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Antonio, Matteo: “Non chiudetevi in parrocchia, condividete insieme”

"Il primo passo che sarete chiamati a vivere, che siete già chiamati a vivere - afferma l'arcivescovo Valentinetti -, è l'ascolto condiviso della Parola, non solo per voi stessi, ma con la folla. Non solo una Parola ascoltata per un nutrimento spirituale, giusto, importante, ma una Parola ascoltata sinodalmente con una comunità, con una folla che vuole ascoltare la Parola di Dio"

Lo ha affermato l’arcivescovo Valentinetti, ordinando diaconi Antonio Elia Pirro e Matteo Mosca il 7 settembre scorso a Pescara

L'ordinazione diaconale di Antonio Elia Pirro e Matteo Mosca presieduta dall'arcivescovo Valentinetti

«Carissimo Matteo, carissimo Antonio, “dal giorno in cui fummo informati del vostro cammino verso il presbiterato, non abbiamo cessato di pregare per voi e di chiedere che abbiate piena conoscenza della sua volontà. Con sapienza e intelligenza spirituale, perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio”». Con questa citazione, tratta dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Colossesi, l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti ha omaggiato Antonio Elia Pirro, 32 anni originario di Peschici (Fg), e Matteo Mosca, 31 anni originario di Palena (Ch), nuovi diaconi dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne ordinati dallo stesso presule lo scorso giovedì 7 settembre nella Cattedrale di San Cetteo.

Antonio Elia Pirro e Matteo Mosca

Nell’omelia l’arcivescovo Valentinetti si è lasciato ispirare dal Vangelo del giorno (la pesca miracolosa Lc 5, 1-11): «Il Vangelo – spiega monsignor Valentinetti – ci fa fare tre passi. Certamente dovrei parlarvi del servizio. Dovrei far capire anche all’assemblea quanto è importante un tempo di servizio diaconale, per imparare ancor di più e per immedesimarsi ancor di più nell’immagine di Cristo che è servo e che regna come servo. Se foste chiamati al diaconato permanente, tutto questo avrebbe un senso ancora più importante, ma il vostro percorso non si ferma qui. Se il Signore vorrà fra i tempi che la Provvidenza vorrà stabilire, quella dei vostri educatori, sarete chiamati a vivere il presbiterato, il servizio del presbiterato. E dentro questo servizio, alla luce della Parola che abbiamo ascoltato, mi piace sottolineare questi tre passi. Il primo è sicuramente il tempo dell’ascolto e dell’esperienza di Dio nella nostra vita, nella vostra vita. Perché la pagina del Libro dei re, ci ha ripresentato l’esperienza di chi sapeva e voleva diventare sempre di più uomo di Dio e doveva affidare un ministero ad altre persone, ad un altro uomo di Dio, Elia, Eliseo. Ma ancor di più l’esperienza dell’incontro con Gesù la fa la folla che all’inizio della pagina del Vangelo, ci dice fare ressa intorno a Gesù per ascoltare la Parola di Dio. E Gesù si mette in atteggiamento di insegnamento, prende due barche, si siede, insegna e ascolta la folla e ascolta anche il discepolo. Il primo passo che sarete chiamati a vivere, che siete già chiamati a vivere, è l’ascolto condiviso della Parola, non solo per voi stessi, ma con la folla. Non solo una Parola ascoltata per un nutrimento spirituale, giusto, importante, ma una Parola ascoltata sinodalmente con una comunità, con una folla che vuole ascoltare la Parola di Dio».

L’arcivescovo Valentinetti pronuncia l’omelia

Da qui il monito dell’arcivescovo di Pescara-Penne: «Mai come in questo tempo, forse – costata il presule -, stiamo trascurando l’idea che c’è sete di Parola di Dio, di Parola ascoltata, meditata, spezzata, proclamata. E Gesù ci dà questo input “Salì su queste barche e, insieme ai suoi discepoli e insieme alla folla, insegnava”. Siete chiamati ad ascoltare Gesù, e a insegnare nel vostro stare, nella vostra quiete. Ma poi Gesù chiede qualcosa di diverso. Quando ebbe finito di parlare dice a Simone, mi piace molto dirlo in latino perché è espressivo, “Duc in altum”, prendi il largo, vai in alto. “Va a gettare le reti in alto mare e gettate le reti per la vostra pesca”. Questo è il passaggio più difficile, è il passaggio più avventuroso. Questo è il passaggio dove bisogna osare e non siamo abituati a osare. Siamo abituati a vivere di una piccola rete da pesca intorno alla riva intorno ad una barchetta. Ma il Signore non vuole questo, vuole una barca vera che va in alto e vuole soprattutto che si vada a pescare dove mai nessuno è andato a pescare, dove mai nessuno ha osato, e anche i discepoli sono timorosi, “non abbiamo pescato niente”. Eh, probabilmente potremmo dire anche noi tutto questo. Di questi tempi, lavoriamo, lavoriamo, lavoriamo e non peschiamo niente, ma stiamo gettando le reti dove vuole il Signore o stiamo gettando le reti dove le abbiamo sempre gettate e la nostra pesca o è inutile o è umiliante? E allora osiamo nell’andare, osiamo nel camminare lungo le rive del mare, in mare aperto, per buttare le reti sulla parola di Gesù con la fede. Quest’ultima, molte volte, qualcuno mi dice “fa fare i miracoli”, ma la fede è soprattutto questo. Porre le nostre uniche certezze e le nostre uniche speranze in questa Parola: “Gettate le reti. Mettete la vostra collaborazione, al resto penso io. E la pesca è abbondante e non è deludente, non fa mancare il suo frutto».

Alcuni sacerdoti concelebranti

Nel terzo passaggio individuato da monsignor Tommaso Valentinetti nell’episodio biblico, la barca sta per affondare e nell’approfondirne il significato non è mancato un pensiero rivolto ai due neo diaconi: «Ci vuole aiuto – osserva il presule -, ci vuole collaborazione, ci vuole condivisione. Sarete presbiteri. Non vi chiudete nella vostra parrocchietta, non vi chiudete nel vostro guscio! Condividete, spezzatevi le mani insieme. A voi due il Signore ha dato la grazia di fare una bella esperienza di amicizia. E sapete che cosa significa allora vivere un’esperienza di amicizia e questa amicizia e questa collaborazione, e ritorno sul tema della sinodalità, è da vivere nel quotidiano delle nostre comunità parrocchiali, è da vivere nel quotidiano dentro la nostra pastorale. Usciamo dai nostri piccoli ghetti, dai nostri piccoli egoismi, dalle nostre piccole chiusure. Qualche presbitero sta pensando “Sta facendo la predica a noi e non ad Antonio e a Matteo”. , è la verità, ma è occasione buona per rifarci la predica nel nome del Signore».

Da qui le conclusioni dell’arcivescovo di Pescara-Penne: «E allora, in questa rinnovata capacità di condivisione e di collaborazione, dove si smussano anche le presunzioni, dove si mette al servizio il proprio talento, dove si mette a servizio la propria capacità senza pretendere che gli altri debbano fare le nostre stesse cose, ma mettendo in collaborazione il cammino comune, noi riusciremo poi a lasciare tutto e a seguire l’unico Signore, l’unico Maestro, l’unico Tutto, così come hanno fatto Pietro, Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, soci di Simone. E la ricompensa qual è? “Non temete”. La traduzione migliore di questo testo non è “D’ora sarai pescatori di uomini”, ma “Sarai pescatore di uomini vivi”. Perché si può pescare uomini, ma anche morti e qualche volta qualcuno l’abbiamo tramortito pure noi. Uomini vivi, uomini capaci di interagire con noi dentro una storia di una comunità, dentro la storia di una Chiesa. E allora, carissimi Antonio e Matteo, resi forti dalla grazia sacramentale di ogni fortezza, secondo la potenza della sua grazia, per essere perseveranti e magnanimi in tutto, ringraziate il Padre di quello che avete ricevuto e di quello che state ricevendo con gioia, che vi sta rendendo capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce, amen». In quest’ultimo anno che separerà i due neo diaconi dall’ordinazione sacerdotale, Antonio Elia Pirro svolgerà il servizio pastorale in una parrocchia romana, avendo scelto di iscriversi ad un corso di licenza patristica nella Capitale, mentre Matteo Mosca è stato confermato presso la parrocchia di San Giovanni Battista e San Benedetto di Pescara colli.

Fotoservizio: Gisella Mariani

About Davide De Amicis (4616 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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