“La vita è un diritto non la morte, che va accolta e non somministrata”
"Accelerare la morte degli anziani - denuncia il Papa - è disumano, non è né umano né cristiano. Gli anziani vanno curati come un tesoro dell’umanità. Sono la nostra saggezza, e anche se non parlano sono il simbolo della saggezza umana. Sono coloro che hanno la fatto strada prima di noi e ci hanno lasciato tante cose belle, tanti ricordi, tanta saggezza. Non isolare gli anziani, non accelerare la morte degli anziani. Carezzare l’anziano ha la stessa speranza che carezzare un bambino, perché l’inizio della vita e la fine è un misero sempre, che va rispettato, curato, amato"
Dedicando la catechesi a San Giuseppe patrono della buona morte, nell’udienza generale di oggi Papa Francesco è tornato a parlare in difesa della vita: «Non possiamo evitare la morte – osserva -, e proprio per questo, dopo aver fatto tutto quanto è umanamente possibile per curare la persona malata, risulta immorale l’accanimento terapeutico».
Una riflessione, quest’ultima, mossa dalla citazione della frase del popolo di Dio “Lascialo morire in pace, aiutalo a morire in pace”: «Quanta saggezza!», esclama il Papa che poi si è soffermato sulla “qualità della morte stessa, del dolore, della sofferenza”: «Dobbiamo essere grati per tutto l’aiuto che la medicina si sta sforzando di dare – sottolinea -, affinché attraverso le cosiddette cure palliative, ogni persona che si appresta a vivere l’ultimo tratto di strada della propria vita, possa farlo nella maniera più umana possibile. Dobbiamo però stare attenti a non confondere questo aiuto con derive anch’esse inaccettabili che portano ad uccidere. Dobbiamo accompagnare alla morte, ma non provocare la morte o aiutare qualsiasi forma di suicidio».
Questo il monito del Santo Padre: «Va sempre privilegiato il diritto alla cura e alla cura per tutti – aggiunge il Pontefice -, affinché i più deboli, in particolare gli anziani e i malati, non siano mai scartati. La vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata. E questo principio etico riguarda tutti, non solo i cristiani o i credenti».
Successivamente, Papa Bergoglio ha parlato del tema complesso della cura degli anziani: «Accelerare la morte degli anziani è disumano, non è né umano né cristiano», denuncia Francesco che – fuori testo – ha parlato di un problema definito “asociale, ma reale”: «Quello di pianificare – accusa -, accelerare la morte degli anziani. Tante volte si vede, in un certo ceto sociale, che agli anziani che non hanno dei mezzi gli si danno meno medicine di quelle che hanno bisogno. E questo è disumano, non è aiutare, è metterli più presto verso la morte. E questo non è né umano, né cristiano».
Da qui l’appello del Papa: «Gli anziani vanno curati come un tesoro dell’umanità – l’appello del Santo Padre -. Sono la nostra saggezza, e anche se non parlano sono il simbolo della saggezza umana. Sono coloro che hanno la fatto strada prima di noi e ci hanno lasciato tante cose belle, tanti ricordi, tanta saggezza. Non isolare gli anziani, non accelerare la morte degli anziani. Carezzare l’anziano ha la stessa speranza che carezzare un bambino, perché l’inizio della vita e la fine è un misero sempre, che va rispettato, curato, amato».
Infine un ultimi auspicio: «Possa San Giuseppe – conclude il Pontefice – aiutarci a vivere il mistero della morte nel miglior modo possibile. Per un cristiano la buona morte è un’esperienza della misericordia di Dio, che si fa vicina a noi anche in quell’ultimo momento della nostra vita».