“Usciremo da questa crisi come in passato, ce lo dice la nostra storia”
"Quasi 256 mila persone che si sono rivolte a noi – sottolinea Federica De Lauso, dell'Ufficio studi di Caritas italiana -, un aumento del 12,5% in larga parte dovuto alla guerra in Ucraina. Istat ci dice che un residente su dieci vive in povertà, un fenomeno tristemente strutturale ormai"

Ieri, a Roma, è stato presentato il Report statistico sulla povertà 2023 e il Bilancio sociale 2022 di Caritas italiana: «Non una ricerca sociologica – spiega monsignor Carlo Maria Redaelli, presidente di Caritas italiana -, ma un’analisi per poter operare al meglio. L’anno scorso è stato molto impegnativo con la progressiva uscita dalla pandemia, lo scoppio della guerra e poi l’incertezza economica e politica internazionale con un ritorno imprevisto, l’inflazione. Caritas italiana non è una realtà centralizzata, le Caritas diocesane non sono filiali, noi potremmo dire siamo una struttura sinodale, basata sulla cooperazione e la partecipazione». Monsignor Redaelli ha poi ricordato come la struttura italiana lavora insieme alle 162 realtà federate in Caritas Internationalis, 48 delle quali in Europa, dedite alla cooperazione internazionale nella carità: «Vogliamo intensificare il nostro impegno spirituale – aggiunge il presidente di Caritas italiana -, come Papa Francesco ci ha invitato a fare, perché noi operiamo nel Vangelo. La nostra attenzione si è rivolta molto verso gli anziani, cercando di contrastare in primis la solitudine, non solo i loro bisogno. Oltre a loro le donne che sono state molto colpite durante il Covid».

Quindi il presule ha parlato dei tanti gesti concreti realizzati: «Abbiamo sviluppato centinaia di microprogetti da 5 mila euro – illustra monsignor Carlo Maria Redaelli – per incidere nel vivo delle realtà locali nel mondo. Non dimentichiamo il nostro impegno in Ucraina, così come la questione del Sahel. Tutto il mondo delle migrazioni che va affrontata con coraggio e creatività, e in cui Caritas è impegnata, come ad esempio i corridoi umanitari gestiti da noi. Chi è in pericolo di vita va salvato, poi si vede come aiutarlo, come gestirlo, ma non dobbiamo rassegnarci a veder diventare il Mediterraneo un cimitero, spesso di bambini. Noi dobbiamo farci voce di queste persone presso le istituzioni locali, nazionali e sovranazionali». Tra l’altro, il presidente di Caritas italiana ha ricordato come l’organismo pastorale della Cei, nel 2022, abbia raccolto in tutto 72 milioni di euro: «Impegnandoci – puntualizza il presule – a non spendere più del 5% per i costi di gestione».

Quindi Walter Nanni, responsabile dell’Ufficio studi di Caritas italiana, è passato ad illustrare il Report sulla povertà 2023: «Dobbiamo valorizzare il sistema di raccolta dei dati che Caritas ha – afferma l’esperto -, permettendoci di leggere il territorio con una certa immediatezza. Per questo abbiamo voluto individuare quattro verbi per questo Report. Il primo è “Contare”. Vogliamo dare dei numeri, oltre mezzo milione (considerando i familiari di chi si rivolge a noi) sono le persone beneficiate dai nostri centri. Il secondo è “Rendicontare”. Dobbiamo dare ragione degli interventi che facciamo. Il terzo verbo è “Svelare”, perché riusciamo a scoprire fenomeni nuovi anche a volte prima delle statistiche pubbliche, ad esempio l’aumento degli anziani stranieri che si rivolgono a noi, passando dall’1 al 3% del totale. Una migrazione che quindi si fa matura e dove solo una esigua minoranza ha diritto alla pensione sociale. Ultimo verbo è “Costruire”. Cerchiamo di progettare ponti e reti di progetti grazie ai nostri tanti volontari, solo quelli stabili sono 83 mila, che permettono ai centri di funzionare».
I dati più rilevanti li ha snocciolati Federica De Lauso, del Centro studi di Caritas italiana: «Quasi 256 mila persone che si sono rivolte a noi – sottolinea la funzionaria Caritas -, un aumento del 12,5% in larga parte dovuto alla guerra in Ucraina. Istat ci dice che un residente su dieci vive in povertà, un fenomeno tristemente strutturale ormai. Anche l’inflazione, esplosa oltre l’8% di media, ha impattato ancora più alta per il decimo percentile (il valore h che divide un assegnato insieme di n dati, cioè di n valori, supposti ordinati in senso non decrescente, in modo che il numero dei valori inferiori a h costituisca una data percentuale di n. da Enciclopedia Treccani) più povero. Ce lo dice Banca d’Italia. L’età media dei nostri assistiti è di 46 anni, parimenti uomini e donne, prevalgono i coniugati con figli. Aumentano i senza fissa dimora, che salgono a 27 mila persone. I nuovi poveri nel 2022 sono purtroppo cresciuti dopo che negli anni 2020-21 c’era stata flessione, ma c’è anche uno zoccolo duro di povertà che non riesce a cambiare la propria situazione, e sono il 24% del totale. Il 60% di chi chiede aiuto proviene a sua volta da famiglie povere, una vera e propria povertà ereditaria. In questo quadro dobbiamo ricordare che sono 1 milione e 400 mila i bambini poveri. Il primo problema è il lavoro, poi la questione abitativa. Spesso gli ambiti di bisogno sono molteplici».

Il Report statistico sulla povertà 2023 ha poi analizzato in profondità il fenomeno: «Abbiamo definito 5 gruppi di povertà – analizza la De Lauso -, questo studio ha scopi conoscitivi dentro e fuori Caritas, per noi per intervenire, per il mondo politico per avere uno strumento per costruire percorsi di accompagnamento e di intervento più puntuali. Il primo è quello dei “vulnerabili soli”, persone tra i 35 e 64 anni. Quasi tutti che vivono soli e moltissimi disoccupati. Il 60% dei quali ha almeno tre tipologie di bisogno (economiche, abitative, dipendenze o altro). Il secondo cluster: le “famiglie povere”, sono il 25% del totale. Sono famiglie che non arrivano alla fine del mese in maggioranza stranieri e in maggioranza a rivolgersi a noi sono donne con figli con un problema esclusivamente economici. Il terzo è quello dei “giovani stranieri in transito”, 17 mila persone, per lo più concentrati a Ventimiglia in attesa di ripartire ma che hanno bisogno di tutto. Età media 25 anni. Il quarto è ‘Genitori fragili’, genitori di età compresa tra i 35 e i 60 anni, per lo più di genere femminile (due su tre). Il 60% di loro è coniugato. Quasi sempre hanno figli minori conviventi (90,7%). Vivono con i propri familiari o in convivenze di fatto, ma in nuclei mediamente più numerosi rispetto agli altri gruppi e spesso hanno povertà multiple. Per ultimo i ‘poveri soli’, uomini per lo più, in pensione o disoccupati con problematiche di ordine esclusivamente economico. Chiedono sostegno alle mense Caritas e simili. Fa la differenza essere da soli o in famiglia, o avere uno o molteplici ambiti di intervento. Cresce il disagio abitativo in questo periodo. Il povero a volte non sa che ha diritto ad alcune misure di sostegno e la Caritas svolge in questo senso un ruolo di advocacy per queste persone».
Le conclusioni sono state affidate al direttore di Caritas italiana, don Marco Pagniello: «Ci siamo dati degli strumenti utili – osserva il presbitero – che dicono la scelta di Caritas che è l’opzione per i poveri del Vangelo. Un lavoro di rete e alleanze e collaborazione dentro la Chiesa. Grazie all’ 8×1000 possiamo fare tante cose, dobbiamo ricordarlo». Quindi don Marco ha ringraziato tutti gli operatori e i volontari che lavorano in Caritas: «Noi vogliamo la promozione dei poveri, non solo il loro aiuto – ricorda il direttore di Caritas italiana -. Il nostro più grande successo sarebbe poter dire “non abbiamo più bisogno delle mense”. Purtroppo non sarà così e dobbiamo impegnarci ancora, con determinazione. Tutto questo è possibile perché partiamo dalla realtà e non dall’idea, e come ci ha detto il Papa due anni fa per i 50 anni di Caritas di scegliere sempre i poveri come persone, portandole dalla miseria alla piena dignità».
Infine don Marco Pagniello è tornato a parlare del Reddito di cittadinanza, riferendosi al Governo: «Benissimo puntare sul lavoro – rilancia -, ma non lasciamo indietro nessuno. Si trovino nuove risorse per allargare la platea di intervento». In conclusione, il sacerdote pescarese ha ricordato i valori alla base dell’impegno di Caritas italiana: «Per noi – conclude don Marco – lo stile del Vangelo è lo stile dell’Amore, lo stile della prossimità e dell’interessarsi alla vita dell’altro. Chiunque sia. Tante povertà, tanti disagi, italiani, stranieri, a noi interessano le persone nella loro situazione reale». Non è mancata anche una nota di speranza: «Usciremo da questa crisi come in passato, ce lo dice la nostra storia».