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Insegnamento religione cattolica: “Sia un cantiere di ascolto delle persone”

"La scelta di avvalervi dell’Insegnamento della religione cattolica – scrive la Cei - è importante, perché permette di partecipare alla costruzione del percorso educativo offerto dalla scuola. È infatti uno spazio di libertà e di responsabilità quello che avete davanti, un modo per sentire ancora più vostro il cammino di crescita umana e culturale che state compiendo o accompagnando"

Lo ha affermato Ernesto Diaco, responsabile del Servizio per l’Insegnamento della religione cattolica della Cei

Una lezione in una classe di scuola secondaria - Foto Ansa/Sir

Come avviene ogni anno in questo periodo, per centinaia di migliaia di studenti italiani in procinto di iscriversi ad un nuovo livello scolastico, è già tempo di scegliere se avvalersi dell’Insegnamento della religione cattolica (Irc) nel prossimo anno scolastico 2023-2024 e, a tal proposito, la Presidenza della Conferenza episcopale italiana ha pubblicato un messaggio sul tema rivolto a studenti e genitori: «La scelta di avvalervi dell’Insegnamento della religione cattolica – scrive la Cei – è importante, perché permette di partecipare alla costruzione del percorso educativo offerto dalla scuola. È infatti uno spazio di libertà e di responsabilità quello che avete davanti, un modo per sentire ancora più vostro il cammino di crescita umana e culturale che state compiendo o accompagnando. Questo è vero in particolare per i giovanissimi che iniziano la scuola secondaria di secondo grado, ma vale anche per gli altri studenti e per i genitori, tutti protagonisti nel dare forma a quella “alleanza educativa” che è l’Irc in Italia. Alla presenza e alla qualificazione di tale insegnamento, infatti, partecipano lo Stato, nei suoi organismi centrali e territoriali, la Chiesa, le singole scuole, con gli insegnanti e i dirigenti, le famiglie e gli alunni stessi, mediante scelte consapevoli da cui emerge il loro essere “cittadini” nella e della scuola».

Anche per questo motivo, secondo i vescovi italiani, l’insegnamento della religione cattolica costituisce un’esperienza di grande rilievo nel panorama formativo: «In quanto – si legge ancora nel messaggio – espressione di un “patto condiviso” fra enti e persone diverse, un patto stretto per il bene dei ragazzi e dei giovani e, di conseguenza, della società intera. Un patto che non li vede solo destinatari ma coinvolti in prima persona. Scegliere è un verbo che esprime maturità e interesse. È un verbo essenziale per progredire nel cammino della vita».

Per spiegarlo meglio, la Presidenza della Cei ha riproposto un passaggio di quando affermato da Papa Francesco nel corso del suo recente viaggio apostolico in Bahrein: “Per imparare a scegliere occorre affinare lo sguardo interiore, imparare a giudicare le situazioni, a cogliere l’essenziale e lavorare sul cuore”, per non restare indifferenti o mostrarsi insofferenti agli altri, ma reagendo “con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole”: «Siamo certi – ribadisce la Presidenza Cei – che avvalersi delle opportunità offerte dall’Insegnamento della religione cattolica a scuola, aiuti a camminare nelle direzioni indicate da Papa Francesco, anche grazie alla presenza di quei professionisti qualificati e autentici educatori che sono gli insegnanti di Irc, a cui vogliamo esprimere sincera gratitudine. Con questi pensieri e sentimenti, dunque, vi rinnoviamo l’invito ad avvalervi dell’Insegnamento della religione cattolica, per una scuola che guarda alla crescita integrale della persona e per una cultura generatrice di dialogo e di pace».

In base ai dati più recenti, diffusi dal Servizio per l’Insegnamento della religione cattolica Cei, nell’anno scolastico 2021-2022 in Italia quanti hanno scelto di avvalersi dell’Insegnamento della religione cattolica sono, in media, l’84,44%. Nello specifico, l’88,24% nella scuola dell’infanzia, l’88,21% nella scuola primaria, l’85,58% nella scuola secondaria di primo grado e il 78,30% nella scuola secondaria di secondo grado. Di contro, coloro che non se ne sono avvalsi sono stati, in media, il 15,56%. Ovvero l’11,76% nella scuola dell’infanzia, l’11,79% nella scuola primaria, il 14,42% nella scuola secondaria di primo grado e il 21,70% nella scuola secondaria di secondo grado. Facendo poi un riferimento all’ambito territoriale, al Nord coloro che si sono avvalsi dell’Irc sono stati il 78,44%: l’82,61% nella scuola dell’infanzia, l’83,47% nella scuola primaria, l’80,14% nella scuola secondaria di primo grado e il 70,02% nella scuola secondaria di secondo grado. Quindi coloro che non se ne sono avvalsi, in generale, sono stati il 21,56%: il 17,39% nella scuola dell’infanzia, il 16,53% nella scuola primaria, il 19,86% nella scuola secondaria di primo grado e il 29,98% nella scuola secondaria di secondo grado. Parlando del Centro Italia, coloro che si sono avvalsi dell’Irc sono stati l’84,33%: l’88,77% nella scuola dell’infanzia, l’89,96% nella scuola primaria, l’86,36% nella scuola secondaria di primo grado e il 75,96% nella scuola secondaria di secondo grado. I non avvalentesi sono stati il 15,67%: l’11,23% nella scuola dell’infanzia, il 10,04% nella scuola primaria, il 13,64% nella scuola secondaria di primo grado e il 24,04% nella scuola secondaria di secondo grado. Infine, al Sud ha selezionato l’Irc il 96,64%: l’88,77% nella scuola dell’infanzia, il 96,93% nella scuola primaria, il 96,57% nella scuola secondaria di primo grado e il 96,21% nella scuola secondaria di secondo grado. I non avvalentesi sono stati il 3,36%: il 2,85% nella scuola dell’infanzia, il 3,07% nella scuola primaria, il 3,43% nella scuola secondaria di primo grado e il 3,79% nella scuola secondaria di secondo grado: «I dati relativi all’anno scolastico 2021/22 – commenta Ernesto Diaco, responsabile del Servizio nazionale per l’Insegnamento della religione cattolica Cei -, restituiscono un quadro di sostanziale stabilità, addirittura con una lieve crescita complessiva degli studenti che scelgono di frequentare l’Irc. Si confermano le spiccate differenze territoriali e fra gli ordini di scuola, con una media nazionale di avvalentisi che sfiora l’85%. Si tratta di cifre che ribadiscono il pieno inserimento dell’insegnamento della religione nel quadro delle discipline scolastiche e la sua dichiarata identità educativa e culturale. Come afferma la Presidenza della Cei, nel messaggio diffuso in vista delle iscrizioni al nuovo anno scolastico, l’Irc è espressione di una alleanza educativa, a cui non partecipano solo la scuola e la Chiesa, ma gli stessi studenti, le loro famiglie e gli insegnanti, primo fattore della qualità di tale insegnamento e del suo diffuso apprezzamento».

Ernesto Diaco, responsabile del Servizio insegnamento religione cattolica Cei

Dati, questi ultimi, che devono responsabilizzare tutti: «Perché ciascuno, secondo il proprio ruolo – esorta Diaco -, si impegni a rendere l’esperienza quotidiana dell’Irc sempre più all’altezza dei suoi obiettivi e dei suoi compiti, qualificandosi anche come ‘cantiere’ di ascolto delle persone e dei mondi di vitali, nell’ottica del Cammino sinodale a cui si sta dedicando tutta la Chiesa in Italia».

E nei giorni successivi alle esequie del Papa emerito Benedetto XVI, il responsabile del Servizio per l’insegnamento della religione cattolica Cei ha concluso il suo intervento, riprendendone un pensiero pronunciato nel corso di un’udienza concessa agli insegnanti di religione il 25 aprile 2009: “Grazie all’insegnamento della religione cattolica – affermò il Papa emerito -, la scuola e la società si arricchiscono di veri laboratori di cultura e di umanità, nei quali, decifrando l’apporto significativo del cristianesimo, si abilita la persona a scoprire il bene e a crescere nella responsabilità, a ricercare il confronto ed a raffinare il senso critico, ad attingere dai doni del passato per meglio comprendere il presente e proiettarsi consapevolmente verso il futuro. È questa l’esperienza che continuano a fare, nelle scuole italiane ogni giorno, migliaia di insegnanti e milioni di ragazzi e di giovani. Lungi dal costituire un’interferenza o una limitazione della libertà la vostra presenza è anzi un valido esempio di quello spirito positivo di laicità che permette di promuovere una convivenza civile costruttiva, fondata sul rispetto reciproco e sul dialogo leale, valori di cui un Paese ha sempre bisogno”.

About Davide De Amicis (4492 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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