Il mese di marzo e i mercoledì di san Giuseppe. Storia di una devozione.
Il mese di marzo è notoriamente dedicato a san Giuseppe; dopo più di due secoli, per un buon numero di cattolici, anche il mercoledì rimane il giorno consacrato al Patriarca glorioso. Storia di una devozione nata dal basso e consolidatasi con il Magistero della Chiesa. Alla devozione per san Giuseppe, Il papa Leone XIII dedicherà la Lettera Enciclica Quamquam pluries (1889).
Tutti sanno che il mese di marzo è dedicato a san Giuseppe. Le origini di questa devozione sono legate alla pubblicazione di diversi libri che evidentemente incontrarono il favore dei fedeli, desiderosi di conoscere e onorare san Giuseppe soprattutto in preparazione alla sua festa del 19 marzo.
Alla diffusione della devozione nel mese di marzo concorsero diverse pubblicazioni, oramai più o meno introvabili anche nel mercato antiquario del libro. Primo tra questi fu Il mese del Giglio, ossia il mese di giugno consacrato a san Giuseppe, un libro di devozione stampato, a Venezia, nel 1802, a uso di una confraternita della parrocchia di Sant’Agostino, in Modena. Per quanto strano il mese prescelto, notoriamente consacrato al Sacro Cuore, il libro segnò l’inizio di una pia pratica che si consolidò nel tempo e ha superato ormai i duecento anni. A imporre definitivamente la scelta del mese di marzo concorse Giuseppe Marconi, nel 1810, con la pubblicazione, a Roma, del suo Il mese di marzo consacrato al Glorioso patriarca S. Giuseppe sposo di Maria Vergine per ottenere il suo patrocinio in vita e morte, edizione che nel tempo ebbe successo anche in altre lingue, ma attualmente risulta introvabile sui maggiori siti per bibliofili. Quando il libro del Marconi arrivò tra le mani del santo Gaspare Bertoni, questi prese subito a leggerlo e gustarlo al punto che, 1844, ne curò un’edizione, a Verona, ristampata in fotocopia dai Padri Stimmatini nel 1990. In seguito, sarà una figlia spirituale del santo Bertoni, Leopoldina Naudet, a diffondere il libro e la pia pratica in Italia. Un altro libro, stampato questa volta a Roma, nel 1855, e intitolato Considerazioni delle virtù del santo patriarca Giuseppe a dedicargli il mese di marzo, catturò l’attenzione di un devoto speciale, Pio IX. Questo papa, il 27 aprile del 1865, «affinché aumenti sempre più la devozione verso tanto celeste patrono e quel metodo di preghiera si propaghi più facilmente e più ampiamente», estese le indulgenze a tutti i fedeli «purché pratichino un esercizio di preghiere e virtù per tutto il mese di marzo sul modello di quelle consolidate a farsi nel mese di maggio in onore di BVM». Sarà proprio Pio IX, il 4 febbraio 1877, a permettere di iniziare il mese di san Giuseppe il 16 o 17 febbraio, in modo da concluderlo il 19 marzo, giorno in cui si celebra in tutta la Chiesa la festa del glorioso Patriarca.
La devozione al mese di marzo si consolidò definitivamente quando il papa Leone XIII, nell’Enciclica Quamquam pluries (15 agosto 1889), dedicata alla devozione per lo sposo di Maria, predispose che in tutto il mese di ottobre si aggiungesse nella recita del Rosario la preghiera A te, o beato Giuseppe, con una particolare annotazione: «In qualche luogo, inoltre, è invalsa la lodevole e salutare consuetudine di dedicare il mese di Marzo all’onore del santo Patriarca con esercizi quotidiani di pietà. Dove non si possa facilmente stabilire questa pratica, è almeno desiderabile che prima del giorno della sua festa si faccia nella chiesa principale dei singoli luoghi un triduo di preghiere». Il 25 luglio 1920, in occasione del cinquantenario della proclamazione di san Giuseppe come patrono della Chiesa universale, Benedetto XV, nel Motu proprio Bonum sane, esortò tutti i vescovi a implorare l’aiuto di san Giuseppe e aggiunse: «Poiché parecchi sono i modi approvati da questa Sede Apostolica, con cui si può venerare il santo Patriarca, specialmente in tutti i mercoledì dell’anno e nell’intero mese a lui proprio, noi vogliamo che, ad istanza di ciascun vescovo, tutte queste devozioni, per quanto si può, siano in ogni diocesi praticate».
Quanto alla scelta del mercoledì come il giorno di san Giuseppe, possiamo trovarne ricostruzione accurata nel libro di padre Tarcisio Stramare dal titolo San Giuseppe. Dignità, privilegi, devozioni, Ed. Shalom, 2008, pp. 281-285. Qui sarà sufficiente dire che nella Chiesa, almeno fino alla metà del XVII, prevalse la tendenza a considerare il sabato il giorno della settimana più adatto per onorare san Giuseppe, al fine di servire il Custode di Maria nello stesso giorno dedicato alla sua sposa. Solo alla fine del XVII prevalse il giorno di mercoledì con un crescendo nei secoli XIX e XX. Secondo la ricostruzione di padre Stramare, la devozione del mercoledì prese l’avvio da una serie di eventi che ruotano intorno all’ordine dei Carmelitani scalzi. Innocenzo III, nel 1695, accordava per primo delle indulgenze ai membri della Confraternita di San Giuseppe che, il mercoledì, avessero visitato la chiesa dei Carmelitani scalzi, a Bruxelles. Benedetto XIV concedeva, nel 1745, ai Carmelitani scalzi della provincia di Catalogna di celebrare una messa votiva solenne di san Giuseppe tutti i mercoledì dell’anno; nel 1772, Clemente XIV autorizzava i medesimi a celebrare una seconda messa votiva solenne ogni mercoledì, secondo le esigenze dei fedeli. Indulgenze furono concesse ancora all’Ordine dei Carmelitani da Clemente XIII (nel 1762 e anni successivi) per una novena di mercoledì in preparazione alla festa di san Giuseppe.
In seguito, Pio VII, nel 1819, concesse un’indulgenza per tutti i mercoledì dell’anno a chi recitava in quel giorno la preghiera I sette dolori e le sette allegrezze di san Giuseppe. Con un indulto generale del 5 luglio 1883, Leone XIII attribuì a ogni giorno della settimana un tema particolare, ratificando il mercoledì come il giorno di san Giuseppe in tutta la Chiesa, con Messa votiva corrispondente; la stessa condotta fu mantenuta dalla Congregazione dei Riti con un decreto del 3 giugno 1892. Con il Motu proprio del 25 luglio 1920, in occasione del 50° anniversario della proclamazione di san Giuseppe come patrono della Chiesa universale, Benedetto XV richiamava l’importanza «di tutti i mercoledì e dei giorni del mese che gli è consacrato». Il Messale romano, pubblicato per la prima volta in latino nel 1970, conteneva parecchie messe votive, compresa quella in onore di san Giuseppe. Anche se nessuna di esse è messa in relazione con un giorno determinato della settimana, si deve riconoscere che, dopo più di due secoli, per un buon numero di cattolici il mercoledì rimane il giorno consacrato a san Giuseppe. Al consolidamento di questa devozione ha contribuito di certo anche papa Francesco con l’Anno di san Giuseppe indetto l’8 dicembre del 2020 e la pubblicazione della Lettera apostolica Patris corde. A questo è da aggiungere l’intervento forse più importante promosso dall’attuale papa: autorizzare il Decreto con cui la Congregazione del culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha stabilito che il nome di san Giuseppe, sposo della Beta Vergine Maria, venga menzionato in alcune preghiere eucaristiche (II, III, IV del Messale Romano, 1 maggio 2013).