Gmg: “Il Papa ci ha insegnato che la vita non si ferma per una sconfitta”
"Alla Gmg di Lisbona c’è stata tantissima gente – conferma don Domenico Di Pietropaolo -, una cosa pazzesca. Questo è stato un grandissimo ritorno e la Chiesa, le diocesi devono impegnare gli educatori a ricominciare da qui. Anche chi non ha partecipato fisicamente, ma lo ha fatto attraverso la televisione e i social, deve prendere spunto da questo incontro. Ne vale la pena"

Dopo aver partecipato alla veglia di sabato sera e alla messa finale di ieri mattina della 37ª Giornata mondiale della gioventù presiedute da Papa Francesco al Parco Tejo di Lisbona, anche gli 85 giovani della Pastorale giovanile diocesana di Pescara-Penne (a cui si aggiungono anche altri gruppi parrocchiali autonomi e i giovani del Cammino neocatecumenale per un totale di quasi mille giovani pescaresi presenti) ieri pomeriggio hanno lasciato in pullman la capitale portoghese per fare rientro nella loro sede di Cadaval in serata. Solo stamani ripartiranno alla volta di Pescara ma, così come avvenuto all’andata, facendo una sosta a Lourdes dalla quale ripartiranno domattina per rientrare in diocesi mercoledì mattina.

Intanto, prima di ripartire, i giovani e i loro accompagnatori hanno voluto fare un bilancio a caldo dell’esperienza: «Papa Francesco mi ha colpito molto – afferma don Domenico Di Pietropaolo, direttore della Pastorale giovanile di Pescara-Penne, che ha concelebrato la liturgia eucaristica unitamente al parroco di Santa Teresa di Spoltore don Giovanni Cianciosi e agli altri sacerdoti accompagnatori della regione ecclesiastica abruzzese e molisana, nonché ai vescovi di Sulmona-Valva, Avezzano, Isernia-Venafro e Termoli-Larino rispettivamente monsignor Michele Fusco, monsignor Giovanni Massaro, monsignor Camillo Cibotti e monsignor Gianfranco De Luca – quando ha detto che la gioia va cercata, va scoperta e che soprattutto quando arriva la stanchezza bisogna alzarsi. Così come noi, quando incontriamo un fratello o una sorella che vive un momento si smarrimento, dobbiamo aiutare loro ad alzarsi in piedi. Perché il Pontefice diceva, e mi ha colpito tanto, che nella vita c’è solo una cosa gratis ed è l’amore di Gesù Cristo. Il resto si impara, si impara con pazienza e soprattutto questa nuova generazione – che vive questa fragilità – dobbiamo aiutarla, fare di tutto per lasciare questo testimone a loro».
Un messaggio, quello del Santo Padre, ascoltato in un Parco Tejo gremito all’inverosimile da un milione e mezzo di giovani. Una partecipazione quasi inattesa, dopo lo stop agli eventi imposto dalla pandemia di Covid-19, sette anni dopo la Gmg di Cracovia, non considerando quella geograficamente distante di gennaio 2019 a Panama: «C’è stata tantissima gente – conferma il sacerdote pescarese -, una cosa pazzesca. Questo è stato un grandissimo ritorno e la Chiesa, le diocesi devono impegnare gli educatori a ricominciare da qui. Anche chi non ha partecipato fisicamente, ma lo ha fatto attraverso la televisione e i social, deve prendere spunto da questo incontro. Ne vale la pena».

E nonostante il gran numero di partecipanti, la delegazione della Pastorale giovanile pescarese è riuscita a ritrovare gli altri gruppi parrocchiali di conterranei che hanno partecipato autonomamente. Ad unire questi giovani la stessa espressione entusiastica sul viso, seppur con delle sfumature diverse: «Come dissi alla partenza – ricorda don Domenico – c’è la distinzione dei giovani più grandi, che hanno vissuto l’evento in cerca di risposte da Dio in riferimento al loro progetto di vita, e gli adolescenti che hanno vissuto il tutto in maniera più emozionale».
E una volta rientrati a Pescara, per l’Ufficio diocesano di Pastorale giovanile, scolastica, universitaria e vocazionale, sarà il momento di analizzare a freddo le conclusioni di questa 37ª Giornata mondiale della gioventù, per farne tesoro e riavviare al meglio le attività pastorali: «Tornando a casa – illustra il direttore della Pastorale giovanile diocesana pescarese –, la prima cosa che farò sarà quella di riportare queste sensazioni e condividere queste giornate dapprima con il nostro arcivescovo monsignor Tommaso Valentinetti e poi con l’equipe diocesana. Vogliamo mettere a fuoco le nostre idee per iniziare un nuovo progetto diocesano dedicato ai giovani, senza dimenticare che siamo ancora all’interno del Sinodo».

Tutto questo guardando all’appuntamento del 2025 con il Giubileo dei giovani a Roma, che spezzerà l’attesa per la 38ª Giornata mondiale della gioventù che si terrà nel 2027 a Seoul, in Corea del sud: «Anche se allora non dovessi essere più il responsabile della Pastorale giovanile – assicura don Domenico Di Pietropaolo -, andrò ugualmente perché sarà un onore accompagnare ancora i giovani. D’altra parte, qui a Lisbona ho visto tanti sacerdoti più adulti che hanno vissuto quest’esperienza e, a tal proposito, invito tutti i sacerdoti più giovani a viverla con i propri ragazzi. Devo dire che non tutti credono a queste giornate, eppure trascorrere questi dieci giorni con i propri ragazzi può aiutare».
Un invito, quest’ultimo, che vale anche per tutti quei giovani che finora non ha mai partecipato o che comunque intendono intraprendere un cammino formativo-spirituale: «Un invito che giungerà a questi ragazzi – suggerisce il presbitero – anche attraverso la testimonianza entusiastica di quanti hanno appena partecipato».

Uno questi è il ventottenne Davide Di Giacomo, della parrocchia di Sant’Antonio di Padova a Montesilvano: «Il messaggio di Papa Francesco – confida il giovane – mi ha lasciato la speranza di poter davvero condividere la gioia e instillarla negli altri, perché è un qualcosa che manca oggi quando tanti disagi si manifestano tra noi giovani e tra noi giovani-adulti. E poi mi ha colpito che il Papa, nel cammino della nostra vita, non ha demonizzato la caduta enfatizzando – al tempo stesso – l’importanza di sapersi rialzare. Questo è un incoraggiamento per tutti noi, un grande messaggio di accoglienza anche di un momento di disagio o di una sconfitta, perché non nella vita non si può vincere sempre e alle cose belle ci si arriva anche vivendo questi momenti di prova. L’importante è sapersi rialzare, anche contro quell’idea che oggi vige secondo la quale dobbiamo tutti essere iper-performanti e infallibili. Al contrario, Papa Francesco ci ha fatto capire che non dobbiamo esserlo a tutti i costi. Certamente dobbiamo essere ambiziosi, raccogliere le sfide, ma il non vincerne una non vuol dire incorrere in uno stop definitivo».
Davide è ormai un giovane adulto e nel lavoro è anche un giovane medico e per lui la Gmg di Lisbona è stata un autentico toccasana: «Ho iniziato le mie ferie con la questo appuntamento – racconta il giovane – e sicuramente ho vissuto il distacco con l’ambiente di lavoro e con i suoi ritmi. Qui a Lisbona ho vissuto momenti spensieratezza alternati ad altri di raccoglimento spirituale e introspezione. Così, in definitiva, torno a casa con un po’ più di calma, di cui abbiamo bisogno per frenare un po’ quella “rotellina” che gira nella testa quando siamo nel pieno delle nostre attività».