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Il Patrono della Chiesa e la consacrazione di Russia e Ucraina

Oggi, il 25 marzo, papa Francesco guiderà l’atto di consacrazione della Russia e dell'Ucraina al Cuore Immacolato di Maria nella Basilica di San Pietro in Vaticano. In un momento tanto solenne, ci sembra cosa degnissima ricordare il patrono della Chiesa Universale: san Giuseppe, lo sposo di Maria. La Chiesa di Cristo è “materna” e “paterna”.

È tutto pronto. Oggi, il 25 marzo, papa Francesco guiderà l’atto di consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria nella Basilica di San Pietro in Vaticano. Il Cardinale Konrad Krajewski presiederà l’atto di consacrazione a Fatima, in Portogallo. Il Santo Padre ha già indirizzato una lettera di invito ai Vescovi, allegando il testo della Preghiera di Consacrazione. La Chiesa Universale è chiamata a dare testimonianza di fede. Uniti per la pace, in nome della Vergine Maria.

In un momento tanto solenne, ci sembra cosa degnissima ricordare il patrono della Chiesa Universale: san Giuseppe, lo sposo di Maria. In momenti tanto difficili, infatti, abbiamo motivi per raccomandargli tutta la famiglia umana e ogni uomo. San Giuseppe è l’uomo «giusto», colui che obbedisce «subito» (cfr. Mt 2,13-20). Oggi, sono l’Ucraina e la Russia, per motivi diversi, ad avere bisogno di quel “subito”.

È bene ricordare che con il decreto Quemadmodum Deus (Nella stessa maniera di Dio), l’8 dicembre 1870, fu Pio IX a proclamare san Giuseppe patrono della Chiesa. Nel 1870 la lotta tra Stato italiano e Chiesa era al culmine. La breccia di Porta Pia del 21 settembre segnò l’inizio di una nuova fase per l’Italia e la Chiesa. Il papa si dichiarò prigioniero e si ritirò in Vaticano, i Savoia arrivarono a Roma e occuparono il Quirinale, il governo della nazione italiana da Firenze fu trasportato a Roma. Si può facilmente immaginare con quale stato d’animo il Pontefice abbia scritto il documento che proclamava san Giuseppe patrono della Chiesa. Perché san Giuseppe fu capace di difendere Gesù e Maria da ogni pericolo, s’invocava san Giuseppe perché lo stesso patrocinio di difesa ora lo elargisse a tutta la Chiesa minacciata dalle forze anticlericali. Si esprimeva una fiducia immensa verso lo sposo di Maria, verso il custode di Gesù. D’altra parte di lui si era fidato addirittura il Padre Eterno, affidandogli lo stesso suo Figlio.

Dal decreto di Pio IX, san Giuseppe è chiamato a essere il «Custode» e il difensore della Chiesa. Accanto alla maternità universale e spirituale di Maria, si colloca ora san Giuseppe quale Patrono Universale. Maria e il suo sposo sono uniti. Poiché san Giuseppe è secondo in dignità solo alla Vergine Maria ed è stato onorato da Dio in modo così eccezionale, è ragionevole che la Chiesa faccia ricorso a lui nei momenti di difficoltà. Così, oggi, nel giorno della consacrazione della Russia e dell’Ucraina, abbiamo perduranti motivi per raccomandarci a san Giuseppe invocando il suo patrocinio sia nella preghiera personale che comunitaria. È infatti lo stesso Cuore Immacolato di Maria a richiamare il Cuore di Giuseppe; entrambi i Cuori richiamano Gesù. La Chiesa di Cristo è “materna” e “paterna”.

E lo sapeva bene, il papa Leone XIII. Nel 1889, nella Epistola Enciclica Quamquam pluries, il Pontefice esortava il mondo cattolico a pregare san Giuseppe «per quel sacro vincolo di carità che lo strinse all’immacolata Vergine Madre di Dio», e gli raccomandava tutte le sue sollecitudini, anche per le «minacce che incombono sulla famiglia umana». Allora, davanti alla brutalità della guerra in corso, preghiamo san Giuseppe usando le parole di papa Leone XIII: «Allontana da noi, o padre amatissimo, questa peste di errori e di vizi […] assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre […]; come un tempo scampasti dalla morte la minacciata vita del bambino Gesù».

Se San Giuseppe è patrono sollecito della Chiesa, la Chiesa, a sua volta, deve ricorrere a san Giuseppe con sollecitudine ogni qual volta lo pensi opportuno. A questo riguardo, nella Esortazione apostolica Redemptoris custos, il santo Giovanni Paolo II indica che il patrocinio di san Giuseppe deve essere invocato non soltanto a difesa dei pericoli, ma anche e soprattutto a conforto del suo rinnovato impegno di evangelizzazione nel mondo e rievangelizzazione in quei «paesi e nazioni dove […] la religione e la vita cristiana erano un tempo quanto mai fiorenti, e che sono ora messi alla prova». Per riportare il primo annuncio di Cristo o per riportarlo laddove esso è trascurato o dimenticato (n. 29). Parole che suonano attuali, oggi, pensando alla “geolocalizzazione spirituale” delle nazioni consacrate.

In continuità con i suoi predecessori, infine, papa Francesco proprio nel giorno dell’inizio ufficiale del suo pontificato (10 marzo 2013) ebbe a dire: «San Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa (Mt 1, 24). In queste parole è già racchiusa la missione che Dio affida a Giuseppe, quella di essere custos, custode. Custode di chi? Di Maria e Giuseppe. Ma è una custodia che si estende poi alla Chiesa. Senza dimenticare che, perché custode di tutta la Chiesa, san Giuseppe è anche custode di ciascuno di noi».

Non dimentichiamolo. Oggi, il 25 marzo, insieme a Russia e Ucraina, tutta la famiglia umana sarà consacrata al Cuore Immacolato di Maria. Anche il suo Sposo è «Custode» di ciascuno di noi.