“È Pasqua: ricominciamo da capo a ridire che la vita vince la morte”
"Forse nella Santa madre Chiesa - ammette l'arcivescovo Valentinetti -, per troppi secoli abbiamo trascurato che esse sono le apostole degli apostoli, così come i Papa Francesco ha definito Maria di Magdala, l'Apostola degli apostoli. Il primo annuncio è stato affidato a loro. Esse ancora una volta anche oggi, noi crediamo, possono essere protagoniste nella vita della Chiesa e nella vita della comunità"

Sono le donne le protagoniste assolute del Vangelo del giorno di Pasqua, approfondito oggi dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti nell’omelia del pontificale solenne che ha presieduto nella Cattedrale di San Cetteo a Pescara: «Si conclude con questa domenica di Pasqua – esordisce il presule – la cosiddetta Settimana santa, che ci ha fatto seguire Gesù nei passaggi più importanti e fondamentali della sua vita. Si conclude con il cosiddetto passaggio. La Pasqua per gli ebrei era il passaggio del Mar Rosso; per noi cristiani la Pasqua è il passaggio dalla morte alla vita. E chi constata, ancora una volta, la vita dopo la morte, al di là della morte? Ancora le donne. Sì, sono ancora loro le protagoniste di questo evento straordinario. Le abbiamo viste protagoniste al Calvario, coraggiose, forti, e le vediamo ancora una volta protagoniste alla tomba. Gli uomini erano, purtroppo, ancora nascosti, timorosi, paurosi. Esse vanno, vanno perché? Forse per contemplare quella tomba, del resto come facciamo noi andando al cimitero. Forse per ungere quel corpo che avevano tante volte guardato e a cui si erano accompagnate, da cui avevano ascoltato parole di sapienza, di vita. Volevano ungerlo come tradizione per i defunti, ma lì accade un fatto straordinario. Al Calvario il terremoto che sottolinea la morte, alla tomba il terremoto che sottolinea la vita. Ma esse vedono solo una tomba vuota, tuttalpiù un angelo che – come su un trono – siede sul macigno della tomba e dà un annuncio “È risorto, non è qui, andatelo a dire ai miei fratelli che io li precedo in Galilea”».

Così l’arcivescovo Valentinetti ha sottolineato e approfondito il coraggio di queste donne, facendo un parallelismo con l’importanza delle donne di oggi per la vita della Chiesa: «Esse portano l’annuncio – ribadisce l’arcivescovo di Pescara-Penne -. Forse nella Santa madre Chiesa, per troppi secoli abbiamo trascurato che esse sono le apostole degli apostoli, così come i Papa Francesco ha definito Maria di Magdala, l’Apostola degli apostoli. Il primo annuncio è stato affidato a loro. Esse ancora una volta anche oggi, noi crediamo, possono essere protagoniste nella vita della Chiesa e nella vita della comunità. Ma esse, ad un certo punto, scorgono il Maestro e il gesto è quello del riconoscerlo Signore. Lo adorano e gli stringono i piedi. Ma ancora una volta la parola è “Andate, annunciate e dite che io li precedo in Galilea”. Geograficamente parlando? No, avrebbero dovuto fare molti chilometri, 10 giorni a piedi, dalla Giudea alla Galilea. No, quel precedere in Galilea ha un altro significato. “Dite a quei discepoli, che purtroppo sono ancora rinchiusi nel cenacolo, che devono ricominciare da capo. Devono ripartire da dove siamo partiti, per essere autentici e veri annunciatori”. E sappiamo bene che quei discepoli ricominciano da capo, ricominciano cioè dall’inizio per dare testimonianza, per dare l’annuncio della risurrezione dai morti».
Da qui l’insegnamento tratto per l’attualità: «Anche la Chiesa, in questo tempo, in questo percorso sinodale, viene invitata dal Santo Padre, l’apostolo per eccellenza, a ricominciare da capo. A riannodare rapporti, a riannodare reti, a riannodare simpatie, attenzioni, per poter dire ancora una volta che c’è una grande speranza da deporre nel cuore dell’umanità ed è la vita che vince la morte. Nonostante tutto, nonostante le cattiverie, le guerre, le brutture e quant’altro possa scoraggiare e abbattere il nostro cuore, questa mattina è Pasqua e la nostra fede ci dice ancora una volta che Cristo è risorto dai morti. Amen, alleluia».