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Povertà sanitaria: “Nel 2021 aumentata del 37,63% a causa della pandemia”

"A causa della crisi economica derivante dalla pandemia – spiega Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco farmaceutico onlus -, molte persone sono state spinte in una situazione di indigenza, e chi già era povero vive una condizione di ulteriore marginalità"

È emerso dal 9° Rapporto “Donare per curare – Povertà sanitaria e donazione farmaci”, presentato ieri da Banco Farmaceutico e Aifa

medicinali, farmaco

Nel 2021 almeno 597.560 persone povere non hanno potuto acquistare i medicinali di cui avevano necessità, ovvero 163.387 persone in più rispetto alle 434.173 del 2020. Quindi, è stato rilevato un aumento del 37,63% di persone in povertà sanitaria. L’aumento è una conseguenza della pandemia da Covid-19, che ha provocato gravi danni alla salute e al reddito di milioni di residenti. È il quadro che emerge dal 9° Rapporto “Donare per curare – Povertà sanitaria e donazione farmaci”, realizzato con il contributo incondizionato di Ibsa Farmaceutici, da Opsan-Osservatorio sulla povertà sanitaria (organo di ricerca di Banco farmaceutico).

I dati, rilevati attraverso la rete dei 1.790 enti assistenziali convenzionati con il Banco ed elaborati da Opsan, sono stati presentati ieri in un convegno – trasmesso in diretta streaming – promosso da Banco farmaceutico e Aifa (Agenzia italiana del farmaco). Nonostante il forte universalismo del nostro Servizio sanitario nazionale, il 42,2% della spesa farmaceutica è a carico delle famiglie, che nel 2020 (ultimi dati disponibili) hanno speso 8,7 miliardi di euro su un totale di 20,5 miliardi. Chi è povero ha in media un budget sanitario pari a 10,25 euro, meno di 1/5 (17%) della spesa sanitaria di chi non è povero (60,96 euro mensili). Per le famiglie povere, inoltre, ben il 62% della spesa sanitaria (6,37 euro) è assorbita dai farmaci e solo il 7% (0,75 euro) è dedicata ai servizi dentistici. Questo determina conseguenze problematiche, dato che ai servizi dentistici si ricorre spesso in funzione preventiva oltre che terapeutica. Le famiglie non povere, invece, destinano il 43% del proprio budget sanitario mensile (25,94 euro) all’acquisto di medicinali e il 21% ai servizi dentistici (12,6 euro).

Sergio Daniotti, presidente Fondazione Banco farmaceutico

Comunque sia, gli italiani – poveri e non poveri – che devono sopportare il 42,2% della spesa farmaceutica, fanno un “investimento” o un “sacrificio” a tutela della propria salute. Il peso della spesa sanitaria sul totale della spesa per consumi si attesta, per entrambi, su valori molto simili (2% vs. 1,6%) anche se con valori monetari molto distanti (60,96 euro vs. 10,25 euro). Così le difficoltà riguardano tutti i residenti, poveri e non poveri. Nel 2020 il 15,7% delle famiglie italiane (4 milioni 83mila famiglie, pari a 9 milioni 358mila persone) ha risparmiato sulle cure, limitando il numero delle visite e degli accertamenti o facendo ricorso a centri diagnostici e terapeutici più economici. Hanno scelto una di queste strategie 33 famiglie povere su 100 e 14 famiglie non povere su 100: «A causa della crisi economica derivante dalla pandemia – spiega Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco farmaceutico onlus -, molte persone sono state spinte in una situazione di indigenza, e chi già era povero vive una condizione di ulteriore marginalità. Il nostro Rapporto rappresenta non tanto e non solo un’analisi sociologica e statistica della povertà, quanto uno strumento per consentire a Banco farmaceutico di poter fare meglio il proprio lavoro (raccogliere farmaci per gli indigenti) e per smuovere idee e coscienze, fornendo al dibattito alcuni suggerimenti in termini di politiche pubbliche».

Da qui le proposte del Banco farmaceutico: «Crediamo in particolare che, sia nell’ambito del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), sia in quello delle strategie sanitarie generali – conclude Daniotti -, occorra valorizzare adeguatamente il ruolo sussidiario del Terzo settore. Crediamo sia sufficiente guardare a ciò che già esiste. A quello che accade, per esempio in alcune regioni, dove gli enti assistenziali hanno assunto una funzione di sistema non ignorabile dalle istituzioni pubbliche, le quali considerano tali enti partner delle politiche sanitarie, coinvolgendole talora nella co-progettazione del welfare locale a sostegno dei poveri».

About Davide De Amicis (4550 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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