità della nostra vita e della nostra esistenza».

I fedeli che hanno gremito la parrocchia di San Luigi Gonzaga

Una missione, quest’ultima, che riguarda anche i laici: «Non pensate – precisa monsignor Tommaso Valentinetti, rivolgendosi ai tantissimi fedeli presenti in chiesa – che il vostro sacerdozio battesimale non entri dentro questa chiamata che viene dal Signore, a noi tutti per il battesimo, a noi in particolare per il ministero sacerdotale. Ma tutto questo produce un effetto molto strano, dato dalla pagina del Vangelo: “Beati voi poveri, beati voi che ora avete fame, beati voi che ora piangete, beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno, perché avrete una grande ricompensa nei cieli”. Non possiamo essere gli uomini di tutte le stagioni, non possiamo essere gli uomini che non mettono in conto le contraddizioni. Parto dall’ultima affermazione “Beati quando gli uomini vi odieranno e vi metteranno al bando”, in un discernimento di fedeltà al Vangelo e di fedeltà al magistero della Chiesa che oggi si chiama Papa Francesco, che ci piaccia o non ci piaccia. In questa fedeltà noi vogliamo condividere anche la contraddizione e il rifiuto, ma sapendo che prima di noi è stato contraddetto e rifiutato il maestro Gesù. Detto ciò, tutto questo provocherà forse anche dolore, pianto, afflizioni. Tutto questo ci porterà sempre di più a condividere la sorte degli ultimi, dei poveri, degli esclusi, degli affamati, degli abbandonati».

L’effige mariana di Nostra signora di Coromoto, patrona del Venezuela

Una scelta difficile e compromettente, questa, ma necessaria: «Tutto ciò– avverte l’arcivescovo – ci porterà sempre di più a condividere la sorte degli scartati della terra, ma se non lo faremo non riceveremo in premio il Regno dei cieli. E guai a noi se condivideremo la sorte dei potenti, guai a noi se condivideremo la sorte dei ricchi e dei gaudenti. Non ha alcun senso, il Vangelo è un altro senza sé e senza ma».

Quindi un pensiero rivolto al sacerdote latino-americano, con origini italiane divise tra Abruzzo e Lazio: «Chiaramente, carissimo don Amadeo – conclude il presule -, entrare in questo mistero d’amore è sicuramente entrare in una verità affaticante e qualche volta difficile, ma molto consolatoria. Mi riferisco anche alla situazione della tua nazione d’origine. Il Venezuela e la sua Chiesa stanno vivendo questa contraddizione e questa fatica. E l’immagine di Maria nel 75° anniversario dell’incoronazione di questa statua che si trova in Venezuela, ci dice quanto sia difficile il cammino che vogliamo tracciare insieme. E se la grazia del Signore ci ha dato la grazia di condividere il ministero sacerdotale in questa comunità diocesana con parecchi presbiteri provenienti dal Venezuela, noi la riteniamo una benedizione. Che Maria ci sostenga, ci benedica e la preghiera di voi tutti, carissimi fratelli e sorelle, ci dia forza perché possiamo essere coerenti e fedeli a questa Parola evangelica. Amen».

Don Amadeo José Rossi, vicario generale dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne

Al termine della santa messa, don Amadeo non ha mancato di salutare e ringraziare tutti i presenti e non: «Mi guardo indietro, rivivo i ricordiMi sembra ieri, quando sono stato ordinato sacerdote a Merida (Venezuela) nella Basilica Cattedrale dell’Immacolata, nelle mani del vescovo Sua eminenza Baltazar Porras all’epoca arcivescovo di Merida. Questi 25 anni, ma anche quelli precedenti della mia formazione a Merida, Tenerife, ma anche gli anni a Roma, sono trascorsi così velocemente e oggi sono qui a ringraziare il Signore per questo bellissimo dono che mi ha fatto, il sacerdozio. Sono tanti i ringraziamenti che vorrei fare in questa occasione».

Il primo e assoluto grazie va a Dio Padre, nella persona di suo figlio Gesù Cristo. Un ringraziamento ai miei genitori, mamma Fiormaria e papà Amedeo, sono loro che mi hanno insegnato ad avere una grande fede in Dio. Ringrazio anche i miei fratelli e mia sorella. I miei ricordi risalgono anche ai giorni della mia preadolescenza, quando da piccolo facevo il chierichetto con il parroco di Turén don Fidel. Mi aveva aiutato a mettere la preghiera e la messa al primo posto. Ringrazio anche monsignor Ángel Polachini Rodríguez, vescovo emerito di Guanare, la diocesi sede della patrona del Venezuela, per la sua disponibilità e la sua passione missionaria. La mia vita non può fare a meno di annunciare il Signore. Il dono che Lui mi ha fatto è immenso e, alcune volte, mi sento piccolo per ricambiarlo. In realtà il Signore ti fa toccare con mano quanto sia grande la sua opera, quanto si serva di strumenti utili e poveri in mezzo al suo popolo e al mondo. Il Signore ti fa capire quanto ti vuole bene e te lo dimostra ogni giorno. Ho il cuore pieno di gratitudine, ma ho anche la consapevolezza dei miei limiti, delle mie povertà, delle mie inadempienze, dei cattivi esempi, del male che posso aver recato per la mia inesperienza. Per questo chiedo comprensione e perdono a tutti. Pregate per me».

Il mio ringraziamento va soprattutto all’Arcidiocesi di Pescara-Penne, che mi ha accolto nella persona dell’arcivescovo emerito monsignor Francesco Cuccarese nell’ottobre 2004. Un ringrazimento speciale va a monsignor Tommaso Valentinetti, che in questi anni mi ha aiutato nel cammino di formazione umana, accademica e spirituale. Ma non ha aiutato solo me, perché in questi anni ha accolto più di 36 sacerdoti venezuelani. Qui – afferma commosso, rivolgendosi a monsignor Valentinetti – ci siamo sentiti sempre a casa come una famiglia, come una comunità dove si vivono ogni giorno le gioie e le fatiche, le attese e le speranze, la preghiera, la santa messa, il lavoro e l’amicizia. La carità che ci unisce, dev’essere lo stessa che unisce il Padre e il Figlio, cioè lo Spirito Santo. L’affetto che ci unice è lo Spirito Santo è lo Spirito Santo che è stato effuso nelle nostre anime».

Un altro sentito ringraziamento va ai miei confratelli sacerdoti qui presenti, ma a quelli che non sono potuti venire per motivi personali o pastrorali, ma che comunque mi hanno chiamato. Sono grato a ciascuno di voi per l’accoglienza. Grazie ai confratelli sacerdoti che mi hanno accolto e “sopportato” come vice parroco e a tutti grazie per quelli che siete e per quanto operate. Un ringraziamento ai seminaristi, ai ministranti, agli accoliti, ma anche ai membri degli uffici diocesani e agli impiegati della Curia. E il mio ultimo ringraziamento va alle comunità parrocchiali dove ho svolto il mio ministero sacerdotale in questi 25 anni. A ottobre, invece, saranno 20 gli anni trascorsi in Italia. Insieme alla comunità parrocchiale di San Luigi Gonzaga, pregate con spirito sinodale per il ministero sacerotale che mi è stato affidato.

Don Antonio Elia Pirro, nuovo vicario parrocchiale di San Luigi Gonzaga, con l’arcivescovo Valentinetti

Voglio dire grazie a tutte le persone che ho conosciuto, che mi sono state e mi sono ancora vicino. Grazie di cuore ai miei familiari e parenti presenti, sapete che ho le mie radici anche in Abruzzo oltre che in Lazio. Vi chiedo infine di pregare per me. Concludo affidandomi a Maria, nostra Madre di Coromoto e patrona del Venezuela. Un grazie speciale ai miei confratelli del Venezuela che sono qui. Voglio affidare alla Madonna tutte le realtà e i collaboratori parrocchiali che, nel silenzio, fanno un servizio d’amore con tanta pazienza. Il Signore guarda nel segreto. Che Dio vi benedica e che Maria santissima vi accompagni. E ringrazio Sua Eccellenza, che ha mandato a San Luigi don Antonio Elia Pirro come vicario parrocchiale per dare una grande mano. Dio benedica tutti, che il Signore ci accompagni sempre. Amen».

About Davide De Amicis (4463 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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