“Don Daniele, racconta Gesù senza paura: Lui è sempre con te!”
"Sono molto emozionato – afferma don Daniele Partenza -, però sono contento di aver vissuto questo momento di comunione con tante persone che sono state un po’ la mia storia. La Chiesa, la presenza del Signore si vede soprattutto attraverso queste cose, attraverso la vicinanza anche del suo popolo. Per questo mio primo servizio di vicario parrocchiale sono un po’ timoroso, però anche curioso e anche, in un certo senso, contento perché comunque è stimolante andare in una realtà pastorale dove si può lavorare, dove si possono conoscere tante persone con le loro storie e la loro realtà concreta. Spero di non scordarmi mai che il Signore mi sta a fianco e che non devo fare le cose secondo Daniele, ma secondo Lui"

Sarà il nuovo vicario parrocchiale dell’unità pastorale San Nunzio-San Marco Evangelista, nella forania di Pescara sud, il novello sacerdote don Daniele Partenza, ordinato ieri sera nella solennità dei Santi Pietro e Paolo dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti – dopo essere stato presentato ufficialmente dal rettore del Seminario regionale San Pio X di Chieti don Luigi Primiano – in una Cattedrale di San Cetteo gremita di fedeli, giunti innanzitutto dalla parrocchia natia dei Santi Cosma e Damiano di Caprara d’Abruzzo e poi dalla parrocchia di Sant’Antonio di Padova a Montesilvano dove il giovane 36enne ha svolto il servizio pastorale negli anni di formazione da seminarista: «L’attuale vicario parrocchiale padre Oscar – spiega il presule – è in partenza per il Venezuela e allora don Giorgio (Moriconi, parroco dell’unità pastorale) avrà dei grossi problemi quest’anno, in quanto assistente nazionale di una branca della Agesci, quindi ha bisogno di un valido collaboratore e abbiamo pensato di mandare lui. Spero che possa far bene. Inoltre, essendo un suo desiderio che io voglio assecondare, per quel che potrò voglio aiutarlo anche ad approfondire gli studi, visto che ha fatto un buon cammino di formazione teologica, soprattutto sulla sacra scrittura. Voi sapete quando mi è cara questa disciplina teologica! E allora, se possiamo vedere di trovare una strada, sicuramente, nei prossimi tempi la troveremo».

A caldo, appena terminata la santa messa, don Daniele ha commentato commosso la sua ordinazione sacerdotale e il suo primo incarico: «Sono molto emozionato – afferma don Daniele Partenza -, però sono contento di aver vissuto questo momento di comunione con tante persone che sono state un po’ la mia storia. La Chiesa, la presenza del Signore si vede soprattutto attraverso queste cose, attraverso la vicinanza anche del suo popolo. Per questo mio primo servizio di vicario parrocchiale sono un po’ timoroso, però anche curioso e anche, in un certo senso, contento perché comunque è stimolante andare in una realtà pastorale dove si può lavorare, dove si possono conoscere tante persone con le loro storie e la loro realtà concreta. Spero di non scordarmi mai che il Signore mi sta a fianco e che non devo fare le cose secondo Daniele, ma secondo Lui».

Prima del rito di ordinazione vero e proprio, con l’invocazione della litania dei santi, l’imposizione delle mani sul capo del novello presbitero da parte dell’arcivescovo Valentinetti e dei concelebranti, la vestizione da sacerdote, l’unzione crismale, la consegna del pane e del vino, nonché l’abbraccio di pace dell’arcivescovo Valentinetti, il presule ha proclamato l’omelia dedicata al novello presbitero partendo dall’approfondimento della Parola del giorno: «Il testo del Libro degli atti – spiega l’arcivescovo -, ci ha presentato una Chiesa in difficoltà, perlomeno nella prima parte. Una Chiesa perseguitata. Erode che fa uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni, e infine fa arrestare anche Pietro. Una Chiesa nella contraddizione. Ma c’è stato un tempo, in questi più di 2 mila anni, in cui la Chiesa non ha attraversato delle contraddizioni? Possiamo dire sicuramente che tantissime contraddizioni sono passate dentro la storia della Chiesa. E anche oggi ne stiamo attraversando una. Leggevo un titolo di un giornale questa mattina (ieri) in occasione della consegna dei palli agli arcivescovi metropoliti. Il Papa consegna un segno di unità e poi il sottotitolo del giornalista, “Mai così la Chiesa era stata divisa, la cristianità è stata divisa”. Forse possiamo fare la tara di questa affermazione. Ma, volenti o nolenti, se siamo onesti, sentiamo in noi stessi che queste contraddizioni affiorano. Se Papa Francesco ci ha chiesto di fare un percorso sinodale, ce l’ha chiesto proprio perché – nella serenità del confronto, nella serenità dell’ascolto – si possono individuare le contraddizioni, si possono individuare le fatiche. Bene, carissimo Daniele, diventi presbitero dentro questa Chiesa e lo sai bene, non devo aggiungere altro. Ma la seconda parte del testo degli atti degli apostoli è molto interessante, perché Pietro riesce a scorgere la grandezza di Dio. Non se ne rende conto inizialmente, ma il Signore gli manda dei segni, gli manda delle presenze. Qui viene definito “Angelo del Signore”, che addirittura lo libera dalle catene e lo fa uscire in libertà e Pietro rientra in se stesso e dice “È vero, il Signore ha mandato il suo angelo, ho riconosciuto il segno di Dio”. Mai come oggi la Chiesa è chiamata a riconoscere i segni di Dio e ci sono i segni di Dio. Ce ne sono tantissimi. Non posso fare la storia a partire dal Concilio ecumenico Vaticano II, che sicuramente è stato un segno di Dio, per arrivare al ministero pontificale di tutti i successori di San Giovanni XXIII per arrivare fino al ministero ed al ministero pontificale di Papa Francesco».

Da qui un pensiero rivolto al neo sacerdote: «Ma tu Daniele, presbitero, sei attento ai segni di Dio? Sei stato attento fino ad oggi. E i segni di Dio, per me che conosco un po’ più da vicino la tua vocazione, si sono dipanati e si sono aperti i cancelli che sembravano chiusi, si sono spalancate le porte che sembravano serrate per sempre. E oggi sei qui, accompagnato dalla tua comunità d’origine, accompagnato dalla tua famiglia che ti dona – l’ho detto anche al diaconato e lo ripeto anche al presbiterato – con un po’ di fatica al Signore, in quanto figlio unico, ma guardate, il Signore non guarda in faccia a nessuno. E le comunità che hai servito nel ministero, dalla formazione seminaristica alla formazione al ministero diaconale. Ma continua a riconoscere i segni di Dio, continua a prestare orecchio ai segni di Dio. Ma come ha reagito la Chiesa alle contraddizioni? E come sta reagendo, o come dovrebbe reagire, la Chiesa alle contraddizioni? Ha due modi che ci vengono messi a nudo dalla pagina del Vangelo. Il primo modo. Conoscere Gesù per raccontare Gesù, conoscere Gesù per narrare Gesù. Immedesimarsi nell’umanità di Gesù per raccontare l’umanità di Gesù, che ci racconta il Padre. Se il Signore ha scelto te, non ti ha scelto perché sei più bello, più bravo, più buono o più intelligente, anzi tutti dicono Daniele bravo è bravo, vabbè, staremo a vedere, ma ti ha scelto perché sei uomo, perché hai un’umanità. E questa tua umanità, oggi, è chiamata a conoscere Gesù – ancor meglio di quanto non l’hai conosciuto all’interno del percorso seminaristico – e a raccontare Gesù. La Chiesa oggi ha un futuro se ritorna a raccontare Gesù, se non confida sulle sue sovrastrutture, se non confida su di un passato che non c’è più, se non confida sui numeri, i numeri non ci sono più. Davide ha fatto un brutto peccato quando ha voluto contare il numero del popolo d’Israele ed è stato punito».

Da qui il monito dell’arcivescovo Valentinetti: «Non facciamo lo stesso peccato anche perché la Chiesa – ricorda il presule -, oggi come oggi, non ha bisogno di militanti. La Chiesa ha bisogno di testimoni e tu sei chiamato ad essere un testimone con la tua vita, con la tua esistenza. Se non rientriamo dentro questo spaccato della vita della Chiesa per raccontare Gesù, per averne avuto una conoscenza umana, spirituale e, perché no, scritturistica, che ti piace tanto – ha fatto la tesina di Sacra scrittura e ha avuto anche un ottimo voto all’esame finale che ha fatto l’altro giorno -. Il Signore dev’essere raccontato e la Chiesa deve raccontarlo in questi termini. Poi c’è il secondo modo. “Tu Sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. Il Signore mi ha dato la grazia di conoscere Pio XII, San Giovanni XXIII, San Paolo VI, Giovanni Paolo I, San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e ora Francesco. Comunque si chiami è Pietro. E Pietro, comunque faccia, è Pietro. Perché ciò che ci importa è che su questa pietra viene edificata la Chiesa e su questa pietra si può narrare Gesù, si può raccontare Gesù. Sulla certezza di questa pietra che continua ad essere magistero dentro la vita della Chiesa. E a noi il magistero ci interessa, il magistero totalmente “sine glossa”, senza se e senza ma. E sarebbe interessante, ma non lo posso fare sicuramente questa sera, ripercorrere il magistero di Francesco, ma ripercorrere anche quello del buon Papa Benedetto XVI. E via di questo passo a tornare indietro. Il Signore, dunque, ti conceda di avere questa forza e soprattutto, così come abbiamo pregato nel salmo responsoriale, nella tua vita di non avere paura mai. Perché la paura viene dal demonio, la paura ci divide dentro e lui che è il divisore, è bravo a dividerci dentro. Prima di entrare in seminario hai avuto molta paura, dì la verità! Ma adesso, grazie a Dio, la paura è finita. Ma adesso che dovrai assumere un ministero, non avere paura. Non avere mai paura, il Signore è con te e non ti abbandonerà mai. Sarà davanti a te, dietro a te, di fianco a te, fino a quando potrai dire anche tu “Il Signore mi è stato vicino” (la seconda lettura). Mi ha dato forza perché potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo, raccontare Gesù così che tutti lo potessero ascoltare, e così fui liberato da ogni inquietudine e soprattutto dalla bocca del leone”. A Lui, al Signore, rendendo lode per questi doni che ci ha fatto, la lode e la gloria per sempre, amen».

Quindi, nel corso della celebrazione, don Daniele Partenza ha consacrato la sua prima Eucaristia e l’ha distribuita ai tanti fedeli partecipanti. Infine, prima delle benedizione conclusiva, ha preso la parola per esprimere alcuni ringraziamenti: «Ringrazio il primo luogo il Signore per il dono della vita e anche per il dono della mia famiglia, che mi ha insegnato e mi insegna ancora oggi a vivere. In particolare i miei genitori e i miei nonni, che oggi hanno celebrato questa liturgia nella comunione dei santi. Ringrazio il Signore anche per il dono della vocazione. Io sono un peccatore come tutti, però il Signore ha ogni giorno misericordia di me e mi mostra la sua fedeltà e il suo amore e non ha paura delle mie fragilità, delle mie piccolezze. E per questo lo ringrazio e ho fiducia in Lui in questo giorno, perché so che Lui è fedele ancora più di me. Ringrazio tutte le parrocchie che in questi anni mi hanno accompagnato da quando sono nato. La comunità di Caprara, oggi molto nutrita qui, e il parroco don Giovanni. E poi anche la parrocchia di Collecorvino stazione, molto presente oggi, con i parroci che si sono succeduti, che io ho conosciuto, don Domenico e don Celestino. E ringrazio la parrocchia dove ho svolto il servizio pastorale in questi anni di seminario, Sant’Antonio di Padova a Montesilvano, ce ne sono davvero tantissimi oggi, il parroco don Pierluigi e due vice parroci, don Paolo e Padre Enrico. In particolare, Padre Enrico è stato mio coinquilino nell’ultimo anno, quindi lo ringrazio particolarmente. Ringrazio il seminario nella persona di don Luigi, il rettore, i vice rettori, il padre spirituale, e anche tutti i formatori che mi hanno accompagnato in questo cammino in questi anni, don Andrea, don Luca e don Gianfranco, che è il vice rettore da quest’anno, e monsignor Antonio D’Angelo, ora vescovo ausiliare dell’Aquila. Ringrazio anche i seminaristi, perché con loro ho condiviso insieme le fatiche e le gioie del percorso formativo, però sempre alla ricerca del Signore. Ringrazio il Coro diocesano (per l’occasione diretto da Andrea Falasca) che ha reso possibile l’animazione di questa celebrazione e tutte le persone, amici e parenti di Caprara e della Cattedrale, che si sono adoperati anche per il momento di festa che seguirà tra un po’, perché hanno lavorato molto. Ringrazio anche il signor sindaco di Spoltore (Chiara Trulli), in rappresentanza del mio Comune di origine, per aver celebrato con noi l’Eucarestia. Tutto questo, Eccellenza, è stato possibile perché lei ha riconosciuto in me i segni della vocazione e ha accettato di accompagnarmi in questi anni. La ringrazio per la fiducia riposta in me e anche per la fiducia che ripone soprattutto nel Signore. Grazie ancora a tutti per aver partecipato e, se ho scordato qualcuno, come dico sempre, perdonatemi. Grazie di cuore».
Don Daniele Partenza celebrerà la sua prima messa domani sabato 1 luglio alle 18 nella sua parrocchia d’origine dei Santi Cosma e Damiano Caprara d’Abruzzo, mentre l’indomani – domenica 2 luglio – la presiederà nella parrocchia di Sant’Antonio di Padova alle 19.30.