«Giovani, Gesù vi conosce e vi dice “Non abbiate paura, non temete”»
"Cosa portiamo con noi ritornando nella valle della vita quotidiana? - interroga il Papa - Brillare, ascoltare, non temere. Anche noi oggi abbiamo bisogno di qualche lampo di luce per affrontare le oscurità della vita – continua il Papa, parlando a braccio -. Abbiamo bisogno della luce di Gesù, perché Lui è la luce che non si spegne anche di notte. Sempre possiamo andare avanti con la luce del Signore. Diventiamo luminosi non mettendoci sotto i riflettori, quando mostriamo un’immagine perfetta. Possiamo essere forti e vincenti, ma non luminosi. Diventiamo luminosi quando, accogliendo Gesù, impariamo ad amare come Lui"

Nel 2027 si terrà a Seul, in Corea del sud, la 38ª Giornata mondiale della gioventù e nel mezzo il Giubileo dei giovani del 2025 a Roma. È stata questa l’ultima di tante emozioni della 37ª Giornata mondiale della gioventù di Lisbona, che stamani si è conclusa con l’intensa ed emozionante santa messa presieduta da Papa Francesco nella spianata di Parco Tejo, gremita da un milione e mezzo di giovani arrivati da tutto il mondo.

In avvio di liturgia eucaristica è stato il cardinale patriarca della capitale portoghese Manuel Clemente a portare il saluto al Pontefice: «Lei è stato sempre con noi – ricorda il porporato -, incoraggiandoci a portare avanti la concretizzazione della Giornata, superando rinvii e ostacoli che non sono mancati. Questa Giornata è stata specialmente Sua, Santo Padre, e dei giovani che ha convocato qui. E così sarà ricordata in futuro, come momento decisivo per una generazione che edificherà un mondo più bello e più fraterno. In questa santa messa tutti si uniscono a Lei, rendendo grazie a Dio per la Giornata Mondiale della Gioventù Lisbona 2023. E come accade con tutto ciò che viene restituito a Dio, anche questo momento finale ritrova la sua originaria freschezza. La stessa, che né l’età né i problemi di salute tolgono a Vostra Santità. In questo senso lei è il più giovane tra i giovani che qui si trovano».
Nell’omelia, il Santo Padre ha avviato la sua meditazione commentando l’episodio biblico della trasfigurazione al centro di questa diciottesima domenica del tempo ordinario: «Sul monte una nube luminosa ha avvolto i discepoli – ricorda Bergoglio -. “Questo è il mio figlio amato, ascoltatelo”. È tutto qui, tutto quello che c’è da fare nella vita sta in questa parola: ascoltare Gesù. Tutto il segreto è questo, ascoltare quello che Gesù mi dice. Gesù rivela che Dio che è padre e ci insegna le vie dell’amore. Ascoltare Gesù, perché possiamo intraprendere cammini che sembrano d’amore, ma sono egoismi mascherati d’amore. State attenti alle forme di egoismo mascherate d’amore!».
Quindi Papa Francesco ha tratto le conclusioni questo grande appuntamento: «È bello quanto abbiamo sperimentato con Gesù – sottolinea -, ciò che abbiamo vissuto insieme e come abbiamo pregato. Ma, dopo queste giornate di grazia, ci chiediamo: cosa portiamo con noi ritornando nella valle della vita quotidiana? Brillare, ascoltare, non temere. Anche noi oggi abbiamo bisogno di qualche lampo di luce per affrontare le oscurità della vita – continua il Papa, parlando a braccio -. Abbiamo bisogno della luce di Gesù, perché Lui è la luce che non si spegne anche di notte. Sempre possiamo andare avanti con la luce del Signore. Diventiamo luminosi non mettendoci sotto i riflettori, quando mostriamo un’immagine perfetta. Possiamo essere forti e vincenti, ma non luminosi. Diventiamo luminosi quando, accogliendo Gesù, impariamo ad amare come Lui. Accogliendo Gesù, questo ti porta a essere luminoso, un’opera d’amore. Tu sarai luminoso il giorno in cui sarai interprete d’amore. Se diventiamo egoisti, lì la luce si spegne».

In chiusura della sua omelia, il Santo Padre ha voluto rincuorare i giovani: «Non avere paura, non temere – afferma -. È una parola che nella Bibbia si ripete spesso. Sono le ultime parole che nella Trasfigurazione Gesù pronuncia ai discepoli: “Non temete”. A voi, giovani, che coltivate sogni grandi ma spesso offuscati dal timore di non vederli realizzati; a voi, giovani, che a volte pensate di non farcela; a voi, giovani, tentati in questo tempo di scoraggiarvi, di giudicarvi inadeguati o di nascondere il dolore mascherandolo con un sorriso; a voi, giovani, che volete cambiare il mondo e lottate per la giustizia e per la pace; a voi, giovani, che ci mettete impegno e fantasia ma vi sembra che non bastino; a voi, giovani, di cui la Chiesa e il mondo hanno bisogno come la terra della pioggia; a voi, giovani, che siete il presente e il futuro; sì, proprio a voi, giovani, Gesù dice “Non temete!”».
In seguito, il Pontefice ha invitato i giovani a fare un momento di silenzio, ripetendo ognuno nel proprio cuore “non abbiate paura”. Poi ha ripreso: «Carissimi giovani – auspica il Papa -, vorrei guardare negli occhi ciascuno di voi e dirgli: non temere! Ma vi dico una cosa molto più bella: Gesù stesso ora vi guarda, vi sta guardando, vi conosce, le gioie e le tristezze, i successi e i fallimenti, il cuore di ciascuno di voi e oggi vi dice, qui a Lisbona, in questa Gmg “Non abbiate paura, non temete”».
LA VEGLIA: “La gioia è missionaria, non è per se stessi, ma da portare agli altri”
E gli stessi giovani ieri sera, sempre al Parco Tejo, hanno partecipato alla veglia serale con Papa Francesco il quale – nel mezzo di tante testimonianze ascoltate – ha dedicato una nuova riflessione ai ragazzi: «La gioia è missionaria, non è per noi stessi, è per portare agli altri – afferma, parando a braccio con i presenti -. Io vi chiedo: voi che siete venuti a cercare qui un senso della vita, questo lo terrete per voi o lo porterete agli altri? La gioia è missionaria, quindi io devo portare questa gioia agli altri. Ma questa gioia che abbiamo, anche gli altri sono pronti a riceverla: dobbiamo portare tutto quello che abbiamo ricevuto, tutto questo è stato preparato nel nostro cuore per la gioia. Tutti, se ci guardiamo indietro, vediamo persone che sono state raggi di luce: genitori e nonni, preti e suore, catechisti, animatori, insegnanti. Ognuno pensi alle persone che sono state le radici della nostra gioia. Noi abbiamo radici di gioia e anche noi possiamo essere per gli altri radici di gioia: non una gioia del momento, ma una gioia che crea radici».

Quindi il Pontefice si è domandato “Come possiamo diventare radici di gioia?”: «La gioia – osserva – non è in una biblioteca chiusa, anche se bisogna studiare. La gioia occorre cercarla, scoprirla nel nostro dialogo con gli altri: dobbiamo andare alle radici della gioia che abbiamo ricevuto. E questo qualche volta stanca. Vi siete stancati qualche volta? Pensa a cosa succede quando sei stanco, non hai voglia di fare niente. Uno si lascia andare, smette di camminare e cade. Voi credete che una persona che cade nella vita, che ha fatto qualcosa di grave, è un fallimento, che è finita quella persona? Che cosa deve fare? Alzarsi. È una cosa molto bella. Gli alpini, a cui piace salire sulle montagne, hanno un canto molto bello che dice: “nell’arte di salire quello che importa non è non cadere, ma non rimanere per terra”. Chi rimane per terra è un pensionato della vita, ha chiuso con tutto. Quando vediamo qualcuno che è caduto, cosa dobbiamo fare? Aiutarlo a rialzarsi. L’unico momento in cui è permesso guardare una persona dall’alto verso il basso è per aiutarla ad alzarsi. Quante volte vediamo persone che ci guardano dall’alto in basso: è triste».
In conclusione Papa Bergoglio ha espresso una metafora calcistica: «Dietro un gol c’è moltissimo allenamento, dietro un successo c’è moltissimo allenamento – sottolinea -. Alzarmi, non rimanere per terra e allenarmi a camminare. E tutto questo è possibile, si impara dai genitori, dai nonni, dagli amici: portiamoci l’un l’altro per mano. Camminare e, se si cade, rialzarsi; camminare con una méta; allenarsi tutti i giorni nella vita. Nella vita niente è gratis, tutto si impara. C’è solo una cosa gratis: è l’amore di Gesù. Con questo “gratis” che abbiamo e con l’amore di Gesù, camminiamo nella speranza. Guardiamo le nostre radici e andiamo avanti. Non abbiate paura!».