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“Gioia e stupore per il progetto grandioso che Dio ha voluto per noi”

ANTONIO: "C'è un progetto che non dipende da noi, dalle mie capacità e dalle mie possibilità, ma che è eternamente pensato dal Signore. E io sono convinto che rimanendo aperto all'accoglienza di questa grazia, di questo sguardo benevolo del Padre sulla mia vita, posso stare tranquillo. Quindi il Seminario mi rende uomo di profonda fiducia". MATTEO: "Non sono preoccupato, non ho particolari pensieri, proprio perché sono fiducioso che quanto ha fatto il Signore in questi anni, continuerà a farlo nella mia vita. Così diciamo che mi appresto a scoprire con gioia quelle che sono le Sue vie"

Lo hanno affermato i diaconi Matteo Mosca e Antonio Elia Pirro, che verranno ordinati presbiteri sabato 29 giugno alle 18.30 nella Cattedrale di San Cetteo a Pescara

I diaconi, prossimi sacerdoti, Matteo Mosca e Antonio Elia Pirro

Sabato 29 giugno alle 18.30 nella Cattedrale di San Cetteo a Pescara, attraverso la celebrazione eucaristica solenne presieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti (in base alla quale non si celebreranno le altre messe parrocchiali serali), verranno ordinati sacerdoti i diaconi Antonio Elia Pirro, 33 anni originario di Peschici (Foggia) e Matteo Mosca, 32 anni originario di Palena (Chieti). A pochi giorni dalla loro ordinazione, i due prossimi presbiteri si sono raccontati ai microfoni di Radio Speranza e ai taccuini di La Porzione.it.

Voi avete la particolarità dell’aver condiviso insieme fin dal primo istante la nascita della vocazione prima e gli anni di formazione in Seminario poi. Com’è stato possibile?

Antonio Elia Pirro

Antonio: «Ci siamo incontrati qui a Pescara e condividevamo una casa per gli studenti. Ognuno aveva la sua stanza e assieme, piano piano, abbiamo iniziato a fare delle esperienze di fede. Quella più importante è stata nel Rinnovamento dello Spirito Santo, nella piccola Parrocchia di Gesù Risorto che si trovava proprio sotto la nostra abitazione. E poi, nel misterioso disegno provvidenziale del Signore, pian piano è cresciuta questa chiamata, che abbiamo scoperto e che abbiamo verificato con un lungo cammino che è stato quello del Seminario».

Matteo: «Sì, il nostro è stato un incontro casuale all’inizio degli anni universitari e, piano piano, è diventata un’amicizia. È stata il terreno di confronti sul piano della fede, che a quel tempo era completamente diverso da quello che poi è divenuto, e quindi è cresciuta questa amicizia che abbiamo potuto leggere nel piano della Provvidenza».

Parlando di quest’ultimo anno di diaconato, lo avete svolto in realtà diverse: Antonio Elia Pirro presso una parrocchia di Roma, per motivici di studio, e Matteo Mosca nella parrocchia di San Giovanni Battista e San Benedetto Abate, dove ha svolto anche il servizio pastorale negli anni scorsi. Cosa vi lascia questa esperienza, sempre particolarissima, di passaggio, ma molto intensa per un futuro sacerdote?

Antonio: «È un anno in cui si è già nell’ordine sacro, di conseguenza cambia tutto rispetto all’attività pastorale che si fa nel tempo del Seminario. Io ho avuto la grazia di svolgere in questa parrocchia romana molto popolosa, quella di Santa Maria Madre della Misericordia nel settore Est di Roma, quindi abbastanza periferica e confinante con un campo rom. Ti lascio immaginare il movimento che c’era tutto il giorno. E quindi, questa cosa di poter stare in mezzo a tante persone, in mezzo a tante situazioni, coniugata anche con uno studio piuttosto intenso, alle volte veramente mi ha lasciato una vicinanza e una maturazione dal punto di vista relazione. È stato un anno intenso, ma molto divertente, che io veramente benedico perché ha fatto sì che mi mettessi alla prova, che potessi tastare quelle che sono le competenze che il Seminario ha cercato di darci, sia dal punto di vista teologico che dal punto di vista della conoscenza umana, della conoscenza personale, che poi necessariamente va a influire nel modo di relazionarsi con gli altri. Quindi piccole attenzioni, essere più guardinghi, essere più capaci di analizzare quello che ci circonda».

Matteo: «Quest’anno è cambiata la mia presenza nella comunità, perché sono stato molto più presente rispetto allo scorso anno, in base a quella che è stata la gestione del tempo da parte del Seminario che ci guida in questo senso. Sono stato molto più presente e quindi ho potuto conoscere meglio quelle che sono le tante realtà presenti in questa parrocchia. Questo mi ha fatto molto bene anche, perché ho potuto osservare da vicino tutte quelle che sono poi le dinamiche, le situazioni che un prete, un parroco, deve gestire. Quindi ho raccolto tanto e ho anche donato la mia presenza ben volentieri. Poi c’è da dire che io, un paio di giorni a settimana durante l’anno, a Roma ho frequentato l’Istituto Giovanni Paolo II per matrimonio e famiglia dove sto conseguendo un diploma, perché avendo del tempo da dedicare anche allo studio, si è trovata questa soluzione per stare in parrocchia rendendo fruttuoso anche a livello di studio quest’anno».

Questi anni formativi, che si sono conclusi con il diaconato, come vi lasciano? Da ormai prossimi sacerdoti, vi hanno confermato ancora di più nelle vostre intenzioni iniziali? Se qualcuno vi chiedesse di confermare il vostro “sì”, quest’ultimo sarebbe ancora più importante e gioioso o magari un po’ più “preoccupato” e carico di responsabilità?

Antonio: «È certamente un tempo molto lungo quello del Seminario. Un tempo in cui si vivono cose belle e cose meno belle. È un tempo non sempre facile, ci sono tante fatiche che bisogna affrontare, ma oltre la nostra umanità, oltre le nostre fragilità, oltre tutto, quello che veramente emerge è la grazia di Dio che non lascia mai soli e che, in un modo o nell’altro, si fa presente e si fa vicina. Di conseguenza, questo mio “sì” è certamente più consapevole, è certamente più pieno, ma è un “sì” che si immerge totalmente in una fiducia sconfinata, nella consapevolezza che c’è un progetto che non dipende da noi, dalle mie capacità e dalle mie possibilità, ma che è eternamente pensato dal Signore. E io sono convinto che rimanendo aperto all’accoglienza di questa grazia, di questo sguardo benevolo del Padre sulla mia vita, posso stare tranquillo. Quindi il Seminario mi rende uomo di profonda fiducia».

Matteo: «Sì, la parola “gioioso” che hai detto è proprio quella che avevo in mente, perché sono proprio gioioso di approcciarmi a queste nuove sfide che vivrò a breve. Quindi non sono preoccupato, non ho particolari pensieri, proprio perché sono fiducioso che quanto ha fatto il Signore in questi anni, continuerà a farlo nella mia vita. Così diciamo che mi appresto a scoprire con gioia quelle che sono le Sue vie».

E allora tra pochi giorni vivrete il rito di ordinazione, con cui vi siete già confrontanti un anno fa per il diaconato. Cosa si vive in questi momenti così particolari?

Matteo Mosca

Antonio: «Se io dovessi isolare il sentimento, il moto interiore che la fa da padrone, in questo caso, in questa circostanza della mia vita, è proprio quello di uno stupore che veramente mi fa guardare al di là di tutte quelle che sono le contingenze umane. Di uno stupore, di un dono grandissimo che è certamente immeritato, che certamente non prescinde completamente da quelle che sono le mie possibilità e le mie capacità. Ciò mi lascia proprio questo gusto piacevole di stupore, di come le cose sono andate, di come questi anni si sono succeduti tra di loro e di come veramente arriviamo a immergerci in un progetto misterioso e grandioso, che è quello che solo il Signore può realizzare».

Matteo: «Sì, per me c’è l’emozione della gioia, a tratti mista a un po’ di incredulità nel prendere coscienza di quel punto in cui siamo arrivati, perché guardando alla lunga storia che abbiamo vissuto – in particolare in Seminario, comunque sembrava veramente un momento lontano».

A differenza di precedenti occasioni, questa volta sappiamo in anticipo quali saranno i vostri primi incarichi da novelli sacerdoti. Antonio Elia Pirro sarà vicario parrocchiale a San Luigi in Pescara, mentre Matteo Mosca sarà parroco di Santa Marina a Roccafinadamo (Farindola) nonché vicario parrocchiale di Penne. Quali sono i vostri propositi per queste prime sfide che vi attendono?

Antonio: «Io sono felicissimo di questo incarico perché quella di San Luigi è una parrocchia universitaria ed è stato un po’ la parrocchia di tutti noi universitari, quindi era insperato poterci tornare in questa veste diversa. I propositi sono certamente quelli di coniugare un’attenzione per la preghiera, un’attenzione per quello che è il discernimento carismatico, magari ministeriale, della comunità che il Signore mi vorrà affidare, con un aiuto concreto per la crescita personale e comunitaria che possa poi sfociare in una concreta costruzione del Regno di Dio nel modo, nello Stato in cui ciascuno si trova».

Matteo: «La mia destinazione riguarda la zona della diocesi che ho frequentato di meno, essendo stato principalmente sulla di Pescara e quindi per me è una sorpresa. Sono stato varie volte a Penne e a Roccafinadamo, quindi non vedo l’ora di andare in questi posti per conoscere chi li vive e stare insieme con loro, ecco cercando di servire al meglio queste realtà. Sicuramente ci vado positivamente, già conoscendo il parroco don Andrea Di Michele. Sono sereno e contento di questa sorpresa che il Signore mi ha fatto».

About Davide De Amicis (4611 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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