“Non siete qui per caso, il Signore vi ha chiamati per nome dall’inizio”
"Nella Chiesa c’è posto per tutti – ribadisce Papa Francesco, parlando ai giovani che definisce “allergici alle falsità e alle parole vuote” -. La Chiesa è, e dev’essere sempre di più, quella casa dove risuona l’eco della chiamata per nome che Dio rivolge ad ognuno. Il Signore non punta il dito, ma allarga le braccia: ce lo mostra Gesù in croce. Lui non chiude la porta, ma invita a entrare; non tiene a distanza, ma accoglie. In questi giorni inoltriamo il suo messaggio d’amore “Dio ti ama, Dio ti chiama"
È stata un’allegra e grande festa colorata quella animata da 500 mila giovani di tutto il mondo che, ieri sera, hanno gremito il Parco Eduardo VII di Lisbona per accogliere Papa Francesco e iniziare ufficialmente la 37ª Giornata mondiale della gioventù – dal tema “Maria si alzò e andò in fretta” (Lc 1, 39) – e il Papa, da parte sua, ha rivolto parole particolarmente sentite ai ragazzi: «Non siete qui per caso – esordisce il Pontefice -. Il Signore vi ha chiamati per nome, non solo in questi giorni, ma dall’inizio dei vostri giorni.
Questa di Lisbona è la quarta Gmg di Papa Francesco, la prima dopo la pandemia da Covid-19: «Nessuno è cristiano per caso – aggiunge il Santo Padre -, tutti siamo stati chiamati col nostro nome. Al principio della trama della vita, prima dei talenti che abbiamo, delle ombre e delle ferite che portiamo dentro, siamo chiamati. Chiamati perché amati. Agli occhi di Dio siamo figli preziosi, che egli ogni giorno chiama per abbracciare e incoraggiare; per fare di ciascuno di noi un capolavoro unico e originale, la cui bellezza riusciamo solo a intravedere».
Da qui l’invito di Papa Bergoglio: «In questa Giornata mondiale della gioventù – esorta -, aiutiamoci a riconoscere questa realtà essenziale. Siano questi giorni echi vibranti della chiamata d’amore di Dio, perché siamo preziosi ai suoi occhi, nonostante quello che a volte vedono i nostri occhi, annebbiati dalle negatività e abbagliati da tante distrazioni. Siano giorni in cui il tuo nome, attraverso fratelli e sorelle di tante lingue e nazioni che lo pronunciano con amicizia, risuoni come una notizia unica nella storia, perché unico è il palpito di Dio per te. Siano giorni in cui fissare nel cuore che siamo amati così come siamo. Questo è il punto di partenza della Gmg, ma soprattutto della vita».
Una vita che, per il Papa, dev’essere reale: «Quanti lupi – ammonisce – si nascondono dietro sorrisi di falsa bontà, dicendo di conoscere chi sei ma non volendoti bene, insinuando di credere in te e promettendoti che diventerai qualcuno, per poi lasciarti solo quando non interessi più. Sono le illusioni del virtuale e dobbiamo stare attenti a non lasciarci ingannare, perché tante realtà che ci attirano e promettono felicità si mostrano poi per quello che sono: cose vane, bolle di sapone, cose superflue, cose che non servono e che lasciano il vuoto dentro».
Così il Pontefice come i giovani va dritto al punto: «Se Dio ti chiama per nome – precisa Papa Francesco, rivolgendosi ad ogni singolo giovane presente nel grande parco – significa che per Lui non sei un numero, ma un volto. Vorrei farti notare una cosa. Tanti, oggi, sanno il tuo nome, ma non ti chiamano per nome. Il tuo nome infatti è noto, appare sui social, viene elaborato da algoritmi che gli associano gusti e preferenze. Tutto questo però non interpella la tua unicità, ma la tua utilità per le indagini di mercato. Gesù no, Lui ha fiducia in te, per lui tu conti. E allora noi, sua Chiesa, siamo la comunità dei chiamati. Non dei migliori – no, assolutamente no – ma dei chiamati, così come siamo, con i problemi che abbiamo, con i limiti che abbiamo, con la nostra gioia che trabocca, con la nostra voglia di essere migliori. Siamo la comunità dei fratelli e delle sorelle di Gesù, figli e figlie dello stesso Padre».
E, come il Pontefice ha spesso ricordato, nella comunità dei chiamati nessuno resta escluso: «Nella Chiesa c’è posto per tutti – ribadisce Papa Francesco, parlando ai giovani che definisce “allergici alle falsità e alle parole vuote” -. La Chiesa è, e dev’essere sempre di più, quella casa dove risuona l’eco della chiamata per nome che Dio rivolge ad ognuno. Il Signore non punta il dito, ma allarga le braccia: ce lo mostra Gesù in croce. Lui non chiude la porta, ma invita a entrare; non tiene a distanza, ma accoglie. In questi giorni inoltriamo il suo messaggio d’amore “Dio ti ama, Dio ti chiama”».
Infine, il Santo Padre ha ricordato come anche dubitare sia importante: «Fare domande è giusto – osserva -, anzi spesso è meglio che dare risposte, perché chi domanda resta inquieto e l’inquietudine è il miglior rimedio all’abitudine, a quella normalità piatta che anestetizza l’anima. Dio ci ama così come siamo, con i difetti che abbiamo, con i limiti che abbiamo e con le voglie che abbiamo nella vita. Dio è padre, è un Padre che ci vuole bene. E abbiamo anche una Madre che ci aiuta. Non abbiate paura, abbiate coraggio, andate avanti, sapendo che siamo coinvolti tutti in questo amore di Dio il quale, quando chiama, ci sorprende. È il Dio delle sorprese».