Scuola: “Più bocciati al primo anno di superiori. Serve orientamento di qualità”
"È essenziale – sottolinea Raffaella Milano, direttrice dei Programmi Italia–Europa di Save the children - un iter di orientamento di qualità per accompagnare le scelte scolastiche degli studenti, prevenire gli abbandoni e sostenere la motivazione"

Entro la fine di questo mese 530 mila studenti italiani in uscita dalla scuola media (secondaria di primo grado), saranno chiamati ad iscriversi al primo anno di scuola superiore (secondaria di secondo grado) da affrontare nel prossimo anno scolastico 2023-2024. Nello scorso anno scolastico 2022-2023 il 51% degli studenti si è iscritto ai licei, il 32% agli istituti tecnici e il restante 17% agli istituti professionali. Ma per i giovanissimi è sempre più difficile trovare la scuola superiore più idonea rispetto alle loro inclinazioni. Infatti, sempre l’anno scorso, la percentuale più alta di studenti bocciati è stata rilevata proprio tra coloro che avevano terminato il primo anno di superiori, corrispondenti all’8,1% ovvero a circa 40 mila studenti.
Lo ha rilevato ieri Save the children, diffondendo questi dati secondo i quali mentre per gli anni di frequenza successivi – tra l’anno scolastico 2020-2021 e 2021-2022 – c’è stata una riduzione del numero dei bocciati, i respinti al termine del primo anno di scuola superiore sono aumentati di un punto percentuale. Le cause di questo fenomeno sono da collegare ad una molteplicità di fattori, tra cui il cambiamento della scuola, delle metodologie di studio, oltre alla delicata fase adolescenziale in corso: «È essenziale – sottolinea Raffaella Milano, direttrice dei Programmi Italia–Europa di Save the children – un iter di orientamento di qualità per accompagnare le scelte scolastiche degli studenti, prevenire gli abbandoni e sostenere la motivazione».

Intanto, secondo l’organizzazione non governativa, le nuove Linee guida per l’orientamento varate dal Ministero dell’Istruzione e del Merito nell’ambito dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, rappresentano un primo passo a cui deve seguire un impegno costante per agevolare il pensiero critico dello studente, coinvolgere le famiglie e l’intera comunità educante (scuole, famiglie, terzo settore, università ed esperti di scienze dell’orientamento, il tessuto produttivo locale): «Particolare attenzione – precisa Save the children – dev’essere posta, nell’orientare gli studenti nelle scelte, al contrasto delle disuguaglianze. Troppo spesso gli studenti in condizioni di povertà economica, o con background migratorio, vengono indirizzati automaticamente verso gli istituti professionali e tecnici senza la possibilità di una scelta che tenga conto dei loro effettivi interessi e talenti».
Infatti, i dati evidenziano che l’orientamento verso gli istituti tecnici e professionali non impedisce la dispersione scolastica, a tal punto che la maggior parte delle bocciature al passaggio tra il primo e il secondo anno di scuola superiore, avviene proprio in questi ultimi istituti (il 12,3% degli studenti contro il 5,9% di coloro che frequentano i licei). Per ribaltare questa tendenza, secondo l’organizzazione non governativa, i percorsi di orientamento dovrebbero anche includere attività di informazione e formazione sui servizi e le opportunità che l’ente pubblico offre per garantire il diritto allo studio, come borse di studio, i fondi per l’acquisto di libri di testo o per trasporti pubblici, ma anche sgravi fiscali e non solo, con un’attenzione specifica rivolta agli studenti più svantaggiati.