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“Siamo fratelli tutti nell’avvento e nell’annuncio del Regno dei cieli”

"Noi – sottolinea Loredana Reitano – sentiamo la gioia di dire che appartenere al Signore è bello, che la consacrazione ha ancora senso e che si può essere molto felici da consacrati, anche molto realizzati. La nostra consacrazione è stare in mezzo agli altri, essere con gli altri e quindi in questo è veramente una pienezza di gioia. Quindi dico che si può, si può scommettere la vita per il Signore, anche come consacrati. È bello, si è felici, se la strada che il Signore vuole per noi

Lo ha affermato ieri l’arcivescovo Valentinetti, presiedendo la santa messa della solennità dell’Ascensione nella parrocchia di San Luigi Gonzaga a Pescara

L'arcivescovo Valentinetti pronuncia l'omelia - Foto di repetorio

È stata una messa molto partecipata e sentita quella vespertina di ieri sera, presieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti nella parrocchia di San Luigi Gonzaga a Pescaracon l’animazione curata dal Coro della Pastorale universitaria diocesana, per celebrare la solennità dell’Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo al cielo: «Contempliamo il mistero della Risurrezione – esordisce il presule -, ma anche il mandato di Gesù ai discepoli “Andate in tutto il mondo, annunciate, battezzate”, facendo memoria anche del nostro battesimo».

Le consacrate dell’Istituto secolare Oblate apostoliche Pro Sanctitate con l’arcivescovo Valentinetti

All’interno della santa messa, inoltre, la comunità parrocchiale e diocesana ha celebrato il rinnovo della consacrazione di 3 consorelle dell’Istituto secolare delle Oblate apostoliche Pro Sanctitate Biancamaria Montesi, Giselda Toppetti e Loredana Reitano, così come di 7 cooperanti di cui 5 presenti Laura Sichetti Tini, Manuela Cilli Piccirillo, Annaida Di Rosario D’Alcini, Annalisa Villanova Tracanella e Lorena D’Isidoro Cancelliassociate all’Istituto pur vivendo la loro normale vita matrimoniale.

L’arcivescovo Valentinetti concelebra con il parroco don Amadeo Rossi, a fianco, e don Roberto Goussot

Nell’omelia, l’arcivescovo Valentinetti ha approfondito il senso della solennità dell’Ascensione: «Dobbiamo porci sicuramente una domanda iniziale – osserva – “Che cosa è successo il giorno dell’Ascensione?”. In realtà la descrizione degli Atti degli apostoli, e anche alcuni accenni della pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato, non ci dicono moltissimo, ma una conclusione la possiamo trarre. È stata una teofania, cioè una manifestazione del Divino, una manifestazione di Dio. Il monte è segno della manifestazione di Dio. I discepoli andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro indicato. Anche il testo del libro degli Atti ha le caratteristiche di una teofania. La nube, “Scompare nella nube”. Scompare alla loro vista. Teofanie c’erano già state nell’Antico testamento, descrizioni a iosa, pensate solo a Mosè sul Sinai, ma pensate anche nel Vangelo, al Tabor, alla Trasfigurazione. Dunque si tratta di un’ultima rivelazione teofanica di Dio in Gesù. Quante siano state le apparizioni in quei 40 giorni nessuno di noi lo sa, è difficile anche dirlo dai testi a nostra disposizione. Una cosa è certa, che al primo momento della risurrezione e apparizione ai discepoli e a Maria di Magdala, è seguito poi questo momento in cui Gesù scompare dalla loro vista. Ma qui interviene una promessa “Io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. Anche nel testo del libro degli Atti “Riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarebbe testimoni”. Dunque, la presenza ulteriore di Gesù nella storia, nel tempo, è una presenza attraverso lo Spirito Santo. Infatti, dieci giorni dopo la Pentecoste, ecco di nuovo una teofania. Lingue di fuoco, rombo di tuono, cioè tutto ciò che poteva significare il Divino e lo Spirito Santo che scende “come vento impetuoso”, come dice il capitolo 3 di San Giovanni, “che non sai né da dove viene né dove va”, ma che rapisce questi 12 – forse più di 12 – che cominciano la loro predicazione e la loro testimonianza».

Tanti i fedeli che hanno gremito la Parrocchia di San Luigi Gonzaga

Da qui il senso della presenza del Signore oggi nella nostra vita: «È Gesù che diventa sempre presente – precisa l’arcivescovo di Pescara-Penne -, Colui che è presente, Colui che accompagna. Ha accompagnato la Chiesa primitiva, ha accompagnato la Chiesa durante i secoli e, attraverso lo Spirito Santo, accompagna anche noi. Molto probabilmente non lo percepiamo tanto presente, perché non gli prestiamo ascolto. Ma se gli prestassimo un po’ più di ascolto, attraverso il discernimento di quelli che sono i segni dei tempi, forse percepiremmo un po’ di più la presenza dello Spirito che ci sta dicendo una grande verità, che poi è fondamentalmente discussa anche da Gesù con gli apostoli, e cioè che siamo chiamati ad essere cittadini del Regno dei cieli. “Discutevano delle situazioni del Regno dei cieli, annunciavano il Regno dei cieli”. Ora, la dimensione del Regno molto spesso sui sfugge, perché noi pensiamo sempre ai piccoli numeri, alle piccole caselle. Pensiamo alla casella della nostra parrocchia, del nostro movimento, della nostra diocesi, della nostra religione, della nostra confessione di fede e non pensiamo, forse, che lo Spirito Santo ci sta chiedendo oggi di essere semi del Regno di Dio, semi che danno frutto nel Regno di Dio dove, per usare le parole di Papa Francesco, “Siamo fratelli di tutti”. Siamo fratelli tutti, non è che non c’è differenza fra cristiani, ortodossi, protestanti, musulmani, ebrei, induisti, animisti, sicuramente c’è differenza. Abbiamo una fede diversa, ma siamo fratelli tutti. Il problema sta qui. Se non riconosciamo questa comune fratellanza, che si incarna nell’umanità, nell’avvento e nell’annuncio del Regno dei cieli, “Fino a quando non tornerò nella gloria, fino a quando non mi vedrete tornare a noi stesso modo in cui io sono andato al cielo”, stiamo perdendo molto tempo. Anzi, abbiamo già perso molto tempo. Ma in realtà, oggi più che mai, alla luce dei segni dei tempi, dobbiamo fare discernimento su questa grande verità. Facendo dunque forza su quel grande sacramento che ci ha fatti nuove creature, che è il battesimo, sapere che siamo semi del Regno, che dal battesimo in poi siamo accompagnati dallo Spirito e che siamo tutti chiamati a dare frutti di vita, di pace, di amore, di fraternità dentro questo Regno che si sta costruendo. E voi direte “E la Chiesa?”. È uno strumento e tutte le realtà della Chiesa sono strumenti e devono avere sempre più la coscienza di essere strumenti dell’avvento del Regno. Che il Signore ci conceda questa grazia, la conceda a voi care sorelle della Pro Sanctitate che rinnovate questa sera il vostro impegno nel camminare alla luce del Vangelo e alla luce e soprattutto di questa bellissima teofania, Gesù che scompare, Gesù che ritorna, amen».

Il coro della Pastorale universitaria

A margine della celebrazione, Loredana Reitano ha approfondito il significato e il valore del rinnovo della consacrazione per le componenti dell’Istituto secolare delle Oblate apostoliche Pro Sanctitate: «Il nostro istituto secolare – racconta Loredana – è nato qualche anno dopo la fondazione del Movimento Pro Sanctitate proprio come una forza reale femminile dedicata all’apostolato della santità, insieme alle famiglie che compongono il movimento. Il nostro istituto secolare ha lo scopo di servire la Chiesa e le diocesi in questo modo. In questa parrocchia siamo attivi da almeno 20 anni. Io e Giselda operiamo qui da quattro anni, ma prima di noi altre oblate consacrate come noi hanno lavorato molto in questa parrocchia. Attualmente, a Pescara operiamo con 3 consacrate e 7 cooperatrici, mentre nel mondo siamo 250».

Una bella realtà, quella delle Oblate apostoliche Pro Sanctitate, pronta a rilanciare il suo cammino a servizio della Chiesa di Pescara-Penne: «Noi – sottolinea Loredana Reitano – sentiamo la gioia di dire che appartenere al Signore è bello, che la consacrazione ha ancora senso e che si può essere molto felici da consacrati, anche molto realizzati. La nostra consacrazione è stare in mezzo agli altri, essere con gli altri e quindi in questo è veramente una pienezza di gioia. Quindi dico che si può, si può scommettere la vita per il Signore, anche come consacrati. È bello, si è felici, se la strada che il Signore vuole per noi».

Loredana Reitano, consacrata dell’Istituto secolare Oblate apostoliche Pro Sanctitate

Una consacrazione diversa, quella degli istituti secolari, ancora più accessibile e determinate per il tempo che viviamo: «Certo – conferma la consacrata -, perché non si vive con segni esterni, non si vive in conventi, pur con tutto il rispetto per la vita religiosa che ha la sua funzione, o per la vita claustrale. Ma questa è proprio una consacrazione che nasce nel cuore del mondo, per restare in mezzo al mondo accanto ai fratelli, in un anonimato dove si è distinti soprattutto dall’agire evangelico più che dai segni che ti possono far riconoscere come persona consacrata».

Da qui l’auspicio per il proseguo del cammino dell’Istituto secolare delle Oblate apostoliche Pro Sanctitate: «È bello anche essere santi – conclude la Reitano -. Questo giorno ci fa riconfermare che la santità è un grande dono di Dio, ma è anche una grande sfida e il segno del nostro battesimo. Siamo battezzati, la felicità di esserlo e di esserlo con la consapevolezza di essere già santi nel battesimo. La santità non è una cosa lontana, ma è vivere Gesù».

About Davide De Amicis (4619 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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