“È necessario porsi accanto ai vulnerabili: migranti, rifugiati, sfollati”
"Chiediamo – invita il Papa - la grazia di superare la tentazione di giudicare e di catalogare, e che Dio ci preservi dalla mentalità del “nido”, quella di custodirci gelosamente nel piccolo gruppo di chi si ritiene buono. Il prete con i suoi fedelissimi, gli operatori pastorali chiusi tra di loro perché nessuno si infiltri, i movimenti e le associazioni nel proprio carisma particolare, e così via. Chiusi. Tutto ciò rischia di fare delle comunità cristiane dei luoghi di separazione e non di comunione. Lo Spirito Santo non vuole chiusure; vuole apertura, comunità accoglienti dove ci sia posto per tutti"
Oggi si celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, quest’anno dedicata al tema “Verso un noi sempre più grande”. Un appuntamento al quale Papa Francesco ha dedicato parole importanti stamani, dopo aver pronunciato la preghiera dell’Angelus: «È necessario camminare insieme, senza pregiudizi e senza paure – esorta il Papa -, ponendosi accanto a chi è più vulnerabile, migranti, rifugiati, sfollati, vittime della tratta e abbandonati. Siamo chiamati a costruire un mondo sempre più inclusivo, che non escluda nessuno».
Quindi ha espresso il saluto e la riconoscenza verso quanti hanno partecipato alla Giornata attraverso varie iniziative: «Mi unisco a quanti, nelle varie parti del mondo – afferma il Pontefice -, stanno celebrando questa Giornata; saluto i fedeli riuniti a Loreto per l’iniziativa della Conferenza Episcopale Italiana in favore dei migranti e dei rifugiati. Saluto e ringrazio le diverse comunità etniche presenti qui in Piazza con le loro bandiere; saluto i rappresentanti del progetto “APRI” della Caritas Italiana; come pure l’Ufficio Migrantes della Diocesi di Roma e il Centro Astalli. Grazie a tutti per il vostro impegno generoso!».
Papa Bergoglio ha poi rivolto un invito ai fedeli presenti in piazza San Pietro: «Vi invito – propone il Santo Padre – ad avvicinarvi a quel monumento là, dove c’è il Cardinal Czerny, La barca con i migranti, e a soffermarvi sullo sguardo di quelle persone e a cogliere, in quello sguardo, la speranza che oggi ha ogni migrante di ricominciare a vivere. Andate là, vedete quel monumento. Non chiudiamo le porte alla loro speranza».
Prima dell’Angelus, invece, Papa Francesco ha come sempre approfondito il senso del Vangelo domenica che oggi è incentrato su di un breve dialogo tra Gesù e l’Apostolo Giovanni, il quale parla a nome di tutti i discepoli: «Essi – ricostruisce il Papa – hanno visto un uomo che scacciava i demoni nel nome del Signore, ma glielo hanno impedito perché non faceva parte del loro gruppo. Gesù, a questo punto, li invita a non ostacolare chi si adopera nel bene, perché concorre a realizzare il progetto di Dio (cfr Mc 9,38-41). Poi ammonisce. Invece di dividere le persone in buone e cattive, tutti siamo chiamati a vigilare sul nostro cuore, perché non ci succeda di soccombere al male e di dare scandalo agli altri (cfr vv. 42-45.47-48)».
Le parole di Gesù, a detta del Papa, svelano insomma una tentazione e offrono un’esortazione: «La tentazione – spiega – è quella della chiusura. I discepoli vorrebbero impedire un’opera di bene solo perché chi l’ha compiuta non apparteneva al loro gruppo. Pensano di avere “l’esclusiva su Gesù” e di essere gli unici autorizzati a lavorare per il Regno di Dio. Ma così finiscono per sentirsi prediletti e considerano gli altri come estranei, fino a diventare ostili nei loro confronti. Fratelli e sorelle, ogni chiusura, infatti, fa tenere a distanza chi non la pensa come noi e questo – lo sappiamo – è la radice di tanti mali della storia, dell’assolutismo che spesso ha generato dittature e di tante violenze nei confronti di chi è diverso».
Inoltre, per il Santo Padre, occorre anche vigilare sulla chiusura nella Chiesa: «Perché il diavolo – ammonisce -, che è il divisore – questo significa la parola “diavolo”, che fa la divisione – insinua sempre sospetti per dividere ed escludere la gente. Tenta con furbizia, e può succedere come a quei discepoli, che arrivano a escludere persino chi aveva cacciato il diavolo stesso! A volte anche noi, invece di essere comunità umili e aperte, possiamo dare l’impressione di fare “i primi della classe” e tenere gli altri a distanza; invece che cercare di camminare con tutti, possiamo esibire la nostra “patente di credenti”. “Io sono credente”, “io sono cattolico”, “io sono cattolica”, “io appartengo a questa associazione, all’altra…”; e gli altri poveretti no. Questo è un peccato. Esibire la “patente di credenti” per giudicare ed escludere».
Da qui l’esortazione conclusiva di Papa Francesco: «Chiediamo – invita il Papa – la grazia di superare la tentazione di giudicare e di catalogare, e che Dio ci preservi dalla mentalità del “nido”, quella di custodirci gelosamente nel piccolo gruppo di chi si ritiene buono. Il prete con i suoi fedelissimi, gli operatori pastorali chiusi tra di loro perché nessuno si infiltri, i movimenti e le associazioni nel proprio carisma particolare, e così via. Chiusi. Tutto ciò rischia di fare delle comunità cristiane dei luoghi di separazione e non di comunione. Lo Spirito Santo non vuole chiusure; vuole apertura, comunità accoglienti dove ci sia posto per tutti».