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Cambiamenti climatici: “Il mondo si sta sgretolando, ma non reagiamo”

"La possibilità di raggiungere un punto di svolta è reale - sottolinea il Papa -, ma è urgente una visione più ampia, che ci permetta non solo di stupirci delle meraviglie del progresso, ma anche di prestare attenzione ad altri effetti che probabilmente un secolo fa non si potevano nemmeno immaginare. Non ci viene chiesto nulla di più che una certa responsabilità per l’eredità che lasceremo dietro di noi dopo il nostro passaggio in questo mondo"

Lo ha affermato Papa Francesco nella nuova esortazione apostolica sull’ecologia “Laudate Deum”

Papa Francesco - Foto: Vatican media/Sir

E nella giornata di mercoledì, oltre all’apertura dell’Assemblea generale ordinaria del Sinodo, Papa Francesco ha anche pubblicato l’esortazione apostolica, composta da sei capitoli, “Laudate Deum”: un nuovo documento dedicato all’ecologia e alla lotta contro i cambiamenti climatici e i loro negazionisti, giunto otto anni dopo la pubblicazione dell’enciclica Laudato si’. Dunque, attraverso questa nuova esortazione apostolica, il Papa ha lanciato un nuovo appello alle “persone di buona volontà”, partendo da un assunto: «Di fronte alla crisi climatica non reagiamo abbastanza – constata il Papa -, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura. L’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie. Ne sentiremo gli effetti in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti. Si tratta di un problema sociale globale che è intimamente legato alla dignità della vita umana. Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti. Nessuno può ignorare che negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni estremi, frequenti periodi di caldo anomalo, siccità e altri lamenti della terra che sono solo alcune espressioni tangibili di una malattia silenziosa che colpisce tutti noi. È vero che non tutte le catastrofi possono essere attribuite al cambiamento climatico globale. Tuttavia, è verificabile che alcuni cambiamenti climatici indotti dall’uomo aumentano significativamente la probabilità di eventi estremi più frequenti e più intensi. Ogni volta che la temperatura globale aumenta di 0,5 gradi centigradi, aumentano anche l’intensità e la frequenza di forti piogge e inondazioni in alcune aree, di gravi siccità in altre, di caldo estremo in alcune regioni e di forti nevicate in altre ancora. Se fino ad ora potevamo avere ondate di calore alcune volte all’anno, cosa accadrebbe con un aumento della temperatura globale di 1,5 gradi centigradi, a cui siamo vicini? Tali ondate di calore saranno molto più frequenti e più intense. Se si superano i 2 gradi, le calotte glaciali della Groenlandia e di gran parte dell’Antartide si scioglieranno completamente con conseguenze enormi e molto gravi per tutti».

Un riscaldamento globale che non accenna a diminuire, anzi: «Quello a cui stiamo assistendo ora – osserva il Pontefice – è un’insolita accelerazione del riscaldamento, con una velocità tale che basta una sola generazione – non secoli o millenni – per accorgersene. Per questo Papa Bergoglio, attraverso la “Laudate Deum”, punta il dito contro coloro che negano o minimizzano il fenomeno: «Per porre in ridicolo chi parla di riscaldamento globale – rileva il Santo Padre -, si ricorre al fatto che si verificano di frequente anche freddi estremi. Si dimentica che questi e altri sintomi straordinari sono solo espressioni alternative della stessa causa: lo squilibrio globale causato dal riscaldamento del pianeta. Siccità e alluvioni, prosciugamento di laghi e popolazioni spazzate via da maremoti o inondazioni hanno in fondo la stessa origine. D’altra parte, se parliamo di un fenomeno globale, non possiamo confonderlo con eventi transitori e mutevoli, che sono in gran parte spiegati da fattori locali. La mancanza di informazioni porta a identificare le grandi proiezioni climatiche che riguardano periodi lunghi – si tratta almeno di decenni – con le previsioni meteorologiche che possono coprire al massimo qualche settimana. Quando parliamo di cambiamento climatico ci riferiamo a una realtà globale – con costanti variazioni locali – che persiste per diversi decenni».

E non manca chi scarica sugli ultimi la colpa di questo fenomeno devastante: «Nel tentativo di semplificare la realtà – stigmatizza Francesco -, non mancano coloro che incolpano i poveri di avere troppi figli e cercano di risolvere il problema mutilando le donne dei Paesi meno sviluppati. Ma la realtà è che una bassa percentuale più ricca della popolazione mondiale, inquina di più rispetto al 50% di quella più povera e che le emissioni pro capite dei Paesi più ricchi sono di molto superiori a quelle dei più poveri. Come dimenticare che l’Africa, che ospita più della metà delle persone più povere del mondo, è responsabile solo di una minima parte delle emissioni storiche?».

Ma c’è anche chi crede che “la cura” per contrastare i cambiamenti climatici, non faccia altro che aumentare i problemi: «Spesso – denota il Papa – si dice anche che gli sforzi per mitigare il cambiamento, l’uso di combustibili fossili e sviluppando forme di energia più pulita, porteranno a una riduzione dei posti di lavoro. Ciò che sta accadendo è che milioni di persone perdono il lavoro a causa delle varie conseguenze del cambiamento climatico: l’innalzamento del livello del mare, la siccità e molti altri fenomeni che colpiscono il pianeta hanno lasciato parecchia gente alla deriva. La transizione verso forme di energia rinnovabile, ben gestita, così come tutti gli sforzi per adattarsi ai danni del cambiamento climatico, sono in grado di generare innumerevoli posti di lavoro in diversi settori. Per questo è necessario che i politici e gli imprenditori se ne occupino subito».

Inoltre Papa Francesco guarda anche all’interno della Chiesa, prendendo le distanze da coloro che fanno circolare “opinioni sprezzanti e irragionevoli” sulla crisi climatica. Con questo il Papa ha ribadito l’origine antropica del cambiamento climatico che: «Non può più essere messa in dubbio – ribadisce il Pontefice, facendo riferimento alla concentrazione dei gas serra nell’atmosfera, causa del riscaldamento globale, il cui aumento “negli ultimi cinquant’anni ha subito una forte accelerazione” -. Negli ultimi cinquant’anni la temperatura è aumentata a una velocità inedita, senza precedenti negli ultimi duemila anni. Dal 1850 a oggi la temperatura globale è aumentata di 1,1 gradi centigradi, fenomeno che risulta amplificato nelle aree polari. A questo ritmo, è possibile che tra dieci anni raggiungeremo il limite massimo globale auspicabile di 1,5 gradi centigradi». Intanto i ghiacciai si riducono, la neve diminuisce e il livello del mare aumenta costantemente: «La coincidenza di questi fenomeni climatici globali con la crescita accelerata delle emissioni di gas serra, soprattutto a partire dalla metà del XX secolo, non può essere nascosta – rilancia Papa Francesco -, ma la crisi climatica non è propriamente una questione che interessi alle grandi potenze economiche, che si preoccupano di ottenere il massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibili».

Quindi Papa Bergoglio invita tutti ad affrontare i cambiamenti climatici con un approccio concreto: «Non possiamo più fermare gli enormi danni che abbiamo causato – ammette il Santo Padre -. Siamo appena in tempo per evitare danni ancora più drammatici. Alcune manifestazioni di questa crisi climatica sono già irreversibili per almeno centinaia di anni, come l’aumento della temperatura globale degli oceani, l’acidificazione e la riduzione dell’ossigeno. Le acque oceaniche hanno un’inerzia termica e ci vogliono secoli per normalizzare la temperatura e la salinità, con conseguenze sulla sopravvivenza di molte specie. Questo è un segno tra i tanti del fatto che le altre creature di questo mondo hanno smesso di esserci compagne di viaggio e sono diventate nostre vittime. Lo stesso vale per il processo che porta alla riduzione dei ghiacci continentali. Lo scioglimento dei poli non può essere invertito per centinaia di anni. Per quanto riguarda il clima, ci sono fattori che permangono a lungo, indipendentemente dagli eventi che li hanno scatenati. La possibilità di raggiungere un punto di svolta è reale, ma è urgente una visione più ampia, che ci permetta non solo di stupirci delle meraviglie del progresso, ma anche di prestare attenzione ad altri effetti che probabilmente un secolo fa non si potevano nemmeno immaginare. Non ci viene chiesto nulla di più che una certa responsabilità per l’eredità che lasceremo dietro di noi dopo il nostro passaggio in questo mondo». A tal proposito Bergoglio ha fatto riferimento alla recente pandemia di Covid-19: «Ha confermato – ricorda – che quanto accade in qualsiasi parte del mondo ha ripercussioni sull’intero pianeta. Tutto è collegato – come si legge nella Laudato si’ – e nessuno si salva da solo», come ha ripetuto più volte durante la pandemia e nell’enciclica Fratelli tutti.

Tra le altre cose, Papa Francesco ha confidato nelle risoluzioni della prossima Conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici del 2023 (Cop28) di Dubai: «Se abbiamo fiducia nella capacità dell’essere umano di trascendere i suoi piccoli interessi e di pensare in grande – conclude il Papa -, non possiamo rinunciare a sognare che la Cop28 porti a una decisa accelerazione della transizione energetica, con impegni efficaci che possano essere monitorati in modo permanente. La Cop28 può essere un punto di svolta, comprovando che tutto quanto si è fatto dal 1992 era serio e opportuno, altrimenti sarà una grande delusione e metterà a rischio quanto di buono si è potuto fin qui raggiungere. Dobbiamo superare la logica dell’apparire sensibili al problema e allo stesso tempo non avere il coraggio di effettuare cambiamenti sostanziali. Sappiamo che, di questo passo, in pochi anni supereremo il limite massimo auspicabile di 1,5 gradi centigradi e a breve potremmo arrivare a 3 gradi, con un alto rischio di raggiungere un punto critico. Anche se questo punto di non ritorno non venisse raggiunto, gli effetti sarebbero disastrosi e bisognerebbe prendere misure in maniera precipitosa, con costi enormi e con conseguenze economiche e sociali estremamente gravi e intollerabili. Se le misure che adotteremo ora hanno dei costi, essi saranno tanto più pesanti quanto più aspetteremo. Corriamo il rischio di rimanere bloccati nella logica di rattoppare, rammendare, legare col filo, mentre sotto sotto va avanti un processo di deterioramento che continuiamo ad alimentare. Supporre che ogni problema futuro possa essere risolto con nuovi interventi tecnici è un pragmatismo fatale, destinato a provocare un effetto-valanga».

About Davide De Amicis (4611 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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