“Difficile entrare nel mistero della malattia, ma la nostra fede è questa”
"Dedichiamo la celebrazione alla Lilt, ai malati che ogni giorno sperimentano la sofferenza – sottolinea l'arcivescovo Valentinetti -, ma anche la fede e la speranza tra le mura dell’ospedale di Pescara, ai pazienti oncologici, ma anche ai pazienti Covid che purtroppo, con la recrudescenza del virus, sono tornati ad affollare le stanze dei reparti. Nelle ultime ore, il cappellano dell’ospedale mi ha detto che ci sono stati diversi decessi a Pescara, molti anche per il Covid, e allora rinnoviamo il nostro appello alla popolazione affinché adotti tutte le misure per proteggere se stessa e i propri cari più fragili"
Si è svolta mercoledì mattina, nella chiesa del Buon samaritano presso l’ospedale civile di Pescara, la santa messa di Natale del malato oncologico – promossa dalla sezione abruzzese della Lega italiana per la lotta ai tumori (Lilt) – presieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti. Nell’omelia il presule ha approfondito il Vangelo del giorno – dedicato all’annunciazione dell’arcangelo Gabriele a Maria: «Ciò che colpisce di questa pagina del Vangelo – spiega l’arcivescovo Valentinetti – è sicuramente l’annuncio di un mistero e la possibilità e la capacità di una donna di entrare nel mistero. L’annuncio del mistero nasce da questo saluto “Rallegrati, tu che sei piena di grazia”. Ma il turbamento viene sempre perché lei, cosciente dei suoi limiti, della sua volontà e della sua semplicità, si domanda che senso ha quel saluto. Ma subito la rivelazione del mistero “Sarai madre”. “Com’è possibile, non mi sono ancora sposata. Dunque, com’è possibile che potrò concepire e partorire un figlio?”. “La Potenza dall’Alto di invaderà!”. E qui la risposta la vede entrare nel mistero, la capacità di entrare nel mistero».
Da qui il riferimento alla nostra vita attuale e, soprattutto, a quella dei malati ospedalieri: «Ora nessuno di noi, a meno di rivelazioni particolari, è stato toccato da misteri così grandi – osserva l’arcivescovo di Pescara-Penne -, ma nella nostra vita siamo toccati costantemente dal mistero. Innanzitutto siamo toccati dal mistero di Dio, poi siamo toccati dal mistero della vita e poi, in questo ospedale, siamo toccati dal mistero della malattia, dalla sofferenza, dalla morte. Siamo toccati costantemente dal mistero chfe si annuncia, si fa conoscere e dà a noi la possibilità di dare una risposta, la possibilità di dire “Sì, accetto di entrare nel mistero”. Certo, è molto più facile entrare nel mistero di Dio quando nella vita interiore lo riconosciamo. Certo, è più facile godere del mistero della vita. È molto più complesso entrare nel mistero della malattia, entrare nel mistero della morte, entrare nel mistero dove la nostra realtà umana – purtroppo – conosce la sua totale finitudine. Ma la nostra fede è questa, ci manda dentro questa logica. Certo, è una logica che – umanamente parlando – oggi è molto in discussione, dove tutto è razionale, dove tutto è matematico, dove tutto è organizzato – o potrebbe essere organizzato – da quella che gli scienziati chiamano intelligenza artificiale. Ma c’è sempre un umano, c’è sempre un cuore, c’è sempre una mente, c’è sempre un’anima che dev’essere capace di entrare, attraversare e dire sì al mistero. Fin quando l’uomo vivrà sulla faccia della terra e non sappiamo quando, gli scienziati su questo fanno le congetture più strane, sicuramente tutto questo rimarrà la verità e nessuna smentita di questa verità. Oggi noi la proclamiamo sotto lo sguardo di Maria, sotto lo sguardo di Colei che è stata capace di entrare nel mistero».
Infine la preghiera di monsignor Tommaso Valentinetti: «Sotto lo sguardo di Maria – afferma – noi affidiamo questo ospedale, affidiamo questi malati, affidiamo in particolare i malati oncologici, ma ancora più in particolare i malati di Covid e tutti coloro che, in qualche modo, sperimentano il limite della sofferenza nella propria vita. Un augurio a tutti gli operatori sanitari, operatori, medici, ausiliari, infermieri, tecnici. Che possano imitare, non dico moltissimo, ma almeno un po’ di quell’entusiasmo che San Giuseppe Moscati, di cui c’è una statua alla mia sinistra, ha infuso nel cuore di una popolazione, di una storia. Voi direte “altri tempi”. Sì, è vero, ma altro entusiasmo, altro amore che credo e spero possa diffondersi a piene mani».
Oltre ai volontari della Lilt, presieduti dal coordinatore abruzzese Marco Lombardo, ieri mattina hanno partecipato alla santa messa natalizia del malato oncologico anche i rappresentanti delle Forze dell’ordine, in particolare del Comando provinciale dei Carabinieri di Pescara, ma anche le autorità civili – tra cui l’assessore regionale alla Sanità Nicoletta Verì, l’assessore comunale allo sport e alle politiche giovanili di Pescara Patrizia Martelli e il primario del reparto di Oncologia dell’ospedale civile Giordano Beretta.
A margine della celebrazione, l’arcivescovo Valentinetti ha rivolto una raccomandazione importante in riferimento alla riacutizzazione dei casi di Covid: «Dedichiamo la celebrazione alla Lilt, ai malati che ogni giorno sperimentano la sofferenza – sottolinea il presule -, ma anche la fede e la speranza tra le mura dell’ospedale di Pescara, ai pazienti oncologici, ma anche ai pazienti Covid che purtroppo, con la recrudescenza del virus, sono tornati ad affollare le stanze dei reparti. Nelle ultime ore, il cappellano dell’ospedale mi ha detto che ci sono stati diversi decessi a Pescara, molti anche per il Covid, e allora rinnoviamo il nostro appello alla popolazione affinché adotti tutte le misure per proteggere se stessa e i propri cari più fragili».