Giovani, siete il futuro della Chiesa: “Rendetela bella, santa e audace”
"Schieratevi dalla parte della pace – esorta monsignor Tommaso Valentinetti – e di tutti quelli che operano per la pace, prima di tutto Papa Francesco che è solo a lavorare per la pace. Schieratevi dalla parte di chi difende il creato, perché il creato è vostro. Se andiamo avanti così, nel 2050 le cose non saranno così come sono adesso, perciò vedete che fate perché è compito vostro. Schieratevi da parte delle buone relazioni interpersonali, specialmente quelle tra uomo e donna. Fra poco, se non già, qualcuno di voi è fidanzato, ha il ragazzo, ha la ragazza… Maschietti, mi raccomando a quello che fate e come lo fate. Non si approfitta della fragilità del genere femminile, assolutamente! Ma questo non solo per i fatti ultimi che sono capitati, ma anche per tante altre situazioni anche di carattere psicologico e spirituale"

Ieri centinaia di giovani, provenienti da molte parrocchie dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne, hanno gremito la Cattedrale di San Cetteo a Pescara per vivere la 38ª Giornata mondiale della gioventù vissuta a livello diocesano, dal tema “Lieti nella speranza” (Rm 12,12), nella solennità di Cristo Re dell’universo che ha concluso ufficialmente l’anno liturgico con la santa messa presieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti.
Quest’ultimo, nell’omelia, ha innanzitutto voluto riflettere sul periodo che stiamo vivendo: «Queste ultime domeniche del cosiddetto tempo ordinario e le prime domeniche che ci porteranno verso il Natale nel tempo di Avvento, contengono un messaggio forte. Un messaggio a cui pensiamo poco, ma che è la verità ultima della nostra vita e cioè che Cristo sta tornando nella gloria, che Cristo sta per instaurare definitivamente il Regno per consegnarlo nelle mani del Padre, che il Regno di Dio si è già avvicinato ed è già in mezzo a noi e aspetta solo l’ultimo compimento. E quest’ultimo è quello che ci ha annunciato San Paolo nella seconda lettura, cioè che tutto deve essere sottomesso a Cristo, che tutto quanto gli è nemico deve essere annientato. E l’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte. Sì, la terribile nemica, l’ultima nemica che ci fa soffrire e fa soffrire tante popolazioni oppresse dalla fame e dall’indigenza, che sta facendo soffrire i popoli in guerra, migliaia se non milioni di morti. Quell’ultima nemica sarà vinta. Se come cristiani, se come giovani, non abbiamo con noi questa speranza, la nostra vita non vale la pena di essere vissuta, perché la giovinezza è aperta al futuro, la giovinezza è aperta alla vita, la giovinezza è aperta alla bellezza. Ma la morte c’è ancora, ma noi abbiamo la certezza che questa nemica sarà vinta, ma non prima di essere stati sottoposti a un giudizio».

E questo è stato raccontato dal Vangelo: «Sì, un giudizio – approfondisce monsignor Valentinetti – che, ci faccia piacere ascoltare questa parola o ci faccia dispiacere, ci sarà. Un giudizio dove la pienezza della giustizia è la misericordia e dove la pienezza della misericordia è la giustizia. Ezechiele ci ha detto che “il Signore andrà in cerca della pecora perduta“, ricondurrà all’ovile quella smarrita, fascerà quella ferita, curerà quella malata, avrà cura della grassa e della forte e tutti saranno pascolati con giustizia. Ma il giudizio è un giudizio sull’amore. I popoli della terra, tutti i popoli della terra – perché se siete stati attenti il Vangelo di Matteo dice che si raduneranno davanti a noi tutti i popoli della terra, cattolici e non cattolici, cristiani, non cristiani, appartenenti ad altre religioni, appartenenti a realtà più diverse – saranno radunati davanti a quel Signore che ci giudicherà essenzialmente sull’amore. E sarà un giudizio talmente strano che quando i giudicati saranno ascoltati diranno “Signore, ma come mai, quando mai?”, sia quelli in positivo sia quelli negativo perché probabilmente non lo sapevano. Ma noi lo sappiamo, saremo giudicati sull’amore, saremo giudicati se avremo compreso che cosa significa “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero nudo e mi avete vestito, malato e siete venuti a visitarmi, carcerato e vi siete presi cura di me”. Quando Signore? “Quando l’avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. E il giudizio sarà per ciascuno di noi. Sarà per me, sarà per i miei fratelli presbiteri, sarà per ciascuno di voi. Ma sarà anche per i popoli e le nazioni, sarà anche per i potenti della terra. I popoli della fame, ne sono tanti, gridano giustizia. I popoli della sete gridano giustizia, i popoli che non hanno il necessario per una casa, per un vestito, gridano giustizia. Molti malati, abbandonati nelle malattie più strane di questo mondo, vogliono essere curati perché tutti hanno diritto alla cura. E infine i carcerati hanno bisogno che qualcuno si prenda cura di loro, perché non si entra in carcere per uscirne peggiori di quanto si è entrati. Si entra in carcere per essere aiutati».

Da qui l’invito dell’arcivescovo Valentinetti a tutti i giovani: «Fratelli, sorelle, la strada non è facile – avverte l’arcivescovo Valentinetti -. Io sono quasi quasi arrivato alla conclusione della mia vita, ci vuole ancora un po’ spero, ma voi siete il futuro di questa storia. Voi siete il futuro di questa società, siete il futuro di questa Chiesa. Rendetela bella, rendetela santa, rendetela, audace, rendetela piena di entusiasmo, rendetela capace di poter ascoltare un giorno – non io soltanto, ma tutti insieme quando ci presenteremo davanti a quel giudice che ci giudicherà – “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e vi siete interessati di me”. Ci sottomettiamo a questo Signore, ci consegniamo a questo Signore, perché tutte le volte che l’avremmo fatto al più piccolo, o ci saremo impegnati perché tutti lo facciano ai più piccoli, l’avremmo fatto al Signore. Buon cammino a tutti, auguri».
Al termine della liturgia eucaristica, ha preso la parola il direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale giovanile, per illustrare il tema della giornata e i prossimi passi che i giovani compiranno: «Intanto volevo ringraziare il nostro vescovo Tommaso perché ha presieduto questa celebrazione oggi per noi – afferma don Domenico Di Pietropaolo – e penso che sia bello ritrovarsi in tanti questa domenica dedicata alla solennità di Cristo come nostro Re dell’universo. Eccellenza reverendissima, dopo la Gmg di Lisbona con la messa conclusiva nel Campo della grazia, e qui molti giovani – insieme a me e ai miei collaboratori – hanno partecipato a questa bellissima esperienza, Papa Francesco ha indicato la prossima tappa a Seoul, in Corea, nel 2027. Prima, però, c’è l’appuntamento a Roma nel 2025 per il Giubileo dei giovani dove, dice Papa Francesco, “Sarete anche voi pellegrini di speranza”. In questi due anni di preparazione al Giubileo, noi mediteremo due versetti della scrittura. Il primo è quello che stiamo celebrando in questa 38ª Giornata mondiale della gioventù, un versetto di San Paolo apostolo ai romani al capitolo 12 “Lieti nella speranza”, e nel 2024 un versetto preso dal profeta Isaia, al capitolo 40 versetto 31, “Quanti sperano nel Signore, camminano senza stancarsi”. Però oggi il Papa ci ha indicato di riflettere proprio su questo, “Lieti nella speranza” e come lei ci insegna – essendo anche un biblista – è un’esortazione di San Paolo alla comunità di Roma che si trova in un periodo di una forte persecuzione. Forse anche i giovani di oggi si trovano in una persecuzione, e questo noi lo sappiamo, in maniera diversa, non come quella del delle terre di guerra. “La gioia nella speranza – dice Papa Francesco – scaturisce nel mistero Pasquale di Cristo, dalla forza della sua resurrezione ed è la gioia che deriva dall’incontro con Cristo”. Il Papa dice ai giovani che “loro possono essere parte della risposta di Dio. La speranza cristiana, eccellenza, è la certezza radicata nell’amore e nella fede, che Dio non ci lascia mai soli e mantiene sempre la sua promessa”. Come dice il Salmo 23, ‘Anche se vado in una valle oscura, non temo alcun male perché Tu sei con me’. La speranza cristiana e la celebrazione dell’amore di Cristo risorto che è sempre con noi, anche quando Dio ci sembra lontano. Quando la scintilla della speranza – dice il Papa – è stata accesa in noi a volte, però, c’è il rischio che venga soffocata dalle preoccupazioni, dalle paure e dalle incombenze della vita quotidiana. Per questo la speranza deve essere sempre alimentata dalla preghiera, innanzitutto, e dalle nostre scelte quotidiane”. E oggi voi giovani, come diceva prima il nostro vescovo, siete il futuro, ma questo si vede nelle scelte che ognuno di voi fa ogni giorno. Allora, per concludere, proviamo da oggi in poi, in questa Chiesa diocesana, in questo tempo sinodale, a condividere ogni giorno – soprattutto con gli amici, i vostri amici – una parola di speranza, soprattutto oggi noi ne abbiamo bisogno. Quindi, dice ancora Papa Francesco a conclusione dell’invito fatto ai giovani oggi, “Non lasciatevi contagiare dall’indifferenza e dall’individualismo”».

Infine l’annuncio a sorpresa del presbitero: «E allora, come Chiesa di Pescara-Penne – afferma don Domenico -, noi andiamo avanti nel nostro cammino e, se Dio vorrà, prima ne parlavamo con il vescovo, vi lanciamo questa proposta, nella prossima estate vorremmo fare con voi giovani un pellegrinaggio a Lourdes».
Ma prima di concedere la benedizione finale, l’arcivescovo di Pescara-Penne ha voluto lasciare tre mandati ai giovani pescaresi: «Schieratevi dalla parte della pace – esorta monsignor Tommaso Valentinetti – e schieratevi dalla parte di tutti quelli che operano per la pace, prima di tutto Papa Francesco che è solo a lavorare per la pace. Secondo. Schieratevi dalla parte di chi difende il creato, perché il creato è vostro. Io nel 2050 probabilmente non ci sarò, ma se andiamo avanti così nel 2050 le cose non saranno così come sono adesso, perciò vedete che fate perché è compito vostro. Terzo mandato. Schieratevi da parte delle buone relazioni interpersonali, specialmente quelle tra uomo e donna. Fra poco, se non già, qualcuno di voi è fidanzato, ha il ragazzo, ha la ragazza… Maschietti, mi raccomando a quello che fate e come lo fate. Non si approfitta della fragilità del genere femminile, assolutamente! Ma questo non solo per i fatti ultimi che sono capitati, ma anche per tante altre situazioni anche di carattere psicologico e spirituale. Tre mandati, vedete quello che fate!».