Otto per mille: “Fa bene alla Chiesa, allo Stato e a chi fa del bene”
"La Chiesa – spiega Massimo Monzio Compagnoni, responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica -, è la prima destinataria dell’otto per mille, ma le percentuali calano da 15 anni. Credo che rimarremo i leader, perché quello che fa la Chiesa, con la sua credibilità, per sovvenire alle necessità di chi ha bisogno, non può metterlo in discussione nessuno"

Sono otto storie di speranza e di coraggio quelle che racconta la nuova campagna di comunicazione della Conferenza episcopale italiana sull’otto per mille alla Chiesa cattolica, partite ieri. Gli spot, presentati nei giorni scorsi presso la Filmoteca vaticana, evidenziano il valore della gratuità e gli sforzi di una Chiesa in uscita, che si prende costantemente cura dei più deboli, donando opportunità e fiducia, intervenendo con discrezione e rispetto, operando con creatività e positività.
Dalla Casa della Carità che a Seregno dà ospitalità ai più fragili e ai senza fissa dimora, alla mensa delle Parrocchie solidali di Brindisi, rappresentano un aiuto fondamentale per coloro i quali sono a rischio di esclusione sociale. E poi ancora la Casa Santa Elisabetta, un condominio solidale nel cuore di Verona per donne sole con minori e l’”Opera Seme Farm“, una filiera etica che – nel Salento – promuove i prodotti del territorio creando valore e occupazione, ma anche il Centro di ascolto diocesano di Albano, un luogo accogliente e familiare per chi ha bisogno di assistenza alimentare e non solo. Farsi prossimo attraverso l’accoglienza e il primo soccorso è invece l’obiettivo del progetto “Un popolo per tutti” che, a Roccella Jonica, è un approdo sicuro per i migranti in fuga e in cerca di un futuro migliore. Ma non ci sono solo strutture di accoglienza tra i beneficiari dell’otto per mille alla Chiesa cattolica, il quale ogni anno consente il restauro di molti tesori antichi che vengono restituiti all’ammirazione e alla devozione dei fedeli. È il caso della chiesa di Santa Maria della Piazza, gioiello romanico che ad Ancona è stato sottoposto ad un intervento di restauro conservativo. E guardando all’estero, la campagna di quest’anno racconta anche il supporto ai medici del Cuamm (la prima organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane), presente da 50 anni a Tosamaganga in Tanzania dove aiuta le persone più fragili, specie donne e bambini neonati.
La nuova campagna dell’otto per mille è ideata dall’agenzia Wunderman Thompson Italia, la quale si è aggiudicata la gara indetta dal Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica. Sarà programmata nelle televisioni e sul web con 2 spot da 30 secondi e 8 da 15 secondi dedicati alle varie storie. Ma la campagna si svilupperà anche su stampa, affissione e radio ed è in preparazione anche un “kit social”. Sul sito ufficiale, tra l’altro, ci sono anche i filmati di approfondimento delle singole opere, mentre un’intera sezione è dedicata al rendiconto storico della ripartizione otto per mille a livello nazionale e diocesano. Nell’area mappa otto per mille, inoltre, sono geolocalizzati e documentati migliaia di interventi già realizzati, in Italia e nel mondo: «Portare la Chiesa più vicina a noi tutti». Con queste parole Massimiliano Taschitti ha descritto lo stile con cui è stata realizzata la campagna informativa, nella quale «viene dato molto risalto – aggiunge -, oltre che alle storie concrete e prese dal territorio di volta raccontate, anche alla firma, per evidenziarne la continuità».
E alla presentazione della campagna otto per mille era presente anche il segretario generale della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Cagliari, monsignor Giuseppe Baturi: «L’otto per mille fa bene – sottolinea il presule -. L’otto per mille fa bene ai destinatari di aiuto, ai bambini di Aleppo per cui avere o no un aiuto decide della loro vita e del loro futuro, ai disoccupati, a chi frequenta le mense, a chi grazie ai sacerdoti riceve conforto nei momenti decisivi della vita, come quelli legati al nascere o al morire. È uno straordinario strumento per far bene a tanta gente, che altrimenti sarebbe esclusa dalla rete di solidarietà».
Ma i risvolti positivi di questo strumento solidale sono molteplici: «L’otto per mille – approfondisce monsignor Baturi – fa bene alla Chiesa, perché così si affida – senza rendite – alla generosità di chi premia la sua opera e continua a darle fiducia. Fa bene alo Stato, perché nel 1985 è stata la prima esperienza di democrazia fiscale e non è solo un meccanismo formale, ma crea le condizioni per una società più solidale, sussidiaria, in cui il welfare ha a che fare con le reti comunitarie. Fa bene alla nostra società, ma tutti, alla democrazia. Fa bene a chi fa del bene, perché scoprire che c’è più gioia nel dare che nel ricevere permette di investire la propria vita in un compito, di assumersi una responsabilità per gli altri e per la loro felicità. Fare gesti di amore fa del bene, perché lega la propria vita alla felicità altrui e conferisce alla propria vita un compito».
Non a caso, lo slogan della campagna otto per mille 2023, recita “Se fare un gesto d’amore ti fa sentire bene, immagina farne migliaia”: «Grazie all’otto per mille – ribadisce il segretario generale della Cei -, vengono finanziati più di 600 progetti ai Paesi poveri all’anno. Alla Caritas Ucraina, ad esempio, la Cei – grazie a proventi dell’8xmille – ha donato 10 milioni di euro, più altrettanti per l’accoglienza degli ucraini in Italia».

Eppure l’importanza di devolvere l’otto per mille alla Chiesa cattolica, ultimamente, non viene colta come si dovrebbe: «La Chiesa – spiega Massimo Monzio Compagnoni, responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica -, è la prima destinataria dell’otto per mille, ma le percentuali calano da 15 anni. Credo che rimarremo i leader, perché quello che fa la Chiesa, con la sua credibilità, per sovvenire alle necessità di chi ha bisogno, non può metterlo in discussione nessuno».
I nuovi spot sono costati un milione di euro e ora l’impegno sarà quello di aiutare a compiere il gesto della firma a quei 10 milioni di persone, che non sono più obbligati a presentare la dichiarazione dei redditi: «Stiamo promuovendo iniziative in tal senso nelle parrocchie – annuncia Monzio Compagnoni –, tramite un servizio che aiuti soprattutto pe persone più anziani ad effettuare le procedure richieste. L’obiettivo della campagna 2023, è far comprendere il valore di un gesto molto semplice come una firma, abbinandoli a momenti della vita di tutti i giorni. Gli spot ruotano intorno al concetto di “sentirsi bene”, prendendosi cura del prossimo grazie ad un’opzione, nella propria dichiarazione di redditi, che si traduce in migliaia di progetti. Chi firma è protagonista di un cambiamento ed è autore di una scelta solidale, frutto di una decisione consapevole, da rinnovare in ogni anno. In ogni iniziativa le risorse economiche sono messe a frutto da sacerdoti, suore, operatori e dai tantissimi volontari che, con le nostre firme, sono il vero motore dei progetti realizzati».
E con il tempo, anche gli spot sono cambiati per rispondere meglio alle sfide del nostro tempo: «Siamo arrivati dopo un lungo periodo di spot molto istituzionali – conclude il responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica – e abbiamo deciso di cambiare, poiché i tempi e i linguaggi sono cambiati. Abbiamo cercato di innovare puntando su una comunicazione che, pur rimanendo istituzionale, risultasse più immediata, facendo sentire lo spettatore protagonista ed evidenziando la forza di un gesto di amore che può caratterizzare la vita quotidiana di tutti».