“Testimoniamo la gioia che la vita è un dono e la bellezza di farci dono”
"La cultura dello scarto dice - afferma il Papa -: “ti uso finché mi servi; quando non mi interessi più o mi sei di ostacolo, ti butto via”. E si trattano così specialmente i più fragili: i bambini non ancora nati, gli anziani, i bisognosi e gli svantaggiati. Ma le persone non si possono buttare via, gli svantaggiati non si possono buttare via! Ciascuno è un dono sacro, ciascuno è un dono unico, ad ogni età e in ogni condizione. Rispettiamo e promuoviamo la vita sempre! Non scartiamo la vita!"
Nell’Angelus odierno della quarta domenica del Tempo ordinario, Papa Francesco ha approfondito il brano evangelico odierno (Mt 5,1-12) che ha proclamato le Beatitudini. Per il Papa specialmente la prima, “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” (v. 3), è fondamentale: «Chi sono i “poveri in spirito”? – s’interroga il Pontefice – Sono coloro che sanno di non bastare a sé stessi, di non essere autosufficienti, e vivono come “mendicanti di Dio”. Si sentono bisognosi di Dio e riconoscono che il bene viene da Lui, come dono, come grazia. Chi è povero in spirito fa tesoro di quello che riceve; perciò desidera che nessun dono vada sprecato».
Da qui la scelta del Santo Padre di approfondire questo aspetto tipico dei poveri in spirito, ovvero non sprecare: «I poveri in spirito – spiega Papa Bergoglio – cercano di non sprecare nulla. Gesù ci mostra l’importanza di non sprecare, ad esempio dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, quando chiede di raccogliere il cibo avanzato perché nulla vada perduto (cfr Gv 6,12). Non sprecare ci permette di apprezzare il valore di noi stessi, delle persone e delle cose. Purtroppo, però, è un principio spesso disatteso, soprattutto nelle società più agiate, in cui domina la cultura dello spreco e la cultura dello scarto: ambedue sono una peste».
Per questo il Santo Padre ha proposto ai credenti tre sfide contro la mentalità dello spreco e dello scarto: «Prima sfida – elenca -, non sprecare il dono che noi siamo. Ognuno di noi è un bene, indipendentemente dalle doti che ha. Ciascuna donna, ciascun uomo è ricco non solo di talenti, ma di dignità, è amato da Dio, vale, è prezioso. Gesù ci ricorda che siamo beati non per quello che abbiamo, ma per quello che siamo. E quando una persona si lascia andare e si butta via, spreca sé stessa. Lottiamo, con l’aiuto di Dio, contro la tentazione di ritenerci inadeguati, sbagliati, e di piangerci addosso».
Poi la seconda sfida: «Non sprecare i doni che abbiamo – esorta Francesco -. Risulta che nel mondo ogni anno vada sprecato circa un terzo della produzione alimentare totale. E questo mentre tanti muoiono di fame! Le risorse del creato non si possono usare così; i beni vanno custoditi e condivisi, in modo che a nessuno manchi il necessario. Non sprechiamo quello che abbiamo, ma diffondiamo un’ecologia della giustizia e della carità, della condivisione!».
Infine, la terza sfida: «Non scartare le persone – ammonisce Papa Francesco -. La cultura dello scarto dice: “ti uso finché mi servi; quando non mi interessi più o mi sei di ostacolo, ti butto via”. E si trattano così specialmente i più fragili: i bambini non ancora nati, gli anziani, i bisognosi e gli svantaggiati. Ma le persone non si possono buttare via, gli svantaggiati non si possono buttare via! Ciascuno è un dono sacro, ciascuno è un dono unico, ad ogni età e in ogni condizione. Rispettiamo e promuoviamo la vita sempre! Non scartiamo la vita!».
Dopo aver lanciato queste tre sfide, il Papa ha invitato tutti a porsi delle domande: «Anzitutto, come vivo la povertà di spirito? – afferma – So fare spazio a Dio, credo che Lui è il mio bene, la mia vera e grande ricchezza? Credo che Lui mi ama oppure mi butto via con tristezza, dimenticando di essere un dono? E poi: sono attento a non sprecare, sono responsabile nell’utilizzo delle cose, dei beni? E sono disponibile a condividerli con gli altri, o sono egoista? Infine: considero i più fragili come doni preziosi, che Dio mi chiede di custodire? Mi ricordo dei poveri, di chi è privo del necessario? Ci aiuti Maria, Donna delle Beatitudini, a testimoniare la gioia che la vita è un dono e la bellezza di farci dono».
Dopo la recita dell’Angelus, Papa Francesco è tornato ad esprimere solidarietà agli abitanti della Terra Santa: «Con grande dolore – afferma il Papa -, in particolare della morte di dieci palestinesi, tra cui una donna, uccisi durante azioni militari israeliane antiterrorismo in Palestina; e di quanto accaduto vicino a Gerusalemme venerdì sera, quando sette ebrei israeliani sono stati uccisi da un palestinese e tre sono stati feriti all’uscita dalla sinagoga. La spirale di morte che aumenta di giorno in giorno, non fa altro che chiudere i pochi spiragli di fiducia che ci sono tra i due popoli. Dall’inizio dell’anno decine di palestinesi sono rimasti uccisi negli scontri a fuoco con l’esercito israeliano. Faccio appello ai due Governi e alla Comunità internazionale, affinché si trovino, subito e senza indugio, altre strade, che comprendano il dialogo e la ricerca sincera della pace. Preghiamo per questo, fratelli e sorelle!».
In seguito, il Santo Padre ha rilanciato il suo appello per risolvere la grave situazione umanitaria in atto nel Corridoio di Lachin, nel Caucaso meridionale: «Sono vicino – aggiunge Papa Bergoglio – a tutti coloro che, in pieno inverno, sono costretti a far fronte a queste disumane condizioni. È necessario compiere ogni sforzo, a livello internazionale, per trovare soluzioni pacifiche per il bene delle persone».
Inoltre, oggi ricorre la 70ª Giornata Mondiale dei malati di lebbra: «Purtroppo – riconosce Francesco -, lo stigma legato a questa malattia continua a provocare gravi violazioni dei diritti umani in varie parti del mondo. Esprimo la mia vicinanza a quanti ne soffrono e incoraggio l’impegno per la piena integrazione di questi nostri fratelli e sorelle».
Tra l’altro, Papa Francesco ha salutato i fedeli giunti da Panama, dalla Spagna e da alcune località italiane, con un saluto particolare ai ragazzi dell’Azione cattolica di Roma che oggi hanno dato vita alla Carovana della Pace: «Vi ringrazio per questa iniziativa – sottolinea -, tanto più preziosa quest’anno perché, pensando alla martoriata Ucraina, il nostro impegno e la nostra preghiera per la pace devono essere ancora più forti. Pensiamo all’Ucraina e preghiamo per il popolo ucraino, così maltrattato».
In conclusione, il Papa ha presentato il suo nuovo viaggio apostolico che martedì lo vedrà partire alla volta della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan: «Ringrazio le autorità civili e i vescovi locali – conclude – per gli inviti e per i preparativi di queste visite, saluto con affetto quelle care popolazioni che mi attendono. Quelle terre sono provate da lunghi conflitti. La Repubblica Democratica del Congo soffre, soprattutto nell’Est del Paese, per gli scontri armati e per lo sfruttamento; mentre il Sud Sudan, dilaniato da anni di guerra, non vede l’ora che finiscano le continue violenze che costringono tanta gente a vivere sfollata e in condizioni di grande disagio. In Sud Sudan arriverò insieme all’Arcivescovo di Canterbury e al Moderatore dell’Assemblea Generale della Chiesa di Scozia. Vivremo così insieme, da fratelli, un pellegrinaggio ecumenico di pace. A tutti chiedo, per favore, di accompagnare questo Viaggio con la preghiera».