Politica: “Non agisca alla giornata, progettiamo il futuro con lungimiranza”
"Il Reddito di cittadinanza – spiega don Marco Pagniello ai taccuini dell’agenzia di stampa Sir - va rivisto perché così come era stato proposto non è stato attuato. L’Italia ha bisogno di una forma di reddito che non sia legato solo alla cittadinanza, ma all’inclusione. Se si lega al lavoro, ci deve essere davvero una rete che dia un lavoro giusto, non possiamo pretendere che persone lavorino in nero o siano assunte part time facendo ore in più"

Si è concluso ieri il 42° Convegno nazionale delle Caritas diocesano di Milano, iniziato lo scorso lunedì 20 giugno, dal titolo “Camminare insieme sulla via degli ultimi”. «E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino» (Mt 10,7)”. Un appuntamento, a cui hanno preso parte i delegati della Caritas diocesane di tutta Italia, tra cui quella di Pescara-Penne guidata dal direttore Corrado De Dominicis, culminato con un forte appello del direttore di Caritas italiana, il pescarese don Marco Pagniello: «Chiedo con forza alla politica di non agire giorno per giorno. Abbiamo bisogno di progettare il futuro con uno sguardo lungo. Servono riforme strutturali nel campo delle migrazioni, politiche di contrasto alla povertà e del lavoro. Il povero deve diventare protagonista del proprio destino e della propria storia, co-progettando con noi il proprio futuro. Questa è la vera sfida».

Ma per raggiungere questi obiettivi, occorre rilanciare il tema della giustizia sociale, cercando di rimuovere le cause della povertà: «Perché oggi – ricorda don Pagniello – in pochi hanno molto e in molti hanno poco. Oggi abbiamo volti nuovi di poveri: i giovani, la povertà educativa, gli anziani, il disagio psicologico e psichiatrico. Il nostro contributo al cammino sinodale della Chiesa italiana è fare in modo che nessuno rimanga indietro e tutti si sentano accolti, per portare all’attenzione dei decisori politici le loro istanze. Questa per noi è una responsabilità e un dovere. Siamo chiamati a studiare le varie povertà per rimuoverne le cause. La rete della solidarietà in Italia è molto grande, siamo pronti a lavorare con tutti». A partire dal governo, a cui è stato rivolto una richiesta precisa: «L’unità e non la divisione – esorta il direttore di Caritas italiana -, attraverso un confronto schietto, libero e consapevole che porti le forze politiche ad individuare il cammino per indirizzarci tutti».
Tra le politiche sociali necessarie, don Marco ha suggerito «l’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati abbattendo la burocrazia – elenca -, la sperimentazione di nuovi modelli di inclusione e lavoro dignitosi per tutti, il re-ingresso dei soggetti usciti dal mondo del lavoro, come gli esodati, la revisione del Reddito di cittadinanza perché funzioni davvero». Su quest’ultimo punto, il presbitero ha espresso una riflessione a parte: «Il Reddito di cittadinanza – spiega don Marco ai taccuini dell’agenzia di stampa Sir – va rivisto perché così come era stato proposto non è stato attuato. L’Italia ha bisogno di una forma di reddito che non sia legato solo alla cittadinanza, ma all’inclusione. Se si lega al lavoro, ci deve essere davvero una rete che dia un lavoro giusto, non possiamo pretendere che persone lavorino in nero o siano assunte part time facendo ore in più».
Don Pagniello ha anche motivato il mancato funzionamento del discusso ammortizzatore sociale, avendo escluso i tre quarti delle persone in povertà assoluta: «Questo – precisa – è dovuto alla burocrazia, all’assenza di centri per l’impiego in molte zone d’Italia. Noi italiani siamo creativi e fantasiosi nel trovare risposte, ma anche nel trovare inganni. È vero che tanti sono stati gli abusi su persone che non avevano diritto, è giustissimo che le forze dell’ordine indaghino, ma sono pochi rispetto alla massa». Le stime, infatti, parlando di circa l’1% della platea di beneficiari che non aveva diritto di percepirlo: «Diamo regole chiare – propone – e offriamo la possibilità che le regole vengano rispettare perché dietro c’è una struttura capace. Non possiamo dire ad un giovane italiano “ti aiutiamo a trovare un lavoro” e poi dietro allo sportello non c’è nessuno. Perciò abbiamo bisogno di riforme di sistema e strutturali».