Salgono da 360 a 365 milioni i cristiani perseguitati, 1 ogni 7
"Non solo i massacri e i rapimenti – accusa Cristian Nani, direttore di Porte aperte -, ma le oltre 14 mila chiese, cliniche e scuole cristiane attaccate o chiuse, le oltre 27 mila attività economiche saccheggiate o distrutte, costringono alla fuga famiglie e intere comunità cristiane, dando vita a esodi inumani e a una “Chiesa profuga” che grida aiuto. È cruciale tornare a parlare di libertà religiosa nel dibattito pubblico"
Sono saliti da 360 a oltre 365 milioni nel mondo i cristiani che sperimentano almeno un alto livello di persecuzione e discriminazione a causa della propria fede, praticamente 1 cristiano ogni 7. È emerso dalla World watch list 2024, la nuova edizione della lista dei primi 50 Paesi dove si perseguitano più cristiani al mondo pubblicata da Porte aperte/Open doors, che dal 2002 colloca stabilmente al primo posto la Corea del nord: «I rimpatri forzati di fuggitivi nordcoreani da parte della Cina (che li destina a carcere, tortura e in alcuni casi morte) – si legge nel rapporto -, uniti alla politica del regime nordcoreano di tolleranza zero per i cristiani, rendono impossibile vivere la fede cristiana in questo Paese».
Inoltre, nelle prime cinque posizioni ci sono tre nazioni fortemente islamiche (Somalia 2°, Libia 3° e Yemen 5°), a dimostrazione del fatto che l’oppressione islamica resta una delle principali fonti di intolleranza anticristiana. In particolare la Libia e lo Yemen si sono scambiate la posizione rispetto allo scorso anno: «Qui le fonti di persecuzione – rileva ancora la World watch list – sono connesse a una società islamica tribale, all’estremismo attivo e all’instabilità endemica di questi paesi. La fede cristiana va vissuta nel segreto e, se scoperti, i cristiani (specie se ex-musulmani) rischiano anche la morte».
Al quarto posto si colloca l’Eritrea, confermando la propria nomea di “Corea del Nord dell’Africa”, così come la Nigeria al 6° che si conferma essere la nazione in cui si uccidono più cristiani al mondo (4.118). Il Pakistan al 7° posto è stabile ai vertici della classifica da molti anni, rimanendo la seconda nazione al mondo dove si manifesta più violenza anticristiana (dopo la Nigeria). L’Iran scende al 9°, ma per effetto dell’aumento di punti di chi lo precede, non per una sua diminuzione del punteggio (che infatti aumenta di 0.4): «Costretti ad incontrarsi in piccoli gruppi in casa – approfondisce lo studio -, i cristiani e le chiese sono percepiti come minacce al regime islamico e, come in tutti i succitati paesi islamici, i convertiti al cristianesimo sono esposti a maggiori rischi».
Un discorso analogo vale per l’Afghanistan, che aumenta di 0,5 punti, ma scende al 10° posto: «Dopo l’avvento dei Talebani nel 2021 – osserva la Wwl 2024 -, molti cristiani sono stati uccisi (tramite una vera e propria caccia all’uomo), una piccola parte è riuscita a nascondersi, mentre una grossa fetta è fuggita all’estero. Nel 2022 e 2023, invece, cala il punteggio relativo alla violenza contro i cristiani, poiché l’attenzione dei Talebani si è concentrata sul consolidare il loro potere, affermando a più riprese che ogni presenza cristiana era stata debellata. Ciò fa comprendere che questa diminuzione degli atti violenti nel periodo in esame, non significa assolutamente che la vita dei convertiti alla fede cristiana sia più sicura in Afghanistan. Semplicemente hanno smesso di cercarli e l’esiguo numero rimasto vive a un livello totale di clandestinità».
Il Sudan, invece, sale dal 10° all’8° posto per lo più a causa di un aumento della violenza (contro singoli e contro chiese). Resta stabile all’11° posto l’India, rispetto alla quale da anni Porte aperte denuncia il declino delle libertà fondamentali della minoranza cristiana: «Bersaglio di violenze e discriminazioni – precisa l’organizzazione non governativa -. Nel periodo in esame sono 160 i cristiani uccisi per ragioni legate alla fede e almeno 2.228 le chiese o proprietà pubbliche cristiane attaccate».
In totale sono stati 4.998 i cristiani uccisi (13 ogni giorno), 4.125 quelli arrestati (2.085 solo in India) e 3.906 i cristiani rapiti (3.300 solo in Nigeria): «Non solo i massacri e i rapimenti – accusa Cristian Nani, direttore di Porte aperte -, ma le oltre 14 mila chiese, cliniche e scuole cristiane attaccate o chiuse, le oltre 27 mila attività economiche saccheggiate o distrutte, costringono alla fuga famiglie e intere comunità cristiane, dando vita a esodi inumani e a una “Chiesa profuga” che grida aiuto. È cruciale tornare a parlare di libertà religiosa nel dibattito pubblico».