“Maria genera Cristo come la Chiesa nell’Eucaristia e noi nei fratelli”
È stata un’omelia intensa quella pronunciata ieri sera dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, nell’ambito della santa messa solenne della solennità dell’Immacolata concezione della Beata Vergine Maria – animata dal Coro diocesano diretto da Roberta Fioravanti – presieduta in una gremita Cattedrale di San Cetteo a Pescara, che ha anche celebrato l’ammissione al ministero del diaconato permanente di Goffredo Leonardis della parrocchia di San Giovanni Bosco di Montesilvano e Tommaso Paolini della parrocchia degli Angeli Custodi di Pescara.
Nella sua meditazione, il presule si è subito riferito alle letture del giorno: «Le letture che sono state proclamate, specialmente la pagina del Vangelo – afferma –, ci aiutano a rispondere a delle domande Chi è Maria? Chi è Maria per Gesù? Chi è Maria per Israele? Chi è Maria per noi? La risposta prima è Maria, innanzitutto, è una donna che ha vissuto fino in fondo la sua vocazione umana e ha espresso tutta la sua umanità. In questo dialogo con l’Angelo, si rivela la trepidazione, ma dall’altra parte il senso di una comprensione piena della propria umanità. “Com’è possibile quello che mi stai annunciando? Io non conosco uomo, non sono sposata, come posso generare?” Ma oltre ad essere una donna, compresa pienamente nella sua umanità, Maria è anche la figlia di Sion. Cioè una donna, immagine del popolo d’Israele, che attendeva, che aspettava, che aveva custodito nel cuore la grande attesa dell’arrivo del Messia. La storia d’Israele è molto complessa e molto controversa. Dai fasti di Abramo, Isacco, Giacobbe e Mosè, fino all’ingresso della terra promessa e fino allo stabilizzarsi del Regno d’Israele, il popolo cammina trionfalmente sotto lo sguardo di Dio. Ma dopo è un disastro. Da lì comincia la catastrofe. Due deportazioni, la distruzione del Tempio di Gerusalemme e poi la dominazione straniera. Più dominazioni fino alla dominazione romana, all’epoca in cui i fatti di cui stiamo parlando sono accaduti. Dunque, l’attesa di un restauratore, ma non tanto e solamente di un restauratore politico, ma di un uomo o di una figura che ridesse speranza. Tant’è vero che l’immagine della Figlia di Sion è profetica per custodire l’attesa. Israele sposa, figlia di Sion, attende il suo sposo. E finalmente ciò accade in questo evento, in questo annuncio dell’Angelo a Maria. Ma quest’ultima è anche colei che non è stata toccata dal peccato. La pagina della prima lettura, ci ha fatto ripercorrere il mistero della trasgressione e del peccato. Maria è discendenza di quella umanità, ma lei non è stata toccata dal peccato, né prima, né dopo. Una forza misteriosa dello Spirito Santo l’ha preservata dal peccato».
Da qui il dogma, celebrato ieri, dell’Immacolata concezione della Beata Vergine Maria: «E la consolazione più grande, cari fratelli e care sorelle – osserva l’arcivescovo di Pescara-Penne -, è che quello Spirito che agiva in Maria agisce anche in noi. È una meraviglia di grazia, è lo stesso Spirito che ha preservato lei dal peccato e che può certamente non preservarci dal peccato originale, ma che può preservarci dal peccato, che può farci sfuggire la contraddizione del peccato. E allora Maria, corroborata da questo bagaglio di umanità, di amore per l’attesa di un peccato mai conosciuto, entra nel mistero, vive un ascolto e si commuove, si turba alle parole dell’Angelo. Ve lo dico in greco, ma ve lo traduco subito, per farvi percepire l’onomatopeica della parola che esprime una pienezza sovrabbondante di grazia “Chaîre kecharitomene”, ovvero “Tu che sei stata totalmente riempita di una presenza amorevole, ti saluto”. E Maria si turba, perché non conosce il significato vero di quelle parole, ma nel dialogo con l’Angelo prende coscienza che deve dare una risposta. E la risposta è “Eccomi”, anche qui una piccola correzione della traduzione, non “sono la serva del Signore”, ma “Eccomi, sono la schiava del Signore”. Cioè sono tutta tua. I servi sono presi a giornata. Maria non è stata presa a giornata, è stata presa tutta e ha dato tutto senza riserve. Ma in questo mistero di accoglienza, di Dio che la scelta, c’è la convinzione che un mistero la pervade. E se quello Spirito che agisce in lei agisce anche in noi, noi siamo chiamati ugualmente ad entrare nel mistero. Mistero che ci fa non figlia di Sion, ma che ci fa Chiesa, che ci fa comunità cristiana ed entrare nel mistero, nel nostro essere uomini, donne, genitori, figli, giovani, anziani, lavoratori e quant’altro per essere generanti di Cristo, così come Maria ha generato Cristo. Da schiavi del Signore, avendogli dato tutto. Maria è immagine e modello della Chiesa. Lasciate perdere le idee strane sulle comunicazioni strane che Maria avrebbe fatto dopo questo tempo. No, Maria è immagine e modello della Chiesa, è colei che ha generato Cristo ed è colei che prima, davanti a tutti noi, continua a generare Cristo così come la Chiesa, riunita questa sera, genera Cristo in questa Eucaristia. Ma noi siamo chiamati a generare Cristo nei fratelli “Schiavi per amore e solo per amore del Signore Gesù e della sua grazia”».
Quindi un pensiero rivolto ai due prossimi diaconi permanenti: «Carissimi Tommaso e Goffredo – afferma monsignor Tommaso Valentinetti -, venite ammessi al percorso per il diaconato permanente in questa solennità. Non devo aggiungere altro sul significato del vostro impegno, perché vi viene chiesto un impegno da laici, ma vi viene chiesto un impegno inseriti dentro questo mistero di Chiesa che dovete servire, che avete già servito. Goffredo nella missione, Tommaso nella parrocchia, insieme con le spose, ma che deve continuare nel tempo e nella storia con la stessa dedizione che Maria questa sera vi insegna, con la stessa capacità di entrare nel mistero e di far sì che la vostra vita venga conglobata da questo mistero. Certamente servirete anche all’altare da diaconi, ma non è quella la cosa più importante. La cosa più importante è la credibilità della vostra vita per essere annunciatori del Vangelo. E la cosa più importante è il servizio agli ultimi, ai poveri, agli ammalati, agli indifesi, a coloro che non trovano giustizia e verità, a cui dovete dare la vita. E il mistero dell’essere pronti a ridire la parola d’amore del Signore, a ridire “Ecco, avvenga di noi secondo la tua Parola” .Che questo segno, che questa sera la Chiesa diocesana di Pescara-Penne accoglie, sia quasi un segno sacramentale, perché tutta quanta si rinnovi nel servizio, perché tutta quanta si rinnovi nella disponibilità, perché tutta quanta ritorni alle sorgenti di che cosa significa vivere la fede. Che la grazia del Signore ci custodisca e l’intercessione di Maria protegga voi e noi tutti, amen».
In seguito c’è stato il rito di ammissione vero e proprio di Goffredo Leonardis e Tommaso Paolini al diaconato permanente. Questi ultimi, anche attraverso il consenso espresso dalle rispettive mogli, ora accederanno dapprima ai ministeri del lettorato e dell’accolitato prima di venire ordinati diaconi dall’arcivescovo Valentinetti. Al termine della liturgia eucaristica, i neo ammessi al diaconato permanente sono apparsi tanto felici quanto emozionati: «Io e Tiziana – racconta Goffredo – da sempre siamo stati e siamo una famiglia diaconale. È un percorso che prosegue. È un nuovo inizio e mi aspetto e spero di fare la volontà di Dio e, se Lui lo vorrà, di diventare diacono a servizio di questa Chiesa, di questa comunità diocesana». Sulla stessa linea anche Tommaso: «Per me diventare diacono – racconta – è stata l’accoglienza di un invito, l’adesione a una richiesta che mi è pervenuta da un uomo di Dio santo e da qui è nato questo percorso. Io ho sempre rimesso tutto alla volontà del Signore, perché non avevo mai immaginato una tale applicazione di questa mia vocazione. Ma ora voglio solo rimettermi a quelle che sono le indicazioni del vescovo, aderendo alla realtà per come mi si presenterà, non prefiguro di quello che potrà essere. Chiedo solo al Signore di riuscire ad essere attento alla presenza delle persone che mi stanno accanto, che incontro, e al Suo passaggio».