Denatalità: “È un’Italia che sembra avere più paura che speranza”
"Quella che ha sollevato ieri (domenica) il Papa – commenta al Sir Gianluigi De Palo, presidente del Forum delle famiglie - è la nuova questione sociale ed è la grande battaglia alla quale stiamo dedicando la nostra vita. Abbiamo organizzato e riorganizzeremo gli Stati generali della natalità, perché questo è un problema che riguarda non soltanto il mondo della politica, ma anche quello delle imprese, delle banche, dei sindacati e tutta la società in generale. Se crolla la natalità crolla tutto"
Risuonano ancora forti le parole di Papa Francesco, pronunciate domenica all’Angelus parlando della famiglia: «Mi viene una preoccupazione, una preoccupazione vera, almeno qui in Italia – ha affermato il Papa -. L’inverno demografico. Sembra che tanti hanno perso l’aspirazione di andare avanti con figli e tante coppie preferiscono rimanere senza o con un figlio soltanto. Pensate a questo, è una tragedia. Alcuni minuti fa ho visto nel programma “A Sua immagine” come si parlava di questo problema grave, l’inverno demografico. Facciamo tutti il possibile per riprendere una coscienza, per vincere questo inverno demografico che va contro le nostre famiglie contro la nostra patria, anche contro il nostro futuro».
Un allarme, quest’ultimo, su cui ieri ha riflettuto anche Padre Marco Vianelli, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per la Pastorale della famiglia, intervistato dall’agenzia di stampa Sir: «Il monito del Papa è assolutamente da sottoscrivere – commenta -, perché è qualcosa che si sta dicendo da 30 anni. Il Papa, anche avendo partecipato agli Stati generali della natalità, ha molto a cuore questo tema e spesso ha parlato di questo problema». Quello sottolineato dal Pontefice, secondo Vianelli, è una problema che racconta la società: «C’è una dimensione oggettiva – osserva – che è la mancanza di figli, che parla di una nazione che sembra avere più paura che speranza. Il numero di figli in meno che abbiamo avuto quest’anno è più basso del numero di figli che sono nati nel 1918, con un’Italia che aveva una popolazione decimata a causa della guerra e viveva in una condizione costate di paura per il futuro sociale ed economico del Paese. Tuttavia, quell’Italia lì è riuscita a scommettere di più sul futuro rispetto a quella attuale».
E questo è un sintomo, secondo il direttore dell’Ufficio Cei per la Pastorale della famiglia, di un tempo di relazioni spaventate: «In questo senso – riflette il religioso – il Papa fa bene a porre l’accento su questo aspetto, senza accusare nessuno, perché lui consegna le sue preoccupazioni senza additare qualcuno come cattivo, ma semplicemente evidenziando che ci stiamo raccontando un’Italia diversa da come la conosciamo: intraprendente, capace di sognare lo sviluppo economico che passa attraverso la creatività e le piccole imprese. Ma se non ci sono figli manca la capacità di sognare, e questa assenza di figli è sintomo di una trasformazione in atto. Si deve lavorare non solo sul fare figli, ma sui motivi per cui farli, come la stabilità dei legami, la sicurezza lavorativa, con particolare attenzione alle donne».
A tal proposito, per Padre Marco Vianelli, è indispensabile consentire a una donna di poter coniugare lavoro e maternità: «È inconcepibile – denuncia – che oggi una donna si debba trovare ancora a scegliere tra essere madre o fare carriera. Così perdiamo tutti, perché in ogni caso dovremmo rinunciare a una professionista e una forza lavoro valida o a una mamma».
Un tema, quello della denatalità, sul quale è tornato ad esprimersi anche il Forum della famiglia: «Quella che ha sollevato ieri (domenica) il Papa – commenta al Sir il presidente Gianluigi De Palo – è la nuova questione sociale ed è la grande battaglia alla quale stiamo dedicando la nostra vita. Abbiamo organizzato e riorganizzeremo gli Stati generali della natalità, perché questo è un problema che riguarda non soltanto il mondo della politica, ma anche quello delle imprese, delle banche, dei sindacati e tutta la società in generale. Se crolla la natalità crolla tutto».
Da qui l’appello del presidente del Forum delle famiglie: «Il Papa, come sempre – riconosce -, ha anticipato i tempi facendo un appello accorato. Il mondo della politica troppo spesso commenta i dati senza poi prendere nessun impegno. Adesso, però siamo in una fase in cui conosciamo la teoria, ma dobbiamo trasformarla in concretezza. Non possiamo recuperare tutto, ma siamo ancora in tempo per invertire la tendenza».