“Un cristiano deve sporcarsi le mani, vivere la sua vita cristiana testimoniando”

È stato un incontro intenso, quello avuto ieri da Papa Francesco con i vescovi, i sacerdoti, i consacrati, i seminaristi e gli operatori pastorali in chiusura del suo viaggio apostolico in Bahrain: «In superficie – afferma il Papa – emerge la nostra umanità, inaridita da tante fragilità, paure, sfide che deve affrontare, mali personali e sociali di vario genere; ma nel sottofondo dell’anima, proprio dentro, nell’intimo del cuore, scorre calma e silenziosa l’acqua dolce dello Spirito, che irriga i nostri deserti, ridona vigore a quanto rischia di seccare, lava ciò che ci abbruttisce, disseta la nostra sete di felicità. E sempre rinnova la vita. Non siamo cristiani per nostro merito o solo perché aderiamo ad un credo, ma perché nel Battesimo ci è stata donata l’acqua viva dello Spirito, che ci rende figli amati di Dio e fratelli tra di noi, facendoci creature nuove».
In seguito, il Pontefice ha riflettuto sui “tre grandi doni” dello Spirito Santo, ovvero la gioia, l’unità e la profezia: «La gioia nello Spirito – ricorda – è quella che nasce dalla relazione con Dio, dal sapere che, pur nelle fatiche e nelle notti oscure che talvolta attraversiamo, non siamo soli, persi o sconfitti, perché Lui è con noi. E con Lui possiamo affrontare e superare tutto, persino gli abissi del dolore e della morte. La gioia cristiana è contagiosa, perché il Vangelo fa uscire da sé stessi per comunicare la bellezza dell’amore di Dio. Dunque è essenziale che nelle comunità cristiane la gioia non venga meno e sia condivisa; che non ci limitiamo a ripetere gesti per abitudine, senza entusiasmo, senza creatività. Altrimenti perderemo la fede e diventeremo una comunità noiosa, e questo è brutto!».

Quindi un monito rivolto alla Chiesa cattolica in Bahrain: «State attenti al chiacchiericcio, per favore – esorta il Santo Padre -. Le chiacchiere distruggono una comunità. Le divisioni del mondo, e anche le differenze etniche, culturali e rituali, non possono ferire o compromettere l’unità dello Spirito. Tutti riuniti in una sola famiglia, tutti a cantare le lodi del Signore. Questa è la forza della comunità cristiana, la prima testimonianza che possiamo dare al mondo. Cerchiamo di essere custodi e costruttori di unità!».
Ma non è stato questo l’unico invito rivolto alla Chiesa bahreinita: «Per essere credibili nel dialogo con gli altri – invita Papa Bergoglio -, viviamo la fraternità tra di noi. Facciamolo nelle comunità, valorizzando i carismi di tutti senza mortificare nessuno; facciamolo nelle case religiose – l’appello di Francesco -, come segni viventi di concordia e di pace; facciamolo nelle famiglie, così che il vincolo d’amore del sacramento si traduca in atteggiamenti quotidiani di servizio e di perdono; facciamolo anche nella società multireligiosa e multiculturale in cui viviamo: sempre a favore del dialogo, sempre, tessitori di comunione con i fratelli di altri credo e di altre confessioni».
Nella parte conclusiva del suo intervento, Papa Francesco ha spronato vescovi, sacerdoti, seminaristi e operatori pastorali ad impegnarsi attivamente nell’evangelizzazione: «Tutti i battezzati – precisa – hanno ricevuto lo Spirito e tutti sono profeti. E in quanto tali non possiamo far finta di non vedere le opere del male, restare nel ‘quieto vivere’ per non sporcarci le mani. Un cristiano prima o poi deve sporcarsi le mani per vivere la sua vita cristiana e dare testimonianza. La profezia ci rende capaci di praticare le beatitudini evangeliche nelle situazioni di ogni giorno, cioè di edificare con ferma mitezza quel Regno di Dio nel quale l’amore, la giustizia e la pace si oppongono a ogni forma di egoismo, di violenza e di degrado».
Infine, il Papa ha rivolto un pensiero all’accordo firmato in riferimento alla pace in Etiopia e alla guerra in Ucraina: «Incoraggio tutti – conclude – a sostenere questo impegno per una pace duratura affinché, con l’aiuto di Dio, si continuino a percorrere le vie del dialogo e il popolo ritrovi presto una vita serena e dignitosa. E inoltre non voglio dimenticare di pregare e di dire a voi di pregare per la martoriata Ucraina, perché quella guerra finisca».