Scuola italiana: “Fra le più stressanti al mondo con 50 ore settimanali di studio”
Le proposte di WeWorld; "Estendere l’obbligo di istruzione dalla fascia 6-16 anni alla fascia 3-18 anni, così da garantire i benefici dell’educazione della prima infanzia a tutti i bambini, con conseguenze positive in termini di apprendimento nel lungo periodo. , rimodulare il calendario scolastico, con la riduzione da tre mesi di vacanze estive a due (in luglio e agosto), e l’inserimento di pause distribuite in maniera più uniforme durante l’anno scolastico per mantenere, dunque, il numero totale di 200 giorni di lezione.è opportuno introdurre la figura di un dirigente del “tempo extra-scuola. Incaricata del potenziamento delle attività extracurricolari, in collaborazione con il Terzo Settore"

Quello italiano risulta essere uno dei sistemi scolastici più stressanti al mondo, nel quale i ragazzi – a fronte del tempo maggiore dedicato allo studio – pagano costi alti a livello di benessere fisico e psicologico. Per non parlare del sistema educativo messo a dura prova dalla pandemia di Covid-19, caratterizzata dai lunghi periodi di didattica a distanza. È questo il quadro che emerge dal reporto “Facciamo scuola – L’educazione in Italia ai tempi del Covid-19”, realizzato da WeWorld: un’organizzazione italiana indipendente, impegnata da 50 anni nel garantire i diritti di donne, bambine e bambini in 25 Paesi. Dunque, il rapporto ha controllato lo stato di salute del sistema educativo italiano ed i suoi effetti prodotti sul benessere educativo, fisico e psicologico di ragazze e ragazzi, proponendo tre azioni concrete per cambiarlo e renderlo maggiormente in linea con le esigenze educative e formative degli studenti.
Dunque, l’analisi di WeWorld evidenzia come il sistema scolastico italiano sia uno dei più stressanti al mondo: «Più della metà degli studenti – afferma l’organizzazione indipendente – dichiara di sentirsi nervoso mentre studia, rispetto a una media Ocse del 37%. Gli studenti italiani, con 50 ore a settimana, sono anche tra quelli che dedicano più tempo allo studio. Proprio a causa della mancanza di pause adeguate durante l’anno scolastico, bambini e ragazzi faticano a trovare tempo per riposare e vedono aumentare il loro livello di stress, correlato anche al carico di compiti a casa». Da qui le conseguenze dello stress accumulato: «Il nervosismo e il malessere producono scarso interesse per la scuola e cattive performance tra i banchi – rileva WeWorld -, favorendo disagio psicologico e dispersione scolastica. Nel 2020, i giovani tra i 15 e i 24 anni che non lavorano né studiano hanno raggiunto il 20,7%».
Un contesto, questo, già presente da anni, che però è stato aggravato dalla pandemia. A tal proposito, il rapporto rilancia una previsione preoccupante che potrebbe concretizzarsi in mancanza di interventi mirati: «I periodi di Dad – avverte WeWorld – produrranno una perdita di apprendimento equivalente a 0,6 anni di scuola e un aumento del 25% della quota di bambini e bambine della scuola secondaria inferiore al di sotto del livello minimo di competenze (dati Invalsi)». Un problema che ha inciso e inciderà maggiormente sulle fasce sociali deboli, sulle quali grava il digital divide. Su questo i dati rilevano i grandi limiti nelle differenze di accesso ai dispositivi digitali. All’inizio della pandemia, infatti, circa il 70% degli under 18 con cui WeWorld lavora nelle periferie italiane, non possedeva né un pc/tablet né la connessione Internet a casa. Complessivamente, in Italia circa 600 mila studenti sono rimasti completamente esclusi da ogni forma di didattica a distanza. La pandemia, quindi, ha finito per accelerare le disuguaglianze già profonde e presenti da anni nel sistema educativo italiano.
Vista questa situazione WeWorld, attiva da anni per promuovere un’educazione e inclusiva e prevenire e contrastare dispersione scolastica e povertà educativa, ha ideato tre proposte per rendere la scuola un luogo più inclusivo così da tenere conto dei bisogni di tutti: «Innanzitutto – rilancia l’organizzazione – estendere l’obbligo di istruzione dalla fascia 6-16 anni alla fascia 3-18 anni, così da garantire i benefici dell’educazione della prima infanzia a tutti i bambini, con conseguenze positive in termini di apprendimento nel lungo periodo. Nella fascia 16-18 anni, la misura favorirebbe in particolare la prevenzione e il contrasto alla dispersione scolastica, consentendo di ridurre il fenomeno dei Neet (giovani che non studiano e non lavorano). In secondo luogo, rimodulare il calendario scolastico, con la riduzione da tre mesi di vacanze estive a due (in luglio e agosto), e l’inserimento di pause distribuite in maniera più uniforme durante l’anno scolastico per mantenere, dunque, il numero totale di 200 giorni di lezione. Questo garantirebbe maggiore continuità didattica e relazionale, prevenendo la perdita di competenze e l’abbandono scolastico e favorendo anche una maggiore conciliazione tra cura famigliare e lavoro per i genitori. Un aspetto fondamentale per favorire l’emancipazione e l’occupazione femminile, su cui resta ancora molto da fare nel nostro Paese».
Infine, secondo WeWorld, è opportuno introdurre la figura di un dirigente del “tempo extra-scuola”: Incaricata – conclude il rapporto – del potenziamento delle attività extracurricolari, in collaborazione con il Terzo Settore. Questa proposta nasce dalla necessità di attribuire maggiore rilevanza e spazio di operatività all’extra-scuola, in collaborazione con la scuola stessa. L’obiettivo è colmare la carenza di esperienze attive e relazionali, aggravata dalla pandemia, e porre al centro il superiore interesse di bambini e ragazzi». Queste le proposte di WeWorld: «Tre proposte attuabili e concrete – conclude l’ong -, che avrebbero conseguenze positive nel breve e lungo termine su un’intera generazione di bambini e ragazzi, e sulla società intera. Un’educazione di qualità e l’accrescimento delle proprie competenze, influisce sul benessere di tutta la società, aumentandone il capitale umano, sociale ed economico».