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“La voce è uno strumento fantastico per promuovere la pace”

"In uno dei nostri incontri - racconta Odino Faccia - Papa Francesco mi ha detto “Tu devi fare la rete di artisti per la pace”. Io gli ho chiesto, me lo ricordo precisamente, “In Argentina?”. E lui mi risponde “No, al mondo”. Così è nata la Red vox por la paz, la rete di voci per la pace nel mondo che fa questo lavoro, con l’educazione e la sensibilizzazione, avvicinando insegnanti e studenti. Questa vicinanza con l’educazione, la cultura e la musica che alla fine ha l’obiettivo di diffondere il valore della pace ai più giovani"

Lo ha affermato il cantante italo-argentino (di origini abruzzesi) Odino Faccia, che venerdì 2 febbraio ha portato il suo Concerto per la pace a Pescara

Il cantante italo-argentino, originario di Assergi (L'Aquila) Odino Faccia

È stato un Concerto per la pace intenso e partecipato quello che, lo scorso venerdì 2 febbraio al Cineteatro Circus di Pescara alle 21, ha visto esibirsi il cantante italo-argentino di origini abruzzesi – candidato al Premio Nobel per la paceOdino Faccia. Un appuntamento, quest’ultimo, promosso e organizzato da Fondazione Pescarabruzzo e Fondazione Red Voz por la paz, nonché realizzato con il patrocinio della Regione Abruzzo, della Provincia di Pescara e dei Comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore, per promuovere e favorire la diffusione della cultura della pace in linea con i tanti appelli che anche Papa Francesco rilancia in ogni occasione pubblica, dall’inizio del conflitto russo-ucraino. A margine del concerto, il cantautore si è raccontato ai microfoni di Radio Speranza e La Porzione.it.

Odino, innanzitutto parliamo di queste tue origini abruzzesi. Da dove arrivi?

«Mio padre è di Assergi, vicino L’Aquila, mentre mia madre è calabrese. Calabria e Abruzzo rappresentano un bel mix e sono sempre felice di tornare qui in Italia, sostenendo le mie radici, l’idioma italiano e la cultura. I miei genitori, essendo immigrati italiani, mi hanno insegnato questo bel lavoro di sostenere le radici sempre».

Sei cresciuto però in Argentina e sei diventato un cantante, un artista. Com’è nata questa passione, come è nato questo percorso musicale?

«Questa passione è nata da mio padre, lui è tenore – ormai non canta più a livello professionale – però è nata da lì. E poi questa passione è sempre stata dentro me. Per me cantare è poter dire attraverso il cuore tutto quello che uno sente. È una grande passione che ho fin da piccolo e questa vicinanza con l’Italia la fa crescere ancora di più».

E poi hai sviluppato la passione per la promozione della pace e hai fatto della tua voce una cassa di risonanza per diffonderla. Com’è nato questo obiettivo?

«È nato dalla consapevolezza che si può fare di più che cantare. Questo è il mio lavoro, però oltre a cantare si può pensare anche all’amore per il prossimo e la voce è uno strumento fantastico per diffondere i valori, per sensibilizzare l’altro. Così la gente si avvicina di più a quello che uno dice quando canta e per me è una grande passione, è un grande strumento per i valori che ci uniscono come società: l’amore, il dialogo, la pace e l’incontro. Tutti quei valori che dovrebbero caratterizzarci come esseri umani».

Oggi quanto è ancora di più importante, con tutte queste guerre che bussano alle porte dell’Europa – quella tra Russia e Ucraina, quella tra Israele e Palestina, questa tua missione di promuovere la pace?

«È importante, perché la musica è poderosa. È uno strumento fantastico per poter avvicinare i cuori. L’anno scorso sono stato, per esempio, alla frontiera tra la Corea del Sud e la Corea del Nord perché lì si sta promuovendo una Costituzione per unificare le due Coree. E il Concerto per la pace è stato un po’ come un precursore di questa Costituzione che, magari, un giorno potrà divenire realtà. Essere nei luoghi significa poter far capire anche al settore politico che la cultura e la musica sono lo strumento di cui la gente ha bisogno per sentirsi accompagnata e ascoltata, perché la gente si identifica con la musica».

Da questo punto di vista, potremmo dire che sei un po’ un nuovo John Lennon in versione moderna?

«Sì, può dire così, grazie (sorride). Per me è un onore! Il mio lavoro è di poter diffondere questi valori dappertutto e, anche attraverso la mia candidatura al Premio Nobel per la pace, è bello che ovunque sei mi identifica il fatto di portare il valore della pace e questo mi avvicina molto alle persone».

E hai promosso il valore della pace anche attraverso un legame importante con la Chiesa. Nel 2011 hai cantato davanti a 70 mila persone nello stadio Azteca in Messico uno brano, “Busca la paz”, e alcune opere scritte da Papa Giovanni Paolo II. Addirittura nel 2014, in Vaticano, per la canonizzazione di Giovanni Paolo II e Papa Giovanni XXIII, ti sei esibito davanti a due Papi, Papa Francesco e il Papa emerito – da poco tornato alla casa del Padre – Benedetto XVI. Che emozioni sono state? Addirittura Papa Francesco ti ha chiesto di cantare una canzone. Cosa si prova ad essere davvero un ambasciatore di pace a questi livelli?

«Questo per me è stata una sintesi della mia carriera, di tutta la ricerca per diffondere il valore della pace in tutto il mondo. Cantare davanti ai Papi è stata un’esperienza incredibile. Un milione di persone mi hanno seguito dal vivo, mentre nel mondo erano due miliardi. È stato fantastico, ma non per i numeri, piuttosto per aver capito che, mediante la musica, ho potuto arrivare a tutti questi cuori, a tutti queste famiglie. È stato un giorno sinceramente eccezionale, di molta emozione e di molta allegria, rappresentando sempre le mie radici italiane e argentine».

Cosa ti ha detto Papa Francesco? Ricordi qualcosa in particolare di quell’incontro?

«Beh, in uno dei nostri incontri mi ha detto “Tu devi fare la rete di artisti per la pace”. Io gli ho chiesto, me lo ricordo precisamente, “In Argentina?”. E lui mi risponde “No, al mondo”. Così è nata la Red vox por la paz, la rete di voci per la pace nel mondo che fa questo lavoro, con l’educazione e la sensibilizzazione, avvicinando insegnanti e studenti. Questa vicinanza con l’educazione, la cultura e la musica che alla fine ha l’obiettivo di diffondere il valore della pace ai più giovani».

Come sta andando questa missione in giro per il mondo?

«Quest’anno abbiamo un progetto dedicato a 20 nazioni. Questo in Italia è stato il primo concerto. Stiamo girando, ricevendo una bella accoglienza da parte di nazioni che capiscono l’importanza e di diffondere questi valori con la musica».

Tornando a questo evento, che concerto hai proposto qui a Pescara. Qual è stato il tuo repertorio e il messaggio che hai voluto lasciare a tutti i pescaresi che ti hanno seguito?

«Per me aver fatto questo concerto qui è stato un po’ come realizzare un sogno, perché la prima volta che sono venuto in Italia – trent’anni fa – era per un progetto che si chiamava “Ciao Ciao Abruzzo”, dedicato ai figli di abruzzesi nel mondo. Ci siamo incontrati qui nel ‘94. E lì ho sognato, davanti a questo mare, di poter cantare, di fare qualcosa con la mia voce e ritornare qui significa raccogliere i miei sogni. Il 2 febbraio ci siamo incontrati in un concerto molto emotivo e divertente, avendo eseguito molte canzoni latino-americane, che sono anche le mie radici. E poi ho eseguito canzoni che contenevano le parole di Premi Nobel per la pace e anche di Papa Francesco e Giovanni Paolo II. È stato un concerto molto caloroso».

Per concludere, qual è il tuo invito, la tua speranza, il tuo auspicio per la realizzazione della pace attraverso la tua missione?

«Il mio auspicio è che questa voce, che alla fine rappresenta il desiderio di tante voci, possa arrivare al settore politico il quale prende decisioni riguardanti il destino di molti. E poi spero di far pensare di più le persone, non tanto alle questioni politiche, per far capire che siamo tutti uguali – con diversi ruoli, ma alla fine tutti uguali. E secondo me questo messaggio sta arrivando, perché sono tante le nazioni che stanno aprendo questa possibilità di fare i concerti per la pace in tutto il mondo».

About Davide De Amicis (4550 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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