Vita religiosa: “Rischia di spegnersi. Vanno cambiati i percorsi di fede”
"In questa storia di consacrazione, di povertà, di obbedienza e di castità - sottolinea l'arcivescovo Valentinetti -, il Signore sta sedendo davanti a noi per purificarci come l'argento purificherà noi. Siamo i suoi figli e ci affinerà come oro e argento, perché possiamo offrire al Signore la nostra vita come offerta secondo giustizia"

È stata una santa messa sentita quella presieduta ieri, nella Cattedrale di San Cetteo a Pescara, dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti in occasione della festa liturgica della Presentazione di Gesù al tempio nella Giornata mondiale di preghiera per la vita consacrata, che ha visto la partecipazione di un’ampia rappresentativa di religiose, religiosi, consacrate e consacrati presenti nella comunità diocesana.

L’omelia del presule è stata aperta con un riferimento al Vangelo del giorno, che narrava l’antico rito compiuto dagli ebrei: «Oltre al gesto della circoncisione per ogni maschio – afferma l’arcivescovo Valentinetti -, anche l’offerta a Dio, la consegna a Dio di ogni primogenito maschio sia degli uomini sia degli animali. Chi ha letto il breviario questa mattina (ieri mattina per chi legge), la prima lettura dell’Esodo ci ha riportato questa prescrizione che Jahvé dà a Mosè. Dunque, ogni primogenito maschio si doveva consegnare a Dio, doveva – si dice – essere riscattato, così come il testo del libro dell’Esodo ci ha fatto riascoltare questa mattina, nella lettura della liturgia delle ore. Ma sicuramente era un dire “Il popolo d’Israele, nella sua progenitura, si consegna nelle mani del suo Signore, rinuncia a se stesso, rinuncia alla propria volontà, rinuncia al proprio essere, rinuncia al proprio agire, rimettendosi totalmente nelle mani del Padre”. Ma il testo evangelico ascoltato, oltre a questo gesto tradizionale che Maria e Giuseppe compiono, prevede la presenza di altri personaggi. Innanzitutto la presenza di Maria e Giuseppe, che compiono il gesto di consegnare i loro figlio, ma in quella consegna si consegnano anche loro. Anzi ratificano quella consegna che era già accaduta quando erano stati chiamati ad entrare in un grande progetto di salvezza, che era la nascita del Figlio di Dio. Ma oltre ai personaggi di Maria e Giuseppe, avete ascoltato, ci sono questi altri due personaggi, Simeone e Anna, due anziani che vivono all’ombra del tempio di Gerusalemme. La seconda in digiuni e preghiere, il primo in una profezia, in un riconoscere nella profezia la presenza del Cristo nel mondo, tanto da fargli esclamare quella bellissima preghiera “Ora lascia Signore che il tuo servo vada in pace, perché i miei occhi hanno visto finalmente la tua salvezza”. Ma anch’essi si sono consegnati in un mistero d’amore, in un mistero di attesa. Simeone attendeva la manifestazione della gloria di Dio ad Israele in un mistero di ascolto, di rendimento di grazie e di preghiera».

Da qui il pensiero rivolto dall’arcivescovo di Pescara-Penne a religiose, religiosi e consacrate: «Cos’è la nostra vita – osserva – se non una grande consegna? Ci siamo consegnati in Gesù, per Gesù e con Gesù. Così come è stato consegnato Lui, ci siamo consegnati noi, vi siete consegnati voi. Io e i miei fratelli presbiteri, non religiosi, essenzialmente nel servizio ministeriale, ma voi ancor di più nella speciale consacrazione dei voti di povertà, obbedienza e di castità. Una consegna che ha valenze riguardo alla storia di Giuseppe di Maria, perché anche voi siete stati chiamati ad entrare in un mistero di salvezza molto più grande di voi. E chi poteva pensare di essere degno della vocazione che avete ricevuto? Anzi, più cresce l’esperienza della nostra e della vostra vita e più ci rendiamo conto quanto è grande il dono che Dio ci ha fatto in questa chiamata ad entrare in un mistero di salvezza, in un essere segno dell’avvento finale del Regno di Dio, così come Maria e Giuseppe nella loro verginità e nella loro castità, segno finale dell’avvento del Regno di Dio, “Il Regno di Dio si avvicinato, convertitevi e credete al Vangelo”. E poi nel mistero dell’attesa Simeone e nel mistero di Anna il rendimento di grazie. E le vostre vocazioni al servizio, nella preghiera, in una lungimiranza di attesa, che il Signore manifesti la sua presenza e la sua gloria, non fanno altro che ripercorrere questo mistero di consegna di Simeone e Anna. Ci sentiamo molto consolati di fronte a questa parola che viene dal Vangelo, così come ci sentiamo consolati dalla pagina del profeta Malachia perché – pur nel cammino difficile del nostro essere religiosi, religiose – sappiamo che il Signore ci sta purificando. In questa storia di consacrazione, di povertà, di obbedienza e di castità, il Signore sta sedendo davanti a noi per purificarci come l’argento purificherà noi. Siamo i suoi figli e ci affinerà come oro e argento, perché possiamo offrire al Signore la nostra vita come offerta secondo giustizia».
Infine ancora un pensiero rivolto da monsignor Tommaso Valentinetti a religiose, religiosi, consacrati e consacrate: «La mia preghiera questa sera è per voi, carissimi fratelli, carissime sorelle – conclude -, perché possiamo entrare insieme dentro la storia di questa Chiesa, in questa logica di consegna, consegnando anche la nostra Chiesa con il segno sacramentale della vostra presenza al Signore. E che il Signore vi ricolmi soprattutto del dono, della vocazione e delle vocazioni, perché la vita religiosa è un segno di consegna importantissimo e corre il rischio di spegnersi. E quando si spegne la vita religiosa, è un segnale che forse abbiamo qualcosa di importante da riflettere e da cambiare nei nostri percorsi di fede. Ci assista la grazia dello Spirito Santo».