Speranza: “Assente in molti, ma è la certezza che Dio non ci lascia soli”
"Provate a condividere ogni giorno una parola di speranza sui social media - consiglia il Papa -, dove sembra più facile condividere cattive notizie che notizie di speranza. Diventate seminatori di speranza nella vita dei vostri amici e di tutti quelli che vi circondano"

Si svolgerà in ogni Chiesa particolare nella solennità di Cristo Re dell’Universo, domenica 26 novembre 2023, la Giornata mondiale della gioventù dal tema “Lieti nella speranza” (Rm 12,12), alla quale Papa Francesco ha dedicato un suo messaggio rivolto ai giovani: «Viviamo in un tempo – constata il Papa – in cui per molti, anche giovani, la speranza sembra essere la grande assente. La giovinezza è un tempo pieno di speranze e di sogni, alimentati dalle belle realtà che arricchiscono la nostra vita. Lo splendore del creato, le relazioni con i nostri cari e con gli amici, le esperienze artistiche e culturali, le conoscenze scientifiche e tecniche, le iniziative che promuovono la pace, la giustizia e la fraternità, e così via. Purtroppo tanti vostri coetanei, che vivono esperienze di guerra, violenza, bullismo e varie forme di disagio, sono afflitti dalla disperazione, dalla paura e dalla depressione. Si sentono come rinchiusi in una prigione buia, incapaci di vedere i raggi del sole. Lo dimostra drammaticamente l’alto tasso di suicidi tra i giovani in diversi Paesi».
A tal proposito, il Pontefice ha citato il protagonista del film “La vita è bella” per superare la depressione e sperimentare la gioia: «Un giovane padre – ricorda – che, con delicatezza e fantasia, riesce a trasformare la dura realtà in una specie di avventura e di gioco, e così regala al figlio “occhi di speranza”, proteggendolo dagli orrori del campo di concentramento, salvaguardando la sua innocenza e impedendo che la malvagità umana gli rubi il futuro. Ma non sono solo storie inventate! È quello che vediamo nella vita di tanti santi, i quali sono stati testimoni di speranza pur in mezzo alle più crudeli cattiverie umane. Pensiamo a San Massimiliano Maria Kolbe, a Santa Giuseppina Bakhita, o ai Beati coniugi Józef e Wiktoria Ulma con i loro sette figli».
Personaggi, questi ultimi, permeati di speranza: «La speranza cristiana non è facile ottimismo – ricorda il Santo Padre – e non è un placebo per i creduloni. È la certezza, radicata nell’amore e nella fede, che Dio non ci lascia mai soli. La speranza cristiana non è negazione del dolore e della morte, è celebrazione dell’amore di Cristo Risorto che è sempre con noi, anche quando ci sembra lontano. Quando la scintilla della speranza è stata accesa in noi, a volte c’è il rischio che venga soffocata dalle preoccupazioni, dalle paure e dalle incombenze della vita quotidiana. Ma una scintilla ha bisogno di aria per continuare a brillare e ravvivarsi in un grande fuoco di speranza. Ed è la dolce brezza dello Spirito Santo ad alimentare la speranza».
Ma non solo: «La speranza – aggiunge Papa Bergoglio – è alimentata dalla preghiera. Pregando si custodisce e si rinnova la speranza. Pregando teniamo accesa la scintilla della speranza. Pregare è come salire in alta quota. Quando siamo a terra, spesso non riusciamo a vedere il sole perché il cielo è coperto di nuvole. Ma se saliamo al di sopra delle nubi, la luce e il calore del sole ci avvolgono; e in questa esperienza ritroviamo la certezza che il sole è sempre presente, anche quando tutto appare grigio. Quando le fitte nebbie della paura, del dubbio e dell’oppressione vi circondano e non riuscite più a vedere il sole, imboccate il sentiero della preghiera, perché “se non mi ascolta più nessuno, Dio mi ascolta ancora”, come scrive Benedetto XVI nella Spe salvi.
Nell’ultima parte del suo messaggio, Papa Francesco dà anche dei consigli ai giovani per affrontare e superare al meglio le frenesie quotidiane: «Prendiamoci ogni giorno il tempo – suggerisce il Papa – per riposare in Dio di fronte alle ansie che ci assalgono». Quindi il consiglio di «scegliere uno stile di vita basato sulla speranza – insiste il Santo Padre -. Una proposta concreta. Provate a condividere ogni giorno una parola di speranza sui social media, dove sembra più facile condividere cattive notizie che notizie di speranza. Diventate seminatori di speranza nella vita dei vostri amici e di tutti quelli che vi circondano. A volte la sera uscite con i vostri amici e, se c’è buio, prendete lo smartphone e accendete la torcia per fare luce. Nei grandi concerti, migliaia di voi muovono questi moderni lumini al ritmo della musica, creando una scena suggestiva. Di notte la luce ci fa vedere le cose in modo nuovo, e perfino nell’oscurità emerge una dimensione di bellezza. Così è per la luce della speranza che è Cristo. Da lui, dalla sua risurrezione, la nostra vita è illuminata. Con Lui vediamo tutto in una luce nuova. Si dice che quando le persone si rivolgevano a San Giovanni Paolo II per parlargli di un problema, la sua prima domanda fosse “Come appare alla luce della fede?”. Anche uno sguardo illuminato dalla speranza fa apparire le cose in una luce diversa. State vicino in particolare a quei vostri amici che magari in apparenza sorridono, ma che dentro piangono, poveri di speranza. Non lasciatevi contagiare dall’indifferenza e dall’individualismo: rimanete aperti, come canali in cui la speranza di Gesù possa scorrere e diffondersi negli ambienti dove vivete».