Cei, 8mila Bibbie donate a detenuti di 100 carceri: “Segno di fraternità e speranza”
"Entrare in queste periferie umane – afferma monsignor Baturi – è per noi un atto di fede: Gesù si identifica, continua ad identificarsi, con queste persone che chiedono di essere visitate. Per noi la visita significa farci presenti portando il tesoro più grande che abbiamo, la Parola di Dio, come segno di una nuova fraternità, della certezza che da qui si può ricominciare nella vita personale e sociale"

Ieri la Conferenza episcopale italiana ha donato 8mila Bibbie ai detenuti di 100 case circondariali italiane impegnati in percorsi spirituali, di formazione e catechesi. Un consegna avvenuta simbolicamente ieri nella Casa di reclusione a Paliano (Frosinone) con la partecipazione del segretario generale della Cei monsignor Giuseppe Baturi, in occasione di una liturgia della Parola: «È un segno – commenta il presule – di fraternià e speranza».

Un’iniziativa che ha visto la collaborazione dell’Ispettorato generale dei cappellani delle carceri e dell’associazione “Prison Fellowship Italia”, nata nel 2009 all’interno del Rinnovamento nello Spirito per la promozione integrale dei detenuti e l’evangelizzazione all’interno delle carceri. Le Bibbie giungeranno così nelle mani dei detenuti tramite i cappellani e i volontari dell’associazione: «Entrare in queste periferie umane – afferma monsignor Baturi – è per noi un atto di fede: Gesù si identifica, continua ad identificarsi, con queste persone che chiedono di essere visitate. Per noi la visita significa farci presenti portando il tesoro più grande che abbiamo, la Parola di Dio, come segno di una nuova fraternità, della certezza che da qui si può ricominciare nella vita personale e sociale».
Una consegna avvenuta puntualmente alla vigilia di Pasqua: «L’auspicio – aggiunge il segretario generale della Cei – è che possa rinascere vita laddove sembra albergare spesso il disagio o la disperazione. La Pasqua dice che è possibile sperare in una vita anche in quei luoghi che parlano di morte o di mortificazione. Noi crediamo in Cristo che libera da tutte le catene in tutti i contesti; ogni uomo ha diritto a ricevere questo annuncio».

Soddisfatto anche l’ispettore generale dei cappellani delle carceri d’Italia: «La Bibbia – sottolinea don Raffaele Grimaldi – è uno strumento che offriamo per la rinascita spirituale dei detenuti, perché possano riprendere in mano la loro vita. La Parola di Dio aiuta ad essere consapevoli del male fatto e a scoprire le potenzialità di ciascuno. Il progetto si inserisce in quel cammino di attenzione della Chiesa verso chi è stato privato della libertà personale e di incoraggiamento per quanti operano nelle carceri, che si concretizzerà a livello locale con iniziative di preghiera e sensibilizzazione».
D’altra parte il libro sacro consentirà ai detenuti di percorrere un viaggio interiore: «Attraverso alla Bibbia – sottolinea Marcella Clara Reni, presidente di “Prison Fellowship Italia”, che ha ringraziato la Cei per il dono -, i detenuti possono entrare nel Mistero della salvezza che riguarda loro e le famiglie. Conoscere Gesù, unico salvatore, li aiuta a pensare sé stessi e gli altri in modo nuovo. Lo stiamo sperimentando con l’itinerario educativo chiamato “Il Viaggio del Prigioniero”, che presenta la figura di Gesù detenuto così come è raccontato nelle pagine del Vangelo di Marco».