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“Serve una conversione negli stili di vita contro il degrado umano dell’ambiente”

"Sperare e agire con il creato - conclude il Papa -, significa allora vivere una fede incarnata, che sa entrare nella carne sofferente e speranzosa della gente, condividendo l’attesa della risurrezione corporea a cui i credenti sono predestinati in Cristo Signore"

L’ha invocata Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale del creato, del prossimo 1 settembre, dal tema “Spera e agisci con il creato”

Papa Francesco - Foto: Vatican media/Sir

È “Spera e agisci con il creato” il tema del messaggio di Papa Francesco, diffuso nei giorni scorsi, per la Giornata mondiale del creato che si celebrerà la prossima domenica 1 settembre. Un tema attraverso il quale il Papa ribadisce che la speranza cristiana non delude, come ricorda anche la bolla di indizione del prossimo Giubileo: «Lo Spirito rende i credenti creativi, pro-attivi nella carità – premette il Papa nel messaggio -. Li immette in un grande cammino di libertà spirituale, non esente tuttavia dalla lotta tra la logica del mondo e la logica dello Spirito, che hanno frutti tra loro contrapposti».

Il cristiano, per il Pontefice, deve testimoniare la speranza “dentro i drammi della carne umana sofferente”: «Se pur si sogna – rilancia Bergoglio –, ora si deve sognare a occhi aperti, animati da visioni di amore, di fratellanza, di amicizia e di giustizia per tutti. In questo modo, la salvezza cristiana entra nello spessore del dolore del mondo, che non coglie solo gli umani, ma l’intero universo, la stessa natura, oikos dell’uomo, suo ambiente vitale; coglie la creazione come paradiso terrestre, la madre terra, che dovrebbe essere luogo di gioia e promessa di felicità per tutti. L’ottimismo cristiano si fonda su una speranza viva: sa che tutto tende alla gloria di Dio, alla consumazione finale nella sua pace, alla risurrezione corporea nella giustizia, di gloria in gloria».

Inoltre, per il Santo Padre, nel tempo che passa “condividiamo dolore e sofferenza”: «La creazione intera geme – constata Papa Francesco -, i cristiani gemono  e geme lo Spirito stesso. Il gemere manifesta inquietudine e sofferenza, insieme ad anelito e desiderio. Il gemito esprime fiducia in Dio e affidamento alla sua compagnia affettuosa ed esigente, in vista della realizzazione del suo disegno, che è gioia, amore e pace nello Spirito Santo».

Ma in tutto ciò non deve mancare la speranza: «È la possibilità – sottolinea il Papa – di rimanere saldi in mezzo alle avversità, di non scoraggiarsi nel tempo delle tribolazioni o davanti alla barbarie umana. La speranza cristiana non delude, ma anche non illude. Se il gemito della creazione, dei cristiani e dello Spirito è anticipazione e attesa della salvezza già in azione, ora siamo immersi in tante sofferenze che San Paolo descrive come tribolazione, angoscia, persecuzione, fame, nudità, pericolo, spada. La speranza è una lettura alternativa della storia e delle vicende umane: non illusoria, ma realista, del realismo della fede che vede l’invisibile. Questa speranza è l’attesa paziente, come il non-vedere di Abramo».

A tal proposito, Bergoglio ha citato Gioacchino da Fiore, definito “grande visionario credente”: «L’abate calabrese “di spirito profetico dotato”, secondo Dante Alighieri – continua il Santo Padre -, il quale in un tempo di lotte sanguinose, di conflitti tra Papato e Impero, di crociate, di eresie e di mondanizzazione della Chiesa, seppe indicare l’ideale di un nuovo spirito di convivenza tra gli uomini, improntata alla fraternità universale e alla pace cristiana, frutto di Vangelo vissuto. Questo spirito di amicizia sociale e di fratellanza universale ho proposto in Fratelli tutti. Questa armonia tra umani deve estendersi anche al creato, in un antropocentrismo situato, nella responsabilità per un’ecologia umana e integrale, via di salvezza della nostra casa comune e di noi che vi abitiamo».

A questo punto il Papa si è posto delle domande: «Perché tanto male nel mondo? – s’interroga – Perché tanta ingiustizia, tante guerre fratricide che fanno morire i bambini, distruggono le città, inquinano l’ambiente vitale dell’uomo, la madre terra, violentata e devastata? La lotta morale dei cristiani – ricorda il Papa, riprendendo le parole di San Paolo – è connessa al gemito della creazione. Tutto il cosmo ed ogni creatura gemono e anelano impazientemente, perché possa essere superata la condizione presente e ristabilita quella originaria. Infatti la liberazione dell’uomo comporta anche quella di tutte le altre creature che, solidali con la condizione umana, sono state poste sotto il giogo della schiavitù. Come l’umanità, il creato – senza sua colpa – è schiavo, e si ritrova incapace di fare ciò per cui è progettato, cioè di avere un significato e uno scopo duraturi; è soggetto alla dissoluzione e alla morte, aggravate dagli abusi umani sulla natura. Ma, in senso contrario, la salvezza dell’uomo in Cristo è sicura speranza anche per il creato. Infatti “anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio”. Sicché, nella redenzione di Cristo è possibile contemplare in speranza il legame di solidarietà tra gli esseri uomini e tutte le altre creature».

Da qui il nuovo appello del Santo Padre: «Serve una conversione negli stili di vita – rilancia -, per resistere al degrado umano dell’ambiente e manifestare quella critica sociale che è anzitutto testimonianza della possibilità di cambiare. Questa conversione consiste nel passare dall’arroganza di chi vuole dominare sugli altri e sulla natura – ridotta a oggetto da manipolare –, all’umiltà di chi si prende cura degli altri e del creato. Un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio diventa il peggior pericolo per sé stesso – ammonisce il Pontefice, facendo riferimento alla Laudate Deum -, perché il peccato di Adamo ha distrutto le relazioni fondamentali di cui l’uomo vive: quella con Dio, con sé stesso e gli altri esseri umani e quella con il cosmo. Tutte queste relazioni devono essere, sinergicamente, ristabilite, salvate, rese giuste. Nessuna può mancare. Se ne manca una, tutto fallisce».

In seguito il Papa ha ripreso ad approfondire il tema di questo messaggio per la Giornata mondiale del creato dell’1 settembre prossimo: «Sperare e agire con il creato – puntualizza Francesco – significa anzitutto unire le forze e, camminando insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, contribuire a ripensare alla questione del potere umano, al suo significato e ai suoi limiti. Il nostro potere è aumentato freneticamente in pochi decenni. Abbiamo compiuto progressi tecnologici impressionanti e sorprendenti, e non ci rendiamo conto che allo stesso tempo siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza. Un potere incontrollato genera mostri e si ritorce contro noi stessi, perciò oggi è urgente porre limiti etici allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale, che con la sua capacità di calcolo e di simulazione potrebbe essere utilizzata per il dominio sull’uomo e sulla natura, piuttosto che messa servizio della pace e dello sviluppo integrale».

Infine, ancora un monito da parte del Papa: «La terra – ricorda – è affidata all’uomo, ma resta di Dio. Pretendere di possedere e dominare la natura, manipolandola a proprio piacimento, è una forma di idolatria. È l’uomo prometeico, ubriaco del proprio potere tecnocratico che con arroganza mette la terra in una condizione “dis-graziata”, cioè priva della grazia di Dio – aggiunge Bergoglio, che ha poi citato Benedetto XVI – “Non è la scienza che redime l’uomo. L’uomo viene redento mediante l’amore, l’amore di Dio in Cristo, da cui niente e nessuno potrà mai separarci”».

Quindi il Santo Padre ha ripreso la sua riflessione: «Continuamente attratta dal suo futuro – osserva –, la creazione non è statica o chiusa in sé stessa. Oggi, anche grazie alle scoperte della fisica contemporanea, il legame tra materia e spirito si presenta in maniera sempre più affascinante alla nostra conoscenza. La salvaguardia del creato è dunque una questione, oltre che etica, eminentemente teologica. In gioco non c’è solo la vita terrena dell’uomo in questa storia, c’è soprattutto il suo destino nell’eternità, l’eschaton della nostra beatitudine, il Paradiso della nostra pace, in Cristo Signore del cosmo, il Crocifisso-Risorto per amoreSperare e agire con il creato, significa allora vivere una fede incarnata, che sa entrare nella carne sofferente e speranzosa della gente, condividendo l’attesa della risurrezione corporea a cui i credenti sono predestinati in Cristo Signore».

About Davide De Amicis (4434 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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