“Senza la comunità, senza la Chiesa, è difficile trovare Gesù”
«La Presidenza della Cei – si legge in una nota - a nome dei vescovi italiani, si unisce al “pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate”, rivolto da Papa Francesco dopo la recita del “Regina Caeli”. Non ci possono essere mezzi termini, infatti, per definire i recenti attacchi verso San Giovanni Paolo II»

Ieri, nella Domenica della Divina Misericordia, Papa Francesco in occasione della recita del Regina caeli ha approfondito l’episodio biblico delle due apparizioni di Gesù risorto ai discepoli e, in particolare, a Tommaso, l’“Apostolo incredulo” (cfr Gv 20,24-29): «Tommaso, in realtà – precisa il Papa -, non è l’unico che fa fatica a credere, anzi rappresenta un po’ tutti noi. Infatti non è sempre facile credere, specialmente quando, come nel suo caso, si ha patito una grande delusione. Dopo una grande delusione è difficile credere. Ha seguito Gesù per anni, correndo rischi e sopportando disagi, ma il Maestro è stato messo in croce come un delinquente e nessuno lo ha liberato, nessuno ha fatto niente! È morto e tutti hanno paura. Come fidarsi ancora? Come fidarsi della notizia che dice che è vivo? Il dubbio era dentro di lui».
Tommaso, però, a detta del Pontefice, ha dimostrato di essere coraggioso: «Mentre gli altri sono chiusi nel cenacolo per la paura – ricorda il Santo Padre -, lui esce, col rischio che qualcuno possa riconoscerlo, denunciarlo e arrestarlo. Potremmo perfino pensare che, col suo coraggio, meriterebbe più degli altri di incontrare il Signore risorto. Invece, proprio per essersi allontanato, quando Gesù appare la prima volta ai discepoli la sera di Pasqua, Tommaso non c’è e perde l’occasione. Si era allontanato dalla comunità. Come potrà recuperarla? Solo tornando con gli altri, tornando lì, in quella famiglia che ha lasciato spaventata e triste. Quando lo fa, quando torna, gli dicono che Gesù è venuto, ma lui fatica a credere; vorrebbe vedere le sue piaghe. E Gesù lo accontenta: otto giorni dopo, appare di nuovo in mezzo ai suoi discepoli e gli mostra le sue piaghe, le mani, i piedi, quelle piaghe che sono le prove del suo amore, che sono i canali sempre aperti della sua misericordia».
Da qui l’insegnamento che si può ricavare da questo importante episodio biblico: «Per credere – osserva Papa Bergoglio -, Tommaso vorrebbe un segno straordinario, toccare le piaghe. Gesù gliele mostra, ma in modo ordinario, venendo davanti a tutti, nella comunità, non fuori. Come a dirgli: se tu vuoi incontrarmi non cercare lontano, resta nella comunità, con gli altri; e non andare via, prega con loro, spezza con loro il pane. E lo dice a noi pure. È lì che potrai trovarmi, è lì che ti mostrerò, impressi nel mio corpo, i segni delle piaghe: i segni dell’Amore che vince l’odio, del Perdono che disarma la vendetta, i segni della Vita che sconfigge la morte. È lì, nella comunità, che scoprirai il mio volto, mentre con i fratelli condividi momenti di dubbio e di paura, stringendoti ancora più fortemente a loro. Senza la comunità è difficile trovare Gesù».
Un invito, quello rivolto da Gesù risorto a Tommaso, che per Papa Francesco è altrettanto valido per tutti noi: «Noi – interroga il Papa -, dove cerchiamo il Risorto? In qualche evento speciale, in qualche manifestazione religiosa spettacolare o eclatante, unicamente nelle nostre emozioni e sensazioni? Oppure nella comunità, nella Chiesa, accettando la sfida di restarci, anche se non è perfetta? Nonostante tutti i suoi limiti e le sue cadute, che sono i nostri limiti e le nostre cadute, la nostra Madre Chiesa è il Corpo di Cristo; ed è lì, nel Corpo di Cristo, che si trovano impressi, ancora e per sempre, i segni più grandi del suo amore. Chiediamoci però se, in nome di questo amore, in nome delle piaghe di Gesù, siamo disposti ad aprire le braccia a chi è ferito dalla vita, senza escludere nessuno dalla misericordia di Dio, ma accogliendo tutti; ciascuno come un fratello, come una sorella. Dio accoglie tutti, Dio accoglie tutti. Maria, Madre di Misericordia, ci aiuti ad amare la Chiesa e a farne una casa accogliente per tutti».
Dopo il Regina Caeli, Papa Francesco ha rivolto un messaggio a coloro che ieri, soprattutto in Oriente, celebravano la Pasqua: «Carissimi – dichiara il Pontefice -, il Signore Risorto sia con voi e vi colmi con il suo Santo Spirito! Buona Pasqua a tutti voi!». E a proposito di Pasqua, in contrasto con il suo messaggio salvifico, il Papa ha rilevato come «le guerre continuano – constata -, e continuano a seminare morte in forme raccapriccianti. Addoloriamoci per queste atrocità e preghiamo per le loro vittime, chiedendo a Dio che il mondo non debba più vivere lo sgomento della morte violenta per mano dell’uomo, ma lo stupore della vita che Lui dà e che rinnova con la sua grazia! Seguo con preoccupazione gli avvenimenti che si stanno verificando in Sudan. Sono vicino al popolo sudanese, già tanto provato, e invito a pregare affinché si depongano le armi e prevalga il dialogo, per riprendere insieme il cammino della pace e della concordia. E penso anche ai nostri fratelli e sorelle che in Russia e in Ucraina oggi celebrano la Pasqua. Che il Signore sia loro vicino e li aiuti a fare la pace!».
Salutando poi i gruppi di preghiera che coltivano la spiritualità della Divina Misericordia – che ieri si erano radunati al Santuario di Santo Spirito in Sassia, tanto cara a San Giovanni Paolo II che nel 2000 decise di dedicarle un giorno di festa il quale ricade ogni anno nella Domenica in Albis, ha dedicato un pensiero a Papa Wojtyla: «Certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo – sottolinea Papa Bergoglio -, rivolgo un pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate». Quindi i saluti agli altri fedeli presenti in piazza San Pietro, tra i quali spiccava anche un gruppo giunto da Pescara.
Nel pomeriggio anche la Conferenza episcopale italiana ha voluto unirsi al Santo Padre nel ricordo di San Giovanni Paolo: «La Presidenza della Cei – si legge in una nota – a nome dei vescovi italiani, si unisce al “pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate”, rivolto da Papa Francesco dopo la recita del “Regina Caeli”. Non ci possono essere mezzi termini, infatti, per definire i recenti attacchi verso San Giovanni Paolo II». E nella Domenica della Divina Misericordia, tanto cara a Papa Wojtyla, la Presidenza della Cei ha ricordato proprio le parole pronunciate dal pontefice polacco: “Il messaggio della divina misericordia è così, implicitamente, anche un messaggio sul valore di ogni uomo. Ogni persona è preziosa agli occhi di Dio, per ciascuno Cristo ha dato la sua vita, a tutti il Padre fa dono del suo Spirito e offre l’accesso alla sua intimità”.