Assegno d’inclusione: “Rischia di lasciare fuori molte persone”
"Quanti ne avranno diritto – avverte la Rosina -, riceveranno le risorse destinate a loro appena concluse le procedure, ma la ristrettezza dei tempi - con la concomitanza delle feste - rischia di lasciare persone senza nulla nel mese di gennaio. Guardiamo avanti, sperando di doverci ricredere, e siamo già al lavoro"
Da ieri, dopo la pubblicazione del decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali avvenuta sabato sulla Gazzetta ufficiale, gli aventi diritto possono fare attivare le procedure per richiedere l’Assegno di inclusione (Adi) che, a partire dal prossimo mese di gennaio 2024, prenderà definitivamente il posto del Reddito di inclusione come misura di sostegno per i cittadini più fragili economicamente. I criteri per potervi accedere sono maggiormente stringenti rispetto al passato.
Il richiedente dovrà avere in famiglia almeno un componente:
- con disabilità;
- minorenne;
- con almeno 60 anni di età;
- in condizione di svantaggio e inserito in programma di cura e assistenza dei servizi socio sanitari territoriali certificato dalla pubblica amministrazione;
Il richiedente dovrà avere determinati requisiti:
- essere cittadino europeo o un suo familiare, che deve essere titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero essere cittadino di paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo, ovvero titolare dello status di protezione internazionale (asilo politico o protezione sussidiaria), di cui al D. Lgs. 19 novembre 2007, n. 251;
- residente in Italia per almeno cinque anni, di cui gli ultimi due anni in modo continuativo. La residenza in Italia è richiesta anche per i componenti del nucleo familiare che rientrano nei parametri della scala di equivalenza.
- non essere sottoposto a misura cautelare personale o a misura di prevenzione;
- non avere sentenze definitive di condanna o adottate ai sensi dell’articolo 444 e seguenti del codice di procedura penale (cosiddetto “patteggiamento”), intervenute nei 10 anni precedenti la richiesta;
Inoltre, il nucleo familiare dovrà essere in possesso di:
- Isee in corso di validità di valore non superiore a euro 9.360; nel caso di nuclei familiari con minorenni, l’Isee è calcolato ai sensi dell’art. 7 del DPCM n. 159 del 2013;
- un valore del reddito familiare inferiore ad una soglia di euro 6.000 annui moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza di cui in seguito. Se il nucleo familiare è composto da persone tutte di età pari o superiore a 67 anni, ovvero da persone di età pari o superiore a 67 anni e da altri familiari tutti in condizioni di disabilità grave o di non autosufficienza, come definite dall’allegato 3 al DPCM 159/2013, la soglia di reddito familiare è fissata in euro 7.560 annui, moltiplicati per il corrispondente parametro della scala di equivalenza.
Ma non mancano dubbi e criticità avanzate in merito all’effettiva efficacia di questa nuova misura di sostegno al reddito: «In attesa delle valutazioni che faremo quando l’Adi sarà operativo – premette Barbara Rosina, presidente dell’Ordine degli assistenti sociali (Cnoas) -, non possiamo non sottolineare che il metodo di accesso rischia di lasciare fuori molte persone. Stiamo parlando di persone in povertà assoluta che prima possibile, entro il 31 dicembre se vogliono avere l’assegno a gennaio, devono essere munite di Spid, devono registrarsi alla piattaforma Siisl (Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa), devono sottoscrivere il Pad (Patto di attivazione digitale). Persone che devono avere una e-mail per controllare se arriva l’ok dell’Inps e che, ogni 90 giorni, dovranno venire da noi o recarsi ai Centri per l’impiego perché sia confermata o no la loro condizione di assegnatari della misura. Si potrebbe accedere anche attraverso i Caf, ma in molte regioni saranno operativi soltanto da gennaio. Come assistenti sociali, stiamo per pubblicare un manuale semplificato perché ogni professionista possa fornire alle persone che si rivolgeranno ai servizi sociali il sostegno necessario, ma siamo preoccupati che anche questo strumento trovi le difficoltà di avvio che abbiamo patito con il Reddito di cittadinanza».
In particolare, gli assistenti sociali temono che ci siano criticità nella ricezione del sussidio statale nella fase iniziale della sua erogazione: «Quanti ne avranno diritto – avverte la Rosina -, riceveranno le risorse destinate a loro appena concluse le procedure, ma la ristrettezza dei tempi – con la concomitanza delle feste – rischia di lasciare persone senza nulla nel mese di gennaio. Guardiamo avanti, sperando di doverci ricredere, e siamo già al lavoro».