Denatalità: “Il Governo dia più risorse all’assegno unico familiare”
"La maternità e la paternità rompono l’individualismo – rilancia il cardinale Zuppi -. Un figlio cambia la vita, c’è un prima e un dopo. L’individualismo è una grande malattia, porta tante patologie. C’è l’individualismo digitale di cui siamo ancora all’inizio per cui forse si potrebbe fare qualcosa. La vera sconfitta e liberazione dall’individualismo è che non siamo un’isola, anche se attrezzata e collegata, e dobbiamo stare con gli altri"
Ieri il cardinale presidente della Conferenza episcopale italiana Matteo Zuppi, a Roma, è intervenuto ad un evento di Farmindustria dal titolo “Per una primavera demografica”, che ha approfondito il tema della bassa natalità in Italia: «Ci sono dei discorsi che vengono a noia, le prediche quasi sempre – esordisce il porporato -. Il problema della natalità rischia di venire a noia perché sono quarant’anni che ne parliamo. Non è un oroscopo, sono dati, è così. Il vero problema sono le scelte. Non c’è altro da fare che darci un obiettivo. Quando si tocca il fondo, ci si rialza e credo che le pandemie ci dovrebbero porre davanti al fatto che meglio essere che avere».
Quindi, il cardinale Zuppi ha riflettuto sulle contraddizioni che l’attuale denatalità in atto si porta dietro a livello sociologico: «Il gusto della vita è qualcosa che ci portiamo dentro – osserva -. Siamo una generazione che ha una sicurezza incredibile rispetto ai nostri nonni. Ma siamo più insicuri. Un eccesso di ricorso alla medicalizzazione ammala, l’abuso fa male. Il gusto è dire: qual è il mio benessere? È lì il nodo. Per tanto tempo abbiamo pensato che “il mio benessere è pensare a me”, ma il benessere c’è quando diamo agli altri».
Da qui l’invito al Governo di stanziare più risorse per le famiglie: «Dobbiamo convincere il Presidente del Consiglio – incalza il presidente della Cei – a mettere molte risorse sull’assegno unico e non con il contagocce. È importante, ma non basta. Il gusto è qualcosa che va oltre. In Spagna, negli ultimi anni, il 60% del lavoro è a tempo indeterminato mentre da noi è precario».
Dunque, quando si parla di natalità, le parole d’ordine sono futuro e insicurezza: «Abbiamo paura del futuro e ci chiediamo chi ce lo fa fare – constata il cardinale Matteo Zuppi -. La paura non la vinci con le sicurezze, la paura la vinci con l’amore. Non faccio la predica, è vero. La vinci perché capisci qualche cosa. L’amore non lo chiedi, lo dai, se è amore».
C’è poi il problema dell’individualismo che frena le persone nella scelta di diventare genitori: «La maternità e la paternità rompono l’individualismo – rilancia il porporato -. Un figlio cambia la vita, c’è un prima e un dopo. L’individualismo è una grande malattia, porta tante patologie. C’è l’individualismo digitale di cui siamo ancora all’inizio per cui forse si potrebbe fare qualcosa. La vera sconfitta e liberazione dall’individualismo è che non siamo un’isola, anche se attrezzata e collegata, e dobbiamo stare con gli altri. Oggi siamo meno felici e più soli. Su certe cose non si ci si convince facendo le prediche, ma vivendo. Se lo vivi, la predica è convinta. Se viviamo il gusto, la consapevolezza e il rischio, se verranno degli uomini che continuano a guardare avanti, anche i giovani avranno una cosa che sogneranno».