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San Giuseppe. Il dono dell’anello papale al Custode della Chiesa

Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII. Due papi, un gesto comune: il dono dell'anello papale per la decorazione della mano di san Giuseppe venerato in due diversi dipinti. Alla ricerca del significato di un gesto.

Quadro di S.Giuseppe in Kalisz

Grande fu la devozione del santo Giovanni XXIII (pontificato 1958-1963) verso san Giuseppe, che considerava come «il mio primo e prediletto Protettore». Nella Lettera apostolica Le voci (19 marzo 1961), volle san Giuseppe protettore del Concilio Ecumenico Vaticano II, e successivamente, durante lo stesso Concilio decise l’introduzione del nome di san Giuseppe nel Canone Romano della Messa prima della consacrazione e dopo il nome della Vergine Santissima. Il Papa buono dispose anche che in data 19 marzo l’altare di San Giuseppe nella Basilica Vaticana diventasse «punto di attrazione e di pietà religiosa per singole anime, per folle innumeri». E, sempre durante l’inaugurazione del Concilio, Giovanni XXIII volle offrire il suo anello papale per la decorazione della mano di san Giuseppe del quadro venerato nella basilica di Kalisz, vicino Cracovia.

Ispirandosi chiaramente al gesto del suo predecessore, anche Giovanni Paolo II (pontificato 1978-2005), il 16 ottobre del 2003, nel venticinquesimo anno del pontificato, offrì il suo anello papale per decorare il quadro di san Giuseppe venerato nel quadro dell’altare principale che si trova nella chiesa «sulla Collina» dei Carmelitani scalzi, a Wadowice. Nonostante la sua scelta sia ricaduta su questa chiesa, il culto di san Giuseppe si collega principalmente con l’esperienza vissuta a Cracovia. Qui di eccezionale importanza per la devozione al santo è il santuario di Kalisz, lo stesso onorato da Giovanni XXIII, e meta di annuali pellegrinaggi di ringraziamento in ricordo di alcuni sacerdoti polacchi sopravvissuti al campo nazista di Dachau e tornati vivi in Polonia grazie al loro affidamento a san Giuseppe. Nel libro Alzati, andiamo! (Mondadori, 2004, pp. 106-111), Giovanni Paolo II ricorda gli anni giovanili e la personale partecipazione ai pellegrinaggi di Kalisz su invito degli stessi sacerdoti sopravvissuti, che tanto contribuirono alla devozione a San Giuseppe, insieme all’influenza delle suore bernardine della chiesa sita vicino al Palazzo vescovile di Cracovia. «Qui – ricorda Giovanni Paolo II nel libro – nei momenti liberi mi recavo a pregare e il mio sguardo andava verso la bella immagine del padre putativo di Gesù. Mi è sempre piaciuto pensare a san Giuseppe nel contesto della Sacra Famiglia: Gesù, Giuseppe e Maria. Invocavo l’aiuto di tutti e tre insieme per vari problemi. Comprendo bene l’unità e l‘amore che vivevano nella Sacra Famiglia: tre cuori, un amore. In modo particolare offrivo a san Giuseppe la pastorale della famiglia».

Due grandi Papi e santi, la stessa devozione filiale a san Giuseppe; e un gesto in comune: il dono dell’anello papale. Quale significato attribuire a questo atto, che a chiunque, anche lontano dalla realtà della Chiesa, non sembrerà insignificante e di scarsa importanza?

Nel dono dell’anello papale è sintetizzato il riconoscimento di san Giuseppe come Custode della Chiesa, che è il Corpo mistico del Cristo di cui fu Custode attraverso l’esercizio della paternità. Il patrocinio di San Giuseppe sulla Chiesa deriva dalla sua missione nella santa Famiglia. Ricordiamo quanto Giovanni XXIII, che volle san Giuseppe Patrono del Concilio Vaticano II (19 marzo 1961), confidava al Sacro Collegio, parlando di san Giuseppe: «A questo amico sollecito, che ha custodito Gesù nei giorni della sua vita mortale e ne protegge dal cielo il corpo mistico […] noi affidiamo con fiduciosa preghiera le sollecitudini presenti e future del governo della Chiesa». Da parte sua, in linea con Giovanni XXIII, e tutti i suoi predecessori, Giovanni Paolo II nella Redemptoris custos (29;31) invoca il patrocinio di san Giuseppe sulla Chiesa, non soltanto a difesa contro «gli insorgenti pericoli, ma anche e soprattutto a conforto del suo impegno di evangelizzazione nel mondo e rievangelizzazione in quei paesi e nazioni dove la religione e la vita cristiana erano un tempo quanto mai “fiorenti” e che sono ora messi a dura prova». 

Stando così le cose, vien da dire: «Protettore della Chiesa», pensaci Tu!

Quadro di san Giuseppe, venerato nella chiesa dei carmelitani scalzi, a Wadowice.